IL RETROSCENA
ROMA Nessun lockdown e coprifuoco, ma riduzione al minimo delle

Domenica 25 Ottobre 2020
IL RETROSCENA
ROMA Nessun lockdown e coprifuoco, ma riduzione al minimo delle occasioni di uscita lasciando la possibilità di movimento solo a chi lavora non a distanza. Nel nuovo dpcm, che verrà firmato oggi, la stretta della movida serale si annuncia totale anche se i distinguo nella maggioranza non mancano e il rapporto con i presidenti di regione appare complesso da gestire. Giuseppe Conte si muove con cautela. Ha organizzato ieri una lunga sequela di riunioni proseguite sino a notte con i capidelegazione della maggioranza, ma anche - e questa è la novità - con i capigruppo di maggioranza e di opposizione, mentre il ministro Boccia ha riunito più volte i presidenti di Regione.
Sul tavolo quella stretta che il presidente del Consiglio non avrebbe voluto fare, ma che la crescita dei contagi impone e che il Pd chiede da tempo insieme al ministro della Salute Speranza. Si chiude ciò che era stato salvato dall'ultimo dpcm - palestre e piscine, sale gioco e casinò - e si va oltre con la serrata obbligatoria per cinema e teatri, lo stop a feste, anche di matrimoni e di comunioni, e alle gite scolastiche. Ma il provvedimento che dà la misura dell'emergenza è la chiusura di bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie alle 18 con la chiusura totale la domenica e nei festivi, mentre i centri commerciali rischiano di non poter aprire la domenica. Disposizioni drastiche, duramente contestata dalle regioni, ma difese a spada tratta dal ministro Speranza che, forte dell'allarme lanciato dal Comitato tecnico scientifico, ha presidiato palazzo Chigi per l'intera giornata.
Ciò che è accaduto la sera prima a Napoli spinge ancor più il presidente del Consiglio a mantenersi in equilibrio tra l'emergenza sanitaria e quella economica. Ai capigruppo promette per la settimana che si apre un decreto per finanziare i settori colpiti, ma nella maggioranza non tutti condividono la stretta sugli esercizi pubblici. La capogruppo di Iv alla Camera Maria Elena Boschi lo mette nero su bianco ed evoca anche il Mes. Il M5S è contrario allo stop agli spostamenti tra regioni che diventa nel testo «una forte raccomandazione». Il Pd si stringe con Franceschini sulla linea di Speranza, ma il governatore Bonaccini (Pd) attacca sulle chiusure alle 18, sulla mancanza di misure a sostegno e invia in serata una lettera al premier con tutte le osservazioni dei presidenti di regione. Compresa la proposta del veneto Zaia di sottoporre a tampone solo i sintomatici e i conviventi. Nel M5S si gioca di rimessa sulla scuola. La ministra Azzolina continua ad accusare la collega De Micheli per non aver organizzato i trasporti, ma alla fine è costretta a cedere e nel testo entra quel 75% di didattica a distanza per i licei frutto di una mediazione tra chi, come il governatore della Toscana Giani, non vorrebbe andare oltre il 50% e il friulano Fedriga che chiede il 100%. Ma se salta con un dpcm l'autonomia scolastica e insorgono i presidi, per conto suo va il campano De Luca che ha già fatto sapere che intende lasciare aperti ristoranti e bar sino alle 23 mentre la scuola in Campania continuerà ad essere a distanza, sempre, per tutte le classi dei licei.
LE FESTE
Conte media, ma una soluzione che metta d'accordo tutti è complicata da trovare. Soprattutto sarà difficile uniformare le ordinanze regionali passate e future. Conte prova a chiudere l'accordo nella notte con la sua maggioranza alla quale chiede di non ripetere il balletto seguito all'ultimo dpcm che è stato infilzato il giorno dopo la sua promulgazione. Stavolta si cerca di arrivare sino al 24 novembre senza dover di nuovo intervenire. «Stringere ora per poter riaprire a ridosso delle feste di Natale», è il ragionamento di Conte.
Ma il clima nel Paese non è più quello di marzo. Al netto della strumentalizzazione e delle infiltrazioni criminali, gli scontri di Napoli sono un segnale che il premier non intende sottovalutare. E così il dpcm, atteso per la serata di ieri, slitta ad oggi per arrivare ad un'intesa più larga possibile che eviti fughe in avanti di settori della maggioranza e dei governatori che hanno invocato nei giorni scorsi misure drastiche ma che ieri frenavano.
Scuola e lavoro, i due punti fermi del premier, si salvano e tutto il resto di fatto viene chiuso o fortemente ridimensionato. D'altra parte con i 19 mila contagiati di ieri si arriva a mezzo milione di infetti con 151 morti in 24 ore - non era così dal 21 maggio - e 79 pazienti in terapia intensiva dove ora ci sono 1.128 persone.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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