IL RETROSCENA
ROMA Una forte opera di informazione sulle misure adottate. Obiettivo

Martedì 25 Febbraio 2020
IL RETROSCENA
ROMA Una forte opera di informazione sulle misure adottate. Obiettivo tranquillizzare i Paesi confinanti che i focolai sono stati circoscritti, che i casi sono in diminuzione e che i decessi sono frutto non solo del coronavirus. L'offensiva diplomatica per contenere l'allarme oltre i confini ed evitare la chiusura delle frontiere a persone e merci, non poteva non coinvolgere gli ambasciatori italiani di Svizzera, Croazia, Francia, Germania, Austria, Slovenia e Monaco che ieri sera sono stati radunati in teleconferenza dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Toccherà in mattinata al ministro della Salute Roberto Speranza entrare ancor più nel dettaglio delle misure adottate, con i colleghi di Austria, Slovenia, Svizzera, Francia e Germania che temono il dilagare del virus nei rispettivi Paesi.
L'INSIDIA
Tutto per evitare che si ripetano i blocchi di treni e auto e degli italiani che sbarcano negli aeroporti. Numeri alla mano, Speranza racconterà dell'alto numero di screening effettuati attraverso il tampone, del numero di coloro che sono stati posti in quarantena, di coloro che sono ricoverati negli ospedali e dei malati che sono in via di guarigione, come la coppia di cinesi ricoverati a Roma. Per il ministro della Sanità, non è in corso in Italia una pandemia, come teme l'Organizzazione mondiale della Sanità, ma una infezione da virus particolarmente insidiosa soprattutto per chi soffre di patologie pregresse. Raccontare che l'infezione da virus è stata contenuta, e che i controlli sono iniziati ancor prima dello scoppio dell'emergenza, serve al ministro per difendere le misure prese dal governo sin dall'esplosione in Cina del contagio. «Ci vediamo per coordinarci», sostiene il ministro della Sanità di Vienna, Rudolf Anschober che oggi sarà a Roma dopo che una buona dose di panico domenica sera è riuscita a bloccare un treno al confine con il Brennero. Fermare il virus e al tempo stesso frenare l'allarmismo che rischia di scatenare l'opinione pubblica di Paesi a noi confinanti. Sinora sono Mauritius, Montenegro, Irlanda, Serbia, Spagna, Israele, Turkmenistan e in parte la Francia e la Romania, per i residenti in Lombardia e Veneto, i Paesi che hanno posto restrizioni. Ma la lista potrebbe pericolosamente allungarsi qualora il numero degli infettati dovesse aumentare o, peggio ancora, dovessero spuntare nuovi e inattesi focolai.
La preoccupazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta tutta nell'evitare che il nostro Paese venga stretto d'assedio da misure e controlli che aumenterebbero a dismisura l'isolamento peggiorando anche il già complicato quadro economico. Per ora a chiedere la sospensione di Schengen è la Lega di Salvini e, per opposti motivi, i tedeschi di Afd e la francese Le Pen. «La Commissione Europea non ha ricevuto alcuna notifica di controlli di frontiera» straordinari decisi da Stati membri dell'Ue ai confini interni dell'area Schengen», sostiene il portavoce della Commissione Europea per le Migrazioni Adalbert Jahnz. Non c'è dubbio che per l'Europa, come scrive il New York Times, il virus rappresenta uno «stress test» al principio fondamentale dei confini aperti all'interno dell'Unione.
Ed infatti una delle raccomandazioni emerse dalla riunione del Comitato per la sicurezza sanitaria dell'Ue è stata quella di condividere le informazioni sulle misure programmate» contro il coronavirus «prima che le decisioni siano attuate». Il timore che il contagio possa estendersi anche in altri Paesi spinge Bruxelles a mettere a punto un piano dell'Unione. «Abbiamo avviato dei piani di emergenza e forniamo sostegno agli Stati membri per le misure di emergenza», sostiene il commissario europeo alla Gestione delle crisi Janez Lenarcic. Mentre Stella Kyriakides, commissaria europea per la salute, annuncia aiuti ai Paesi colpiti per 232 milioni di euro.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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