IL REPORTAGE
VENEZIA Funziona? Non c'è un sì o un no, la risposta esatta

Sabato 11 Luglio 2020
IL REPORTAGE
VENEZIA Funziona? Non c'è un sì o un no, la risposta esatta è: dipende. Dipenderà dalle condizioni meteorologiche, se tornerà a presentarsi l'onda di sessa, se lo scirocco spirerà con forza verso la terra, se il cielo aprirà le cataratte, se la marea raggiungerà il metro e 87 come la sera del 12 novembre 2019. Epperò c'è una certezza: le 78 paratoie nelle tre bocche di porto di Lido-San Nicolò, Malamocco-Alberoni, Chioggia, funzionano. E anche se l'intero sistema di dighe dovrà essere completato e collaudato entro il 31 dicembre 2021, l'impegno del premier Giuseppe Conte è di utilizzarlo anche prima: «Il Mose va completato e dobbiamo fare in modo, perché non abbiamo altri strumenti, che il prossimo autunno-inverno ci sia uno strumento di salvaguardia». Il commissario straordinario del Mose, Elisabetta Spitz, precisa: «Ci vogliono altri 18 mesi di lavori e test», ma in caso di acque alte eccezionali «già dal prossimo autunno sarà possibile innalzare le paratoie».
Intanto ieri le dighe si sono alzate, non tutte contemporaneamente perché dal momento in cui il professor Giovanni Ossola, commissario tecnico del Mose, ha premuto un tasto sul computer, c'è voluta più di un'ora e mezza perché tutti i 78 cassoni gialli emergessero dalle acque e formassero enormi, lunghe dighe capaci di separare la laguna dal mare. Non era mai successo prima. Data e orario sono da segnare, qualunque cosa un giorno possa succedere: venerdì 9 luglio 2020, ore 12.25, Venezia è un'isola isolata, la laguna non riceve più una goccia di acqua dal mare, tra il golfo di Venezia che sta nell'Adriatico e la laguna ci sono quattro dighe artificiali: due al Lido (sarebbe una, ma in mezzo c'è un'isola finta), una a Malamocco, una a Chioggia. Si potrà dire che il Mose funzionerà quando ci sarà davvero l'alta marea e non il mare piatto di questa calda giornata di luglio, con il sole che brucia le fronti degli illustri invitati. Il presidente del Consiglio dei ministri Conte è già stato informato: qualche chilometro più in là, nel bacino di San Marco, ci sono sei barchini di giovanotti dei comitati No Mose, quelli che da tempo immemore protestano contro un'opera che viene considerata vecchia, datata, troppo costosa da manutere, pietra di uno scandalo di tangenti che difficilmente Venezia riuscirà a cancellare.
Eppure, quanto tempo è passato: era il 3 novembre 1988 quando in bacino di San Marco venne inaugurato l'enorme cassone metallico subacqueo, il prototipo in scala reale del Modulo Sperimentale Elettromeccanico e per anni si pensò che il Mose fosse quel catafalco giallo, uno scheletro di tubi ferro bulloni. Si era in piena Prima Repubblica, il doge a Venezia allora era il socialista Gianni De Michelis. Trentadue anni dopo, senza nessun entusiasmo, il Mose entra in azione, i cassoni si alzano, le dighe ci sono. Funzionerà con l'aqua granda? Giuseppe Conte dice quello che ormai i più pensano: si sono già spesi 5 miliardi e mezzo di euro, «siamo all'ultimo miglio», non c'è alternativa: «Il Mose va completato» e benché sia un'opera che «ha attirato moltissime critiche, è stata rallentata nella sua esecuzione ed è stata oggetto di chiari episodi di corruzione e malaffare che ne hanno compromesso il completamento», va finita. «Non dobbiamo dimenticare nulla: è la storia», dice il premier. Che però aggiunge: «Sarebbe un assurdo non lavorare e non auspicare tutti che questo test funzioni».
LA FREDDEZZA
A vedere il test è più di un centinaio di persone e per la maggior parte sono giornalisti. Nell'isola artificiale del Lido vengono montate due tensostrutture: una, mimetica dell'Esercito, dove vengono rinchiusi i cronisti; l'altra, bianca immacolata, a distanza di qualche centinaio di metri, dove siederanno e parleranno le autorità e i protagonisti dell'evento. Nell'ordine: il commissario straordinario per il Mose Elisabetta Spitz, il provveditore regionale per le opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il governatore del Veneto Luca Zaia, il ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, il premier Giuseppe Conte. E fa una certa impressione vedere in prima fila, accanto ai sottosegretari dem Andrea Martella, Pier Paolo Baretta, Achille Variati e all'inquilino del Viminale Luciana Lamorgese, il ministro di quel M5s che, non troppo tempo fa prometteva: Se vinciamo, stop a Mose, Tav e Ponte sullo Stretto, mentre il titolare del dicastero per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà posta su Facebook un condensato di equilibrismo: «I lavori di realizzazione del #Mose a Venezia sono stati uno dei più grandi scandali del nostro Paese. Ma è stato grazie all'attività di denuncia e alla tenacia del MoVimento 5 Stelle se questa vicenda è finita nei tribunali (...) Continuerò a verificare personalmente come procederà il completamento dei lavori del Mose fino alla sua definitiva messa in funzione». Curioso che tra i tanti intervenuti alla prova generale del Mose l'unico dichiaratamente favorevole all'opera di ingegneria sia il sindaco Brugnaro che però, schietto come al solito, al Governo non risparmia ringraziamenti ma nemmeno rimbrotti, ricordando la partita aperta delle grandi navi e lanciando perfino una «supplica» al ministro De Micheli: «Con il Covid avete escluso dai codici Ateco i portabagagli, guardate che sono a reddito zero, e intanto le navi hanno cominciato ad andare a Ravenna». E se gli altri relatori avevano sfiorato nei loro brevi interventi lo scandalo del Mose, è il governatore Zaia a ricordare i numeri e le date di questa «via Crucis»: «Oggi in Veneto la parola Mose evoca l'inchiesta giudiziaria del 4 giugno 2014, 135 provvedimenti, 35 arresti».
LA BENEDIZIONE
Insomma, non sarà «una passerella» questo evento al Lido, come dice Conte, ma queste barriere magari serviranno a non utilizzare le «passerelle» per difendersi dall'alta marea. Alle 10.48 si inizia, suona la sirena, don Alessandro impartisce la benedizione ai quattro punti cardinali, affida la città, la sua acqua, la sua terra, i suoi abitanti, i suoi monumenti al patrono san Marco e alla Madonna Nicopeia. Intanto i cassoni cominciano a muoversi. Uno, due, tre, fino al numero 78. Tutti su, il test ha funzionato. La certificazione arriva dal Centro maree di Venezia: lo scarto tra laguna e mare è di oltre 30 centimetri. Basterà per difendersi dall'aqua granda?
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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