IL RICOVERO
PADOVA È arrivato dopo le 21.30, avvolto da un sacco protettivo

Sabato 22 Febbraio 2020
IL RICOVERO PADOVA È arrivato dopo le 21.30, avvolto da un sacco protettivo
IL RICOVERO
PADOVA È arrivato dopo le 21.30, avvolto da un sacco protettivo e con la bocca coperta da una mascherina. È stato ricoverato al reparto di Malattie Infettive dell'Azienda ospedaliera di Padova il primo paziente affetto da Coronavirus. Il primo piano, adibito alle degenze, è stato sgomberato per evitare contagi. Almeno una ventina i pazienti che sono stati trasferiti urgentemente in altri reparti per fare spazio ai ricoveri per Coronavirus.
L'ARRIVO
L'uomo è arrivato a bordo di un'ambulanza all'interno di via Giustiniani, è stato accolto da un'infermiera protetta da una tuta isolante e da una mascherina con filtro.
Massima sicurezza anche per l'autista, che ha indossato un'altra tuta protettiva. Il paziente in barella è stato scaricato dal mezzo di soccorso ed è entrato dall'ingresso a lato del reparto di Malattie Infettive. Per allontanare il rischio contagio, un ascensore dell'edificio è stato adibito esclusivamente ai pazienti con sospetta infezione mentre un secondo ascensore è stato dedicato al resto.
L'ASCENSORE
«Ascensore dedicato alle Consulenze (No Coronavirus)», si legge in un foglio appeso. Ma questi non sono gli unici avvisi che compaiono a Malattie Infettive. Decine i poster con le precauzioni da prendere per evitare il contagio, tradotte sia in inglese che in cinese. Porte chiuse dunque al primo piano del reparto di Malattie Infettive, dove nei prossimi giorni verranno accolti tutti i contatti dei pazienti contagiati.
SIGILLATO
Dieci infermiere e operatori socio sanitari si sono dati da fare ieri per spostare i letti, i materassi e le attrezzature da una stanza di degenza all'altra. In poche ore il team di Malattie Infettive ha liberato sia l'ala ovest che l'ala est per consentire le condizioni di isolamento e sicurezza previste.
LE MASCHERINE
All'ingresso del primo piano sono state messe a disposizione mascherine protettive, per chiunque passasse di lì. In serata è arrivato anche un giovane medico anestesista per sottoporsi al tampone di controllo. «Sono il fidanzato di un'infermiera che lavora a Schiavonia ha spiegato -. Ora lei è in quarantena. Sono un anestesista e lavoro in Azienda ospedaliera, per sicurezza anche se non ho sintomi vorrei controllarmi».
Poco dopo l'arrivo del paziente contagiato, sono arrivati anche tre ragazzi con la mascherina a bordo di un'auto utilitaria grigia. «Siamo i contatti», hanno detto all'infermiera che li ha poi accompagnati al primo piano.
IL SECONDO
Il secondo paziente, quello in più gravi condizioni e che poi è deceduto in tarda serata, era stato trasferito dall'ospedale di Schiavonia alla Terapia intensiva di via Giustiniani. «Bisogna rintracciare i contatti ha fatto sapere Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia al Bo . È necessario incrociate le storie delle persone e identificare se sono stati nello stesso luogo o hanno incontrato le stesse persone». L'unità di Microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, diretta da Crisanti, ha messo a punto il test di laboratorio che permette di sapere in appena tre ore se un paziente è infetto oppure no.
Elisa Fais
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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