IL RETROSCENA
ROMA Sala Aldo Moro della Camera dei deputati, ore 21. Renzi riunisce

Giovedì 16 Gennaio 2020
IL RETROSCENA
ROMA Sala Aldo Moro della Camera dei deputati, ore 21. Renzi riunisce i suoi e decide per la battaglia: «A questo punto non so se il governo terrà. Vedremo. Prepariamoci ad ogni evenienza». Non che il leader di Italia viva voglia apertamente il voto anticipato, ma troppi sono i fronti aperti e nella maggioranza ormai volano gli stracci. Si va avanti in un clima di sospetti, tra continui strappi che allarmano anche Conte. «Stanno giocando con il fuoco», dice il premier a chi lo incontra nel pomeriggio a palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio non ha avuto contatti con Iv nelle ultime settimane. «Rimane silente spiega un deputato fedele al senatore di Scandicci -, non ci coinvolge. Ora dipende da come si comporta con il nostro piano per sbloccare le infrastrutture».
Lo stesso Renzi lo dice apertamente: governo in piedi? «Dipende dalla verifica». Insomma tira una brutta aria, tanto che nel Pd si torna a parlare di urne. E a spingere sul Germanicum: «Se passasse questa la previsione Renzi prenderebbe un senatore e 5 deputati». La nuova guerra è scoppiata con il posizionamento dei renziani con i forzisti sulla norma soppressiva del pdl Costa che punta allo stop della Bonafede. «Renzi il refrain' tra i dem votando con le destre vuole aprirsi la strada al soggetto unico con i moderati di FI. Magari con l'accordo di Berlusconi».
NAZARENO BIS
Le accuse di un Nazareno bis' vengono rispedite al mittente: «Sulla prescrizione noi siamo per la riforma Orlando. Il Pd per la riforma votata da Salvini. Andremo fino in fondo e dalla nostra parte ci sono i numeri al Senato», dicono i renziani. Sfidando il ministro della Giustizia Bonafede a portare la riforma del processo penale al più presto in Cdm: «Se ci soddisferà potremmo anche fermarci. Altrimenti non passerà nulla». La battaglia sul pdl Costa è solo rinviata al 27 gennaio in Aula, perché il centrodestra punta ai voti segreti. Ma Pd, M5S e Leu sono pronti a votare compatti. «Non è previsto che sul tema della sospensione ci siano voti segreti, non è mai successo», viene spiegato. Lo scontro è sempre più acceso: «Renzi ha paura della centralità del Pd che propone contenuti chiari. Ha capito che ormai il campo si divide tra noi e la Lega e sta provando a sparigliare le carte per prendere due voti in più», il ragionamento dem.
Pure Di Maio lancia l'affondo contro Italia viva: «Ormai è chiaro dicono i vertici pentastellati -. Stanno cercando il modo di uscire dalla maggioranza». In ogni caso il clima sulla prescrizione tra Pd e Bonafede non è ancora del tutto sereno. Perché è vero che in via Arenula i tecnici stanno lavorando sulle proposte emerse nel vertice di una settimana fa per assicurare la giusta durata dei processi. Tuttavia i dem chiedono un iter veloce, spingono affinché il Guardasigilli porti la riforma del processo penale prima delle elezioni in Emilia e non sono d'accordo sullo strumento della legge delega.
LA TRATTATIVA CON BONAFEDE
La distinzione tra assolti e condannati con le altre misure ipotizzate deve essere inserita questa la richiesta in un ddl ad hoc oppure in un emendamento al Milleproroghe. Ipotesi che M5s non prende in considerazione. «La verità dice un esponente Pd è che se ci dovessero essere dei voti segreti sarebbero di più quelli per mantenere in vita questo governo». Il patto Pd-M5S regge, ma tutto dipende dal 26 gennaio. E se la Lega ha aperto di nuovo le porte del gruppo al Senato (possibile il trasloco di qualche altro pentastellato), Salvini sta giocando una sua partita con M5S pure in Emilia. Raccontano di contatti con i pentastellati affincé sotto banco votino contro Bonaccini: «Per M5S sarebbe meglio che vincessimo noi. Solo così potrebbero avere ancora speranze di non scomparire e di non perdere la golden share nel governo», osserva un big' del partito di via Bellerio. La convinzione dei leghisti e' che i rosso-gialli resteranno «incollati alle poltrone» pure con la vittoria della Bonaccini. E la partita che la maggioranza sta giocando sul caso Gregoretti è la prova che Pd e M5S intendono viaggiare, Di Maio o non Di Maio, a braccetto contro il Capitano. Ma anche qui c'è l'incognita Renzi. «Ho molto dubbi che si arriverà a una sentenza di condanna», ha detto il leader di Iv. E per i leghisti è un ulteriore segnale positivo.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci