IL RETROSCENA
ROMA Più che una discussione sulle norme del decreto sicurezza,

Giovedì 23 Maggio 2019
IL RETROSCENA
ROMA Più che una discussione sulle norme del decreto sicurezza, di cui non esiste ancora un testo definitivo, il pranzo al Quirinale tra Sergio Mattarella e Giuseppe Conte è stato l'occasione per una ricognizione sul clima interno al governo. La campagna elettorale, condotta dai due vicepremier Di Maio e Salvini sul filo dell'insulto, ha rappresentato una novità anche per Sergio Mattarella. Una difficoltà a trarre una sintesi dal teatrino quotidiano che si coglie anche tra gli addetti ai lavori e che ha convinto l'elettorato che l'attuale governo non possa durare a lungo.
LA CORSA
Conte ha provato a rassicurare il Capo dello Stato spiegando che «non è vero» che i due vicepremier non si parlino e che solo in queste ultime settimane di furiosa campagna elettorale hanno avuto modo di vedersi poco. Nei ragionamenti fatti ieri si è anche parlato della pressione della Lega dovuta, secondo Conte, a sondaggi che da tempo accreditano il partito di Salvini su percentuali altissime al punto - secondo Conte - da scatenarsi nel Carroccio la voglia di passare all'incasso. Ciò che però interessava al Capo dello Stato era capire se, una volta finita la corsa elettorale e festeggiati i risultati, il governo e la maggioranza sono in grado di riprendere una navigazione tranquilla.
Raccontano che su «tranquillità» e «coesione» il presidente della Repubblica abbia insistito molto. Soprattutto in vista degli appuntamenti che attendono il nostro Paese che da settimane è sotto la lente dei mercati che, come è noto, sono perennemente alla ricerca di argomenti buoni per scatenare speculazioni. Ritornare ad un clima di confronto civile è presupposto fondamentale per prepararsi all'iter che porterà alla manovra di bilancio. Terminata la campagna elettorale, si chiuderà infatti anche la ricreazione e Mattarella spera che Conte sia in grado di suonare la campanella richiamando i suoi due vice ad avere una maggiore senso di responsabilità soprattutto quando si affrontano temi economici. La situazione è tale che non si tratta solo di non ripetere la surreale scena del balcone e dell'euforia per il 2,4% di sforamento, ma anche di non riprendere a duellare su questa o quella misura che farebbe impennare lo spread. Bensì di seguire la prudenza del ministro dell'Economia Giovanni Tria anche nei rapporti con Bruxelles e nella partita delle nomine in seno alla Commissione Ue. Un colloquio post-voto, quello di Conte con Mattarella, che di fatto ha messo un po' in secondo piano la faccenda del decreto sicurezza-bis che Salvini voleva portare entro venerdì in Consiglio dei ministri e che lo stesso ministro dell'Interno ha avuto modo di analizzare con il Presidente della Repubblica in un successivo colloquio pomeridiano.
Ma se con Salvini il Capo dello Stato ha analizzato alcuni punti controversi del sicurezza-bis, con il presidente del Consiglio l'ora di colloquio è stata utile per uno scambio di vedute «cordiale» e a trecentosessanta gradi. Un confronto che di fatto era iniziato la mattina quando i due hanno avuto modo di incontrarsi all'Assemblea di Confindustria e ascoltare le dure valutazioni di Vincenzo Boccia sulla politica dei like e l'altolà sul «gioco» del governo che «fa anche l'opposizione» e che «con noi non fa presa» perché «le scelte del governo per noi sono le scelte del governo». A tutti gli effetti una valutazione che Conte condivide sostenendo da tempo che alla fine il giudizio degli elettori sarà dato su tutto il governo e che quindi è sbagliato dividersi.
Il duplice colloquio di ieri di Mattarella, prima con Conte e poi con Salvini, conferma con quanta attenzione e preoccupazione il Quirinale guardi al dopo voto europeo che è stato caricato stavolta dai due vicepremier, di un peso forse eccessivo. Le rassicurazioni dei due vice sul governo che «durerà quattro anni», andranno alla prova non il 26 maggio, ma il 5 giugno. Quando Bruxelles darà all'Italia i compiti per le vacanze. Solo allora anche Mattarella capirà se la ricreazione è davvero finita.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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