Imprese, ecco le regole per i fidi ma nel decreto ci sono pochi fondi

Venerdì 10 Aprile 2020
IL PROVVEDIMENTO
ROMA L'Abi, l'associazione delle banche, si è mossa con una rapidità inusuale. Nemmeno si era ancora raffreddato l'inchiostro della Gazzetta Ufficiale sul decreto che, secondo le indicazioni del governo, dovrebbe permettere di iniettare 400 miliardi nel sistema produttivo, che aveva diramato alle banche associate le istruzioni per attuare il provvedimento del governo. Ma andiamo con ordine. Il decreto è stato pubblicato la sera dell'8 aprile e, finalmente, è stato possibile leggerlo nella sua interezza insieme alla relazione tecnica. Il provvedimento è, come si dice, «a saldo zero». Non costa cioè, nemmeno un euro alle casse dello Stato. Il provvedimento prevede 984 milioni di spese e 984 milioni di entrate. Come fa allora a movimentare 200 miliardi tramite il Fondo centrale di garanzia e 200 miliardi tramite la Sace? La Relazione tecnica in realtà, spiega che il decreto di aprile «potenzia» semplicemente alcune norme del decreto di marzo, in sostanza aumentando la copertura della garanzia dello Stato portandola al 100% per i prestiti fino a 25 mila euro e al 90% per gli altri prestiti.
LA LEVA
La Sace, per garantire fino a un massimo di 200 miliardi alle imprese, ha al momento a disposizione un solo miliardo. Una leva uno a 200. Difficile pensare, senza nuove risorse, che possa spingersi a tanto. Lo stesso vale per il Fondo centrale di garanzia. Il decreto di marzo lo aveva potenziato di 1,5 miliardi di euro. In questo modo, secondo il vademecum pubblicato dal ministero del Tesoro sul suo sito, sommando gli 1,5 miliardi alle risorse già disponibili, il Fondo sarà in grado di garantire 100 miliardi. Il decreto sulla liquidità pubblicato in Gazzetta aggiunge altri 250 milioni. Difficile siano sufficienti a garantire altri 100 miliardi di crediti. Il governo, insomma, per rendere effettivi questi strumenti dovrà stanziare nuove risorse nel prossimo provvedimento che, secondo le attese, dovrebbe arrivare a 40-50 miliardi di euro.
LA CIRCOLARE
L'Abi intanto, come si diceva, ha inviato alle banche una circolare per dare indicazione su come muoversi. I prestiti fino a 25 mila euro, spiega l'Associazione delle banche, potranno essere erogati con procedure molto semplificate essendo completamente garantiti dallo Stato. L'accesso al «rilascio della garanzia», spiega la circolare, «è automatico e gratuito, senza alcuna valutazione da parte del Fondo» di garanzia. «La banca», dunque, «potrà erogare il finanziamento con la sola verifica formale del possesso dei requisiti, senza attendere l'esito dell'istruttoria del gestore del Fondo medesimo».
Per le operazioni superiori a 25 mila euro, il Fondo farà un'istruttoria semplificata. Andranno presentati solo i dati per l'alimentazione del modulo economico-finanziario, e ci sarà un'interrogazione alla Centrale Rischi della banca d'Italia per verificare l'esposizione dell'impresa richiedente. I prestiti non saranno a tasso zero, ma dovranno essere erogati a condizioni migliori di quelle che normalmente la banca avrebbe concesso all'impresa. Le nuove linee di credito potranno essere anche usate per ristrutturare prestiti già in essere con la banca (ma il nuovo fido dovrà essere superiore). È ipotizzabile che le banche usino la garanzia pubblica per sostituire nei prossimi mesi prestiti non garantiti verso le imprese. Intanto ieri il Senato con 142 voti favorevoli (l'opposizione ha votato contro e ha contestato l'arrivo in aula del maxiemendamento del governo senza la bollinatura della Ragioneria) ha approvato il «Cura Italia», il decreto di marzo con la sospensione dei versamenti tributari e contributivi, la Cassa in deroga e l'aiuto di 600 euro agli autonomi.
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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