IL RETROSCENA
ROMA «Non hanno il coraggio di votarmi contro e allora lo

Lunedì 20 Gennaio 2020
IL RETROSCENA
ROMA «Non hanno il coraggio di votarmi contro e allora lo faccio io. Basta con questi giochetti, rinuncio all'immunità e vado a processo». Il cambio di linea Salvini lo ha maturato ieri mattina, invitando i suoi a votare sì alla richiesta di autorizzazione a procedere e spiegando di voler «strappare la maschera a quelli della maggioranza che continuano a scappare», a sottrarsi alla battaglia.
Ecco la nuova sfida del segretario della Lega. E si tratta di una riedizione dello scontro andato in scena in estate con Conte, quando l'ex ministro dell'Interno chiese al premier di dimettersi, per fare lui poi un passo indietro. Con l'ok all'autorizzazione al processo per aver bloccato nel luglio 2019 oltre 130 migranti sulla Gregoretti il Capitano infatti chiama in causa pure il presidente del Consiglio e l'allora vicepremier Di Maio. «E li avrei sequestrati da soli? Ci sono precise responsabilità politiche ed amministrative. Tutti sapevano», continua a dire Salvini. Coinvolgendo così l'intero governo, il capitano della nave della Guardia Costiera, perfino i vertici della Difesa. «Ora questo il refrain comincia un'altra frase. E Conte e Di Maio dovranno metterci la faccia, dimostrino le loro accuse». La convinzione è che mettendo sul banco degli imputati un ministro dell'Interno si apre «un precedente pericoloso», ogni componente dell'esecutivo dovrà rispondere per il proprio operato, «è un suicidio per lo Stato, un'assurdità enorme».
PROPAGANDA
Conte e Di Maio ritengono che Salvini faccia solo propaganda, che abbia messo su un po' di cinema solo per cercare di conquistare qualche voto in più. In ogni caso l'invito rivolto da Salvini ai suoi è comunque una operazione politica e mediatica. I numeri in Aula per salvarlo non ci sarebbero stati e allora tanto meglio evitare «tentennamenti vergognosi» e potersi servire di un'arma nell'ultima settimana di campagna elettorale in Emilia. E' una mossa che ha spiazzato gli stessi leghisti, anche rischiosa. Nessuno era a conoscenza delle intenzioni del segretario, diversi sono rimasti sorpresi, qualcuno perfino un po' irritato. «Su queste cose non bisognerebbe scherzare, si rischia di mandare un messaggio sbagliato», dice chiaro e tondo un big' del partito di via Bellerio. I cinque senatori del Carroccio presenti in Giunta seguiranno compatti l'ordine del Capitano, ma gli esponenti di Fdi e di FI (in tutto cinque) non modificheranno la propria posizione. «Noi siamo garantisti e continueremo ad esserlo», è il coro unanime di azzurri e di FdI. Ma l'esito della partita che si giocherà oggi alle 17 appare scontato. Anche se si registrasse un pareggio la relazione di Gasparri, a norma di regolamento, verrebbe bocciata. Il presidente dell'organismo non aggiungerà altro, ribadirà il suo punto di vista, garantirà tempi l'obiettivo è arrivare a un voto anche se la riunione dovesse prolungarsi fino a tarda sera e procedure. «Gli altri faranno quel che riterranno di fare», spiega il senatore forzista.
L'INTERROGATIVO
Ora l'unico interrogativo è legato al comportamento della maggioranza. Alle 15,30 ci sarà un vertice dei capigruppo, poi si vedranno i componenti della giunta. Il Pd proporrà di non partecipare ai lavori, le altre forze politiche che sostengono Conte non hanno avuto nulla da eccepire finora anche se M5S non ha ancora sciolto la riserva. Tra i pentastellati infatti c'è chi vorrebbe essere presente (fonti parlamentari fanno per esempio il nome di Giarrusso) e pure i renziani preferiscono valutare il da farsi. Dovrebbe comunque prevalere la linea di lasciare il centrodestra in totale solitudine, con la convinzione che Salvini ha compiuto un nuovo harakiri. Tanto il parere della Giunta non è vincolante, la vera guerra si terrà in Aula a febbraio. «Ma intanto io tolgo qualsiasi alibi, giochino a carte scoperte senza furbizie e ipocrisie», il ragionamento di Salvini.
E' chiaro che con la contromossa di ieri i fari sono tornati ad essere puntati sull'ex ministro. Ai piani alti del Senato c'è il convincimento che con il passo avanti del Capitano cambieranno le carte sul tavolo. La maggioranza in ogni caso non ha dimenticato quello che viene ancora ritenuto un vulnus istituzionale, ovvero la decisione della Casellati di permettere oggi il voto in Giunta. Tuttavia Pd, Iv, M5s e gruppo misto, pur condannando l'operato della seconda carica dello Stato, sposteranno il tiro dal presidente del Senato a Salvini. Dunque niente denuncia, anche se non si esclude un documento politico di censura nei prossimi giorni.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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