IL SUMMIT
BERLINO In una corsa convulsa contro il tempo, Angela Merkel, dopo

Mercoledì 20 Giugno 2018
IL SUMMIT
BERLINO In una corsa convulsa contro il tempo, Angela Merkel, dopo Giuseppe Conte lunedì, ha incontrato ieri Emmanuel Macron per tentare di arrivare a un'intesa sulla migrazione da sottoporre al Consiglio europeo del 28-29 giugno. Nel faccia a faccia si è parlato anche della possibilità di un mini-vertice Germania-Francia-Italia, probabilmente anche allargato ad Austria, Bulgaria (presidente di turno Ue e portatrice della proposta di revisione del trattato di Dublino) e Grecia. L'appuntamento sarebbe per domenica, ma la Merkel, prima di impegnarsi formalmente, sta cercando di capire se esistono reali chance di successo. Le posizioni, soprattutto su Dublino, sembrano essere ancora distanti. E la cancelliera non vuole correre il rischio di farsi sponsor di un fiasco, eventualità che la metterebbe ancora più in difficoltà con l'ala bavarese del suo governo.
Il tempo per la Merkel stringe e a scandirlo è proprio il suo ministro degli interni Horst Seehofer (Csu), che le ha di fatto puntato una pistola alla tempia: o si arriva a un accordo al vertice, o partiranno i respingimenti di migranti alle frontiere. Come già nell'incontro a Berlino con il premier italiano, anche ieri, a quello con il presidente francese a Meseberg, la cancelliera ha ribadito di volere una soluzione europea, non iniziative unilaterali nazionali. Piena intesa con Macron. «Il nostro obbiettivo resta una risposta europea a questa sfida», ha detto la cancelliera indicando fra le priorità una migliore difesa dei confini esterni dell'Ue.
La Merkel ha anche fatto riferimento esplicito ai colloqui con Conte. «Comprendiamo tutte le esigenze dell'Italia, anzi faremo nostre le valutazioni dell'Italia sulla migrazione», ha detto, «vogliamo evitare che l'Europa si divida». La cancelliera ha bisogno urgente di un'intesa, per tamponare i pericoli esterni il vento populista che tira in Europa e interni, con la stretta sulla migrazione annunciata da Seehofer dietro cui si sospetta una manovra per rovesciarla. Al momento non c'è una crisi migranti in Germania: fra gennaio e marzo le domande di asilo sono state 34.400, il 25% meno che nell'ultimo trimestre 2017. Ma la posta in gioco per Seehofer è più alta: una resa dei conti sulla politica dei profughi della Merkel a cominciare dall'anno record di arrivi 2015. Dietro il conflitto si nasconde anche un calcolo politico: a ottobre ci sono elezioni regionali in Baviera e la Csu rischia di vedere sfumare la maggioranza assoluta dall'avanzata dei populisti dell'AfD nel Land. Alzare la voce sui migranti serve a contenere l'AfD e ha un ritorno elettorale garantito.
LA MISSIONE
Le premesse per un consenso in Europa sono negative e la missione della Merkel pare disperata: se fallisce, sarebbe la fine del suo cancellierato. Potrebbe fermare Seehofer solo revocandogli la fiducia. Ma ieri Seehofer è arrivato a mettere in dubbio il potere di indirizzo che la Costituzione assegna al cancelliere. Merkel e Macron hanno discusso di piani per accordi bilaterali o multilaterali con i paesi più interessati dalla migrazione come Italia, Grecia o Bulgaria, ma le chance di realizzazione non sembrano molte.
I PASSI AVANTI
Passi avanti sono stati registrati nei colloqui sul fronte di governance economica e finanziaria. Macron aspettava da oltre un anno la risposta di Berlino alle sue proposte di riforme dell'Ue e all'incontro di Meseberg si sono fatti dei progressi, a cominciare dalla trasformazione dell'Esm. Il suo funzionamento continuerà a essere fondato sulla condizionalità, è scritto nel documento ufficiale che costituirà il contributo franco-tedesco al vertice di fine mese. Per sostenere uno Stato della zona euro, l'Esm dovrà fondarsi sull'analisi della sostenibilità del debito e «sulla possibile introduzione delle clausole di azione collettiva» oltre a « valutare la situazione economica complessiva degli Stati membri contribuendo alla prevenzione delle crisi». Ma ciò deve essere fatto «senza duplicare il ruolo della Commissione e in pieno rispetto dei Trattati». L'Esm potrebbe aprire linee di credito in caso di rischi di liquidità in cui possono trovarsi gli Stati nel momento in cui «fronteggiano il pericolo di uscita graduale dall'accesso di mercato senza che sia necessario un pieno programma» di salvataggio. Insomma, nulla a che vedere con l'intervento di emergenza che aprirebbe la strada alla troika.
Flaminia Bussotti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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