Imam espulso, lezioni di jihad al figlio

Venerdì 11 Gennaio 2019
Imam espulso, lezioni di jihad al figlio
IL CASO
PADOVA «Il mio compagno ha fatto tanti errori, non lo nego, ma non è un integralista. Come potrebbe esserlo se nostro figlio è stato battezzato e a scuola frequenta le lezioni di religione cattolica?». Lo assicura la compagna padovana 26enne di Mahmoud Jebali, il 31enne tunisino imbarcato dalla polizia ieri a mezzogiorno dall'aeroporto di Bologna per Tunisi. Eppure per la Digos di Padova il nordafricano aveva iniziato a dare lezioni di jihad al suo bambino di 6 anni.
PERICOLOSO SOCIALMENTE
Dalle indagini è risultato essere un fondamentalista islamico, una specie di imam, che aveva anche un séguito di una ventina di persone nel carcere di via Due Palazzi, dove era recluso da un anno e mezzo per rapina. Per questo è stato allontanato per pericolosità sociale e accompagnato alla frontiera: non potrà rientrare in Italia per almeno 5 anni, ma il provvedimento di allontanamento potrà essere impugnato di fronte al Tar dai suoi difensori, gli avvocati Francesco Franchini e Andrea Cerutti.
Come ha evidenziato la questura, l'uomo durante la sua permanenza in Italia ha mostrato chiari segni di estremismo islamico. In particolare, durante la detenzione nel carcere di Padova dove era recluso da un anno - prima era a Vicenza - ha minacciato di morte gli agenti della polizia Penitenziaria urlando: «Prima o poi morirete tutti, entreremo nelle vostre case e vi uccideremo e mangeremo i vostri cadaveri... Allhu akbar (Dio è grande, ndr)».
Inoltre gli approfondimenti nel web effettuati dalla Digos hanno permesso agli investigatori di evidenziare come l'uomo avesse già da tempo intrapreso un percorso di radicalizzazione che l'aveva portato a esprimere il proprio apprezzamento sulla sua pagina Facebook di un video, intitolato macellazione lecita di un cristiano, particolarmente cruento, nel quale veniva decapitato un cristiano ad opera di un affiliato al Daesh, lo Stato Islamico.
IL BAMBINO
Nella stessa pagina del social network, la Digos ha estrapolato alcune foto del figlio di 5 anni, avuto da una padovana, in abiti tradizionali islamici mentre fa il gesto del Tawhid, con il dito indice alzato verso il cielo, che simboleggia l'unicità di Dio. Ci sono poi altre foto dove il piccolo è associato a formule che sono ritenute di adesione al fondamentalismo islamico, ovvero la Shahada, cioè la professione di fede nell'Islam, nonché foto che riproducono il vessillo nero dell'Isis, lo Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi.
LO SBARCO
Jebali era arrivato con un barcone il 27 settembre del 2008 al porto di Lampedusa. Aveva detto di chiamarsi Mousa Kaled e di essere nato il 24 febbraio in Marocco. Poi era riuscito ad arrivare sulla terraferma e si era dato alla clandestinità. Ben presto ha iniziato a delinquere: rapine, porto d'armi abusivo, stupefacenti.
«Questa mattina (ieri, ndr), alle 9, sono andata a portargli la valigia - racconta la compagna padovana - Gli ho potuto parlare due minuti di numero. Mi ha detto che non mi devo preoccupare perché tornerà, visto che non ha fatto niente di male».
La donna assicura che il padre di suo figlio «è sempre stato musulmano, ma ha iniziato a pregare di più da quando è in carcere. E questo è stato un bene perché da quando prega è più sereno e calmo. È cambiato ma in meglio. Mahmoud ha fatto tante ca***e. In carcere e con la preghiera si era tranquillizzato». La 26enne assicura che questo, però, non fa di lui un estremista: «Lo dimostra il suo comportamento in casa. Mio figlio frequenta religione a scuola. Abbiamo deciso di crescerlo conoscendo entrambe le religioni. Sul suo comodino ha la versione per bambini sia della Bibbia che del Corano. E a dire il vero, legge molto di più la prima. Festeggia il Natale, non mangia maiale, ma è battezzato. Da grande sceglierà lui in cosa credere. Quel vestito tradizionale che indossa è un regalo della nonna paterna. L'abbiamo vestito così e le abbiamo mandato la foto per farla contenta. Lui pregava. È vero. Ma non è un imam, erano gli altri che gli chiedevano di pregare con loro. L'avevo anche messo in guardia. Che non fosse un tranello. L'hanno incastrato».
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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