Il viaggio in Siria, le armi esibite sui social ma per gli 007 Kujtim non era pericoloso

Mercoledì 4 Novembre 2020
L'ASSASSINO
BERLINO Era armato fino ai denti ed era ben noto alla polizia per precedenti reati, ma qualcosa è certamente andato storto se, lunedì sera, Fejzulai Kujtim è riuscito a infilarsi nelle maglie della giustizia e a perpetrare una strage senza precedenti a Vienna. Addosso, come reso noto dal ministro degli Interni Karl Nehammer, Fejzulai Kujtim aveva anche un machete e una cintura esplosiva risultata però finta. Nel frattempo l'Isis, secondo quanto annunciato dalla direttrice del sito Usa Site, Rita Katz, ha rivendicato l'attacco definendo Fejzulai Kujtim, alias Abu Dujana al-Albani, un «soldato del califfato».
DUE CITTADINANZE
Le domande e i dubbi su come il terrorista abbia potuto preparare indisturbato l'attentato sono però molti, e a sollevarli ad alta voce è stato lo stesso ministro. il terrorista, 20 anni appena, nato a Vienna ma di origine nord-macedone e in possesso di doppia cittadinanza, si era dichiarato un affiliato dell'Isis. Per la giustizia austriaca non era comunque uno sconosciuto. Il 25 aprile del 2019 era stato condannato per reato di terrorismo a 22 mesi di reclusione per avere tentato nel 2018 di andare in Siria a combattere nelle file dell'Isis. Non c'era riuscito però, il suo viaggio si era fermato in Turchia dove fu arrestato dalla polizia ed estradato. La detenzione in Austria era durata meno del termine fissato dalla condanna. Il 5 dicembre scorso infatti, secondo quanto reso noto ieri dal ministro degli interni Nehammer, il giovane veniva scarcerato anticipatamente beneficiando del regime previsto dalla legge a tutela dei giovani detenuti. Dopodiché le sue tracce sembrano perdersi, o quanto meno non sono state monitorate alacremente dalla polizia e l'intelligence austriaca. Poco dopo la sua scarcerazione, il giovane pubblica sul suo profilo Instagram una sua foto che lo ritrae con un fucile automatico, una pistola e un machete con a corredo la dichiarazione di essere un seguace dell'Isis. Si tratta secondo Nehammer peraltro delle stesse armi peraltro rinvenutegli addosso dopo l'attentato.
Kujtim non era uno sconosciuto neanche in Germania: secondo il settimanale der Spiegel, sarebbe stato in contatto con una rete di jihadisti due tedeschi e uno belga, conosciuti due anni fa quando stava cercando di raggiungere la Siria. Dubbi sulla vicenda giudiziaria del giovane austro-macedone sono stati esplicitamente avanzati ieri dal ministro degli interni: «Era riuscito ad ingannare il programma di deradicalizzazione della giustizia», ha detto Nehammer. Si rende necessaria una «verifica e ottimizzazione del sistema», ha aggiunto. Intervistato da alcuni media tedeschi, le reti Ndr e Wdr, e il quotidiano Süddeutsche Zeitung, il suo ex avvocato ha detto che all'epoca il suo assistito non gli sembrava un soggetto radicalizzato. «Aveva delle idee balorde ma sembrava essersene reso conto, questa almeno l'impressione che mi aveva fatto», ha dichiarato Rast. «Era disorientato, cercava il suo posto nella vita ma si è imbattuto evidentemente nelle persone sbagliate», ha aggiunto il legale.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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