IL RETROSCENA
ROMA C'è più o meno tutto, tranne l'addio dei Benetton.

Domenica 12 Luglio 2020
IL RETROSCENA
ROMA C'è più o meno tutto, tranne l'addio dei Benetton. E anche se nella lettera fatta recapitare da Aspi a palazzo Chigi non potevano esserci riferimenti all'assetto azionario della controllante Atlantia, la disponibilità di quest'ultima a scendere sotto il 51% non basta al M5S.
LO STALLO
Le reazioni grilline alle indiscrezioni diffuse per primo dalla Reuters non lasciano margini a dubbi: «Devono lasciare o altrimenti si revoca la concessione». Posizioni intransigente, quindi, per un tema «per noi più delicato del Mes», sostengono. Un no atteso che spiega i continui rinvii di Giuseppe Conte, il quale ora dovrà convincere il Movimento, tentando il bis della Tav, o sfidarlo in aula quando ci sarà da cambiare quella parte del Milleproroghe che ha ridotto il valore dell'indennizzo dovuto al concessionario. «O la revoca, o l'uscita totale dei Benetton», è il la linea sulla quale il Movimento si ricompatta nelle chat mettendo in difficoltà il presidente del Consiglio che continua a ritenere pericolosa la revoca non solo dal punto di vista dei possibili costi per il contribuente, ma anche per il caos che genererebbe il contenzioso legale sulla gestione della rete autostradale. Sulle posizioni del premier è schierato il Pd che nei giorni scorsi ha incrociato le lame con Conte nella disputa sui ritardi decisori che hanno imballato la maggioranza. Pronti all'accordo anche i renziani, mentre per i 5S è stato un errore anche riconvocare giovedì scorso la società al tavolo interministeriale. Per i grillini, dopo la sentenza della Consulta, il governo doveva far scattare la revoca e non convocare per una trattativa gli amministratori di Atlantia ed Autostrade Carlo Bertazzo e Roberto Tomasi. Ed invece così è stato e la lettera giunta ieri pomeriggio, in sostanza soddisfa le richieste avanzate in quella sede dal segretario generale di Palazzo Chigi Roberto Chieppa, stretto collaboratore di Conte, e dai capi di gabinetto dei ministeri della De Micheli e Gualtieri, Alberto Stancanelli e Luigi Carbone. Ci sono i 3,4 miliardi di risarcimenti, i 7 per le manutenzioni e il taglio delle tariffe in base - come chiede da tempo Iv con Luigi Marattin - alle modifiche del sistema tariffario introdotte dall'Autorità di regolazione dei Trasporti.
Per sapere quanto ci sia di politicamente «irrinunciabile» per l'esecutivo nella proposta di Aspi, occorrerà attendere il prossimo consiglio dei ministri previsto per martedì, ma che potrebbe slittare vista l'agenda fitta del premier e l'esigenza di tentare un accordo. Settimana da incubo per Conte chiamato ad evitare il voto sul Mes in Parlamento, a vincere la partita a Bruxelles sul Recovery fund, a spuntare la proroga dello stato di emergenza causa-Covid e a chiudere una vicenda, quella delle concessioni autostradali, che si trascina da due anni e altrettanti governi. Malgrado il passo in avanti da parte delle società dei Benetton, la strada per un'intesa resta comunque in salita anche se ieri il Pd e il M5S hanno evitato di esprimere pubbliche valutazioni sulla proposta di Aspi. Lo hanno fatto, preventivamente i renziani Luigi Marattin e Maria Elena Boschi escludendo ipotesi di revoca. E questo basta per comprendere quanto il tema possa risultare esplosivo per una maggioranza già da tempo sull'orlo di una crisi di nervi.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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