IL RETROSCENA
ROMA La fretta del Pd di Dario Franceschini nel voler un rapido

Domenica 18 Ottobre 2020
IL RETROSCENA
ROMA La fretta del Pd di Dario Franceschini nel voler un rapido giro di vite si è scontrata ancora una volta con i tempi di Giuseppe Conte il quale, prima di mettere nero su bianco un altro dpcm, ha voluto che si rifacesse il giro di consultazioni. E così, dopo la lunga riunione di maggioranza - iniziata venerdì sera e finita all'alba di ieri - è stato di nuovo convocato a palazzo Chigi il Comitato tecnico scientifico e subito dopo i ministri Boccia e Speranza hanno messo intorno ad un tavolo, seppur da remoto, i presidenti di regione con la Protezione Civile e il commissario Arcuri. Poi, nella serata di ieri, nuova riunione con i capidelegazione di maggioranza ai quali Conte ha sottoposto le articolate valutazioni degli esperti e le prudenti richieste dei governatori. Solo oggi, dopo i 10.925 nuovi casi di ieri (con 165mila tamponi) e 47 morti, il premier illustrerà il dpcm.
I RISCHI
Anche se da palazzo Chigi si ricorda che le ultime misure dell'ultimo dpcm sono solo di quattro giorni fa e la curva dei contagi sale, ma non allo stesso modo quella dei ricoveri e delle terapie intensive, alla fine Conte decide di assecondare la preoccupazione dei dem, diluendola però con l'opposizione della Bellanova a inasprimenti tali da mettere a rischio interi comparti e dal timore dei presidenti di regione di dover condividere misure impopolari.
Si procede, quindi, verso una mini-stretta evitando - raccomandano da palazzo Chigi - «fughe in avanti» e frenando «anticipazioni» che «alimentano la confusione nei cittadini». Dopo ore di riunioni e bracci di ferro, durante le quali le misure più draconiane da prendere in caso di esplosione dei contagi sono state lasciate ai governatori, Conte trova la quadra e si riappropria della clessidra e della scena convocando per oggi una conferenza stampa in diretta tv nella quale spiegherà e si intesterà le misure. Quelle adottate e quelle respinte. A cominciare dal lockdown fino a forme varie di coprifuoco che il premier continua a considerare fuori dalla strategia del governo per la seconda ondata.
Incontrando in mattinata presidenti di regione, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva già spiegato che «l'idea di base» è operare una «distinzione tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi». Intervenire quindi subito sui comparti non essenziali per salvaguardare lavoro e scuola». Salvaguardare il lavoro significa aumentare quello a distanza portandolo nel pubblico impiego sino al 70-75% mentre per tutelare l'istruzione verranno sollecitate le scuole e le università a differenziare ancor di più l'orario di ingresso e ad aumentare - ma senza obbligo come vuole la ministra Azzolina - le lezioni a distanza nelle ultime classi dei licei. A seguire la riorganizzazione dei trasporti e l'aumento dei tamponi in ogni comune con l'ausilio della Protezione civile.
Per tentare di limitare la movida notturna potrebbe abbassarsi alle 22 l'orario di chiusura di bar e ristoranti, come sollecita l'ala più rigorista del governo guidata dai ministri Franceschini e Speranza, ma sul punto Conte e la renziana Bellanova si sono detti contrari soprattutto per i locali che rispettano il distanziamento e ai quali potrebbe essere chiesto di limitare i commensali ai tavoli. Fuori dal provvedimento parrucchieri ed estetisti, così come non ci sarà un ulteriore giro di vite per cinema e teatri, mentre si allarga lo stop agli sport di contatto anche ai settori dilettanti malgrado i protocolli sottoscritti. In discussione anche lo stop a circoli, palestre e piscine. «Se decidiamo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro», ha precisato Speranza dando così corpo ad un decreto che potrebbe accompagnare il dpcm con la proroga della cassa integrazione Covid.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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