Il virus arriva a Mestre: ottantenne ricoverato Terzo caso a Venezia

Martedì 25 Febbraio 2020
IN LAGUNA
VENEZIA Salgono da due a quattro i casi di coronavirus a Venezia, con un terzo contagiato in laguna e un altro a Mestre, il primo in terraferma, segno che il virus non è più confinato nella città insulare. Ieri un altro ricoverato all'ospedale Civile di Venezia, il Santi Giovanni e Paolo, è risultato positivo ai test. Si tratta di un 83enne del centro storico, proprio come i primi due scoperti domenica di 89 e 85 anni. Tutti e tre erano ricoverati all'interno del padiglione Jona, tra i reparti di geriatria e medicina. A questi si è aggiunto il paziente di Mestre, 80 anni, che ieri mattina risultava ancora in osservazione a casa ma che poi è stato ricoverato all'Angelo. Il nuovi due casi sono, però, meno gravi dei primi. Sono entrambi in isolamento nei reparti di Malattie infettive, mentre gli altri due restano in terapia intensiva.
I DUE NUOVI CASI
La notizia del terzo caso positivo a Venezia l'ha data, ieri mattina, direttamente il governatore Luca Zaia, facendo il punto sull'andamento del contagio in Veneto. «La notizia negativa è che abbiamo due contagiati in più, la notizia positiva è che i due contagiati fanno parte di cluster che già conosciamo: un contagiato che si aggiunge ai 19 di Vo' Euganeo e l'altro contagiato a Venezia dove siamo a tre persone contagiate». Il caso appunto dell'83enne che era già ricoverato al Civile, esattamente dal 17 febbraio, nel reparto di medicina. Lo stesso dove, dal 14 febbraio, si trovava anche uno dei due pazienti ora in terapia intensiva.
Nel corso della giornata l'Unità di crisi della Regione, che gestisce la comunicazione sul coronavirus, ha poi aggiornato il quadro dei casi confermati. Nel report delle ore 12 il cosiddetto cluster ospedale Venezia risultava già avere 4 pazienti: 3 ricoverati (2 in terapia intensiva, uno agli infettivi) e uno non ricoverato. Quadro ulteriormente aggiornato nel report delle 17, dove i pazienti restavano 4, ma tutti ricoverati: 2 agli infettivi, 2 in terapia intensiva. E il nuovo caso sarebbe appunto quello di questo 80enne, residente nel quartiere della Gazzera, che dai primi accertamenti pare frequentasse dei bar gestiti da cinesi. Ora sono sotto osservazione i suoi contatti e anche chi lo ha visitato.
OPERAZIONI RINVIATE
Insomma una situazione in continua evoluzione, che l'Ulss 3 sta fronteggiando su più fronti. Ieri ha disposto la sospensione dell'attività chirurgica programmata in tutti gli ospedali di Venezia, Mestre, Mirano e Dolo. Un misura presa per evitare, in questo momento critico, un affollamento delle terapie intensive. Misura che potrebbe essere prorogata.
Nuove regole anche per le visite all'interno dell'ospedale veneziano, nei reparti interessati dal contagio. Domenica mattina, ufficializzata dalla Regione la notizia dei primi due casi, tutti i parenti erano stati allontanati. Ieri, una volta sanificati gli spazi, sono stati riammessi ma solo per un'ora al giorno e uno alla volta, per non affollare le corsie.
Intanto continuano i test sul personale che è entrato in contatto con i pazienti risultati contagiati. Decine di sanitari - tra medici, infermieri, operatori - che sono stati trattenuti per eseguire il primo tampone, a cui dopo 48 ore ne deve seguire un altro. Il protocollo prevede che eseguito il primo test, l'interessato attenda in un isolamento responsabile a casa o altro luogo adatto. Per tanti camici bianchi sono state ore e ore di attesa, fino a sera, nella sede della day surgery, trasformata in un ambulatorio per i tamponi. Alla fine c'è stato anche chi si è fermato a dormire in foresteria. Un meccanismo di test destinato a continuare, visti i nuovi due casi che impongono altre verifiche.
DALLA PARTE DEI LAVORATORI
Il modo di procedere ieri è stato illustrato dalla direzione dell'Ulss anche ai sindacati. «Un incontro rassicurante su come si sta procedendo - ha commentato Daniele Giordano, segretario della Cgil Fp - anche la sospensione di alcuni servizi è stata fatta a tutela dei lavoratori. Noi continueremo a chiedere che si tenga alta l'attenzione e una corretta informazione per l'utenza». «Siamo consapevoli del grande sforzo di responsabilità che sta coinvolgendo tutti i lavoratori, sia pubblici che privati - ha aggiunto il segretario della Uil Fpl, Francesco Menegazzi - e riteniamo che servano analoghe procedure anche per chi opera nel settore socio assistenziale, a domicilio e nelle case di riposo». Maggiore attenzione per i lavoratori della sanità ieri è stata chiesta anche dalle sigle dell'intersindacale medica, Anpo, AAroi, Cimo, Cisl medici e Fassid. In una lettera a Zaia chiedono di «garantire l'incolumità degli operatori della sanità», anche con un numero di presidi sufficienti: maschere, occhiali, guanti. Ne servono di più.
Roberta Brunetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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