Il virus non ferma il voto alle 19 uno su 3 ai seggi In Toscana si sale al 36%

Lunedì 21 Settembre 2020
LA GIORNATA
ROMA Complici le Regionali (in 7 Regioni) e le Comunali (per 962 amministrazioni di cui 18 capoluoghi) l'affluenza alle urne registrata ieri è stata più alta di quanto gli osservatori prevedessero. La paura per il Covid, almeno a prima vista, sembra aver avuto effetti meno micidiali di quanto veniva immaginato, sicuramente a giudicare dalle testimonianze raccolte ai seggi non ha spaventato più di tanto la popolazione con oltre 50 anni.
Alle 19 risultava aver votato quasi un italiano su tre (il 29,7% per l'esattezza) il che fa pensare che oggi si dovrebbe sfiorare o addirittura superare la quota del 50%.
L'affluenza è ovviamente più alta nelle sette Regioni dove si vota per le regionali e si collocava (sempre alle 19) su una media del 34%. In serata comunque il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha lanciato un appello per andare a votare.
Difficile leggere in questi dati il segno politico che emergerà ad urne aperte. Diciamo pure che un'affluenza alta gioca a favore del si perché mentre i sostenitori del no erano motivati quelli del si tendevano fino a ieri a dare la vittoria per scontata.
LE SFIDE NELLE REGIONI
E per le Regionali? Tutti i fari sono puntati su Toscana e Puglia, le regioni che i sondaggi davano come incerte. Qualche osservatore ieri sera faceva notare che l'affluenza in Toscana pare essere più alta della media nelle aree regionali (Firenze, Siena, Prato) dove il centrosinistra mantiene alcune roccaforti. Un dato di un certo interesse per una Regione finita nella nebbia dell'incertezza. Più difficile la lettura dei dati pugliesi sull'affluenza. Qui il localismo ha un peso notevole con Emiliano (centrosinistra) che è stato sindaco di Bari e Fitto (centrodestra) che è leccese. In entrambe le città l'affluenza delle 19 era superiore al 32%.
Ma torniamo agli effetti del virus che, pur sconfitto, ha tuttavia dato del filo da torcere alla macchina elettorale.
Gli uffici comunali di tutte le grandi città hanno dovuto sudare le classiche sette camicie per sostituire presidenti di seggio e scrutatori che hanno dato forfait all'ultimo minuto.
Gli appelli - anche via social - lanciati dai Comuni alla fine hanno funzionato. I sostituti sono stati trovati e le sezioni si sono potute costituire. «Ci sono state certamente delle criticità - ha ammesso il prefetto Caterina D'Amato, direttore centrale dei servizi elettorali del ministero dell'Interno.- Ma sono state superate grazie al lavoro encomiabile dei sindaci e degli uffici comunali cui compete l'organizzazione dei seggi». Alle 7 di mattina le prefetture hanno così segnalato al Viminale «la regolare istituzione di tutti i seggi in tutta Italia».
Non senza fatica, però. Il Comune di Roma si è trovato a dover sostituire ben 760 presidenti sui circa 2.600 seggi. «Abbiamo dovuto richiamare in servizio anche 250 agenti della Polizia Locale di Roma Capitale - ha detto la sindaca Virginia Raggi - molti dei quali durante la notte». A Napoli le surroghe hanno riguardato 250 presidenti su 860. A Torino i presidenti rinunciatari sono stati addirittura più della metà: 506 su 919 e gli scrutatori 1.487 su 2.800.
Sul campo le prescrizioni anti-Covid - gel, mascherine, matite sanificate - non hanno creato particolari disagi, al di là di alcuni episodi di positività al Coronavirus che hanno costretto a sospendere temporaneamente le operazioni elettorali.
Per il Referendum sono chiamati alle urne 46.415.806 elettori, in un totale di 61.622 sezioni. Per le elezioni del Senato gli aventi diritto al voto sono 427.824 per la Sardegna e 326.475 per il Veneto. Le elezioni regionali (in Valle d'Aosta, Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia) interessano 18.471.692 elettori e un totale di 22.061 sezioni. Le Amministrative si svolgono, invece, in 957 comuni per un totale di 5.703.817 elettori. Oggi i seggi riaprono alle 7 e chiudono alle 15.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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