IL SEQUESTRO
PADOVA Schiava per 11 giorni nella casa dei profughi. Una ventiduenne

Martedì 3 Dicembre 2019
PADOVA Schiava per 11 giorni nella casa dei profughi. Una ventiduenne è stata sequestrata, violentata e rapinata da un richiedente asilo che l'aveva conosciuta un anno fa su Facebook e che a metà novembre l'aveva attratta a casa sua con una promessa di matrimonio. I coinquilini non hanno denunciato a nessuno la situazione.

Violentata nel Padovano. Porsche e vestiti firmati: la bella vita di Peter, aguzzino della 22enne sequestrata
 

E non si erano accorti di nulla nemmeno i responsabili della cooperativa che gestisce l'accoglienza nella palazzina, l'Edeco di Simone Borile, su cui la Procura di Padova ha aperto un'inchiesta, che coinvolge anche l'ex viceprefetto Pasquale Aversa, per rivelazione del segreto d'ufficio, corruzione, turbativa d'asta e falso.
 I carabinieri hanno liberato la giovane sfondando a spallate la porta della camera del suo aguzzino. Lì l'hanno trovata rannicchiata mezza nuda, piena di lividi e affamata, nel letto sfatto e sporco dello straniero, Peter Chiebuka, nigeriano 26enne.
LA CHIAMATA
La 22enne di Praga, solo grazie a una distrazione del suo aguzzino è riuscita a farsi liberare dai militari dell'Arma: il nigeriano è uscito lasciando il cellulare nella stanza, lei l'ha preso e ha chiamato un amico in Francia che ha contattato i carabinieri che sono riusciti a risalire all'abitazione. Una volta qui, i militari hanno sfondato la porta a spallate e l'hanno salvata. Arrivata in caserma, la ragazza ha trovato il conforto di un maresciallo donna, sua coetanea, e di un pasto caldo, un piatto di spaghetti, cucinati dai carabinieri per rifocillarla un po', visto che il suo carceriere non le dava nemmeno da mangiare. Una volta al sicuro la ragazza ha raccontato tutto. Lei viveva a Praga, assieme ad alcuni amici. Un anno fa aveva conosciuto su Facebook Peter Chiebuka. I due avevano iniziato a scriversi e lei si era innamorata di lui, che a un certo punto le aveva proposto di raggiungerlo in Italia e sposarlo. Così, a metà novembre, la ragazza ha messo in valigia tutti i suoi averi - 50mila corone, pari a 2mila euro - e, preso un Flixbus, è arrivata a Padova e poi a Tribano. Peter Chiebuka è andato a prenderla, ma una volta a casa l'ha rinchiusa. «La prima sera si è limitato alle avance. Ha iniziato toccandomi le braccia e il petto» ha raccontato terrorizzata al maresciallo donna che ha trovato in caserma. Poi l'uomo l'ha stuprata e picchiata. E anche derubata, portandole via tutti i soldi che aveva. «Mi faceva mangiare poco, non mi permetteva di uscire. Mi urlava puttana, mi insultava e mi picchiava».
IN CARCERE
Chiebuka, arrestato per sequestro di persona, violenza sessuale e rapina, dopo essere stato ascoltato dal pm è stato trasferito in carcere di Padova. La vittima, invece, è stata visitata all'ospedale e, una volta dimessa, è andata in Francia dall'amico che ha contribuito al suo salvataggio. Sulla sua pagina Facebook, il 26enne nigeriano è in posa seduto su una Porsche, con vestiti alla moda, collane d'oro e in giro con gli amici per Padova. Uno specchietto per le allodole per far credere ad amici e familiari di aver trovato fortuna in Italia e attrarre ragazze in cerca di marito. Un immagine di sé che era ben diversa da quella reale: richiedente asilo, ospite in una vecchia casa anni 60 in un piccolo paesino della Bassa Padovana, immerso nella campagna, che vive in un programma di accoglienza con un pocket money da 2,50 euro al giorno, oltre al vitto e all'alloggio forniti dalla Edeco. La cooperativa nega che la situazione di Tribano abbia mai dato motivo di preoccupazione: «I 15 migranti fino a oggi si potevano ritenere un esempio di integrazione» ha precisato il responsabile Lorenzo Boscato. Ma in 11 giorni nessuno si è mai reso conto delle violenze subite dalla 22enne.
Marina Lucchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 03:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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