IL REPORTAGE
VENEZIA Dal libro di Malachìa: «Per voi, che avete timore

Lunedì 18 Novembre 2019
IL REPORTAGE
VENEZIA Dal libro di Malachìa: «Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia». Fuori piove a dirotto, ma dentro la Basilica di San Marco si cerca un po' di ottimismo, finanche nelle sacre scritture. Nella prima domenica dopo l'Aqua Granda, pochi impavidi riescono a trovare il pertugio per entrare e partecipare alle celebrazioni liturgiche del mattino: in otto alle 7, in sei alle 8, in altri sei alle 9. «Il numero dei fedeli si è stabilizzato, chissà che sia di buon auspicio anche per il livello della marea...», sorride monsignor Giuseppe Camilotto, raccontando di aver citato don Loris Capovilla alla messa vespertina: «Come diceva papa Giovanni XXIII, non bisogna sempre guardare ai profeti di sventura. E allora ho richiamato una frase cara al suo segretario veneziano: sta giungendo l'aurora».
LE INVOCAZIONI
Si fa una certa fatica a scorgerla nel cielo plumbeo, attraverso le grate affacciate sulla piazza che ancora una volta si è svuotata della massa di turisti e si sta riempiendo come una gigantesca piscina. Non resta che invocare Dio: «Dona coraggio e fiducia a Venezia, Pellestrina, Chioggia, Murano, Burano, Torcello, e a tutte le isole della laguna colpite dall'acqua alta, e a tutti coloro che patiscono le calamità naturali». Ma dal pulpito si ricorda anche la ricorrenza mariana del 21 novembre: «Giovedì sarà la festa della Madonna della Salute e mai come quest'anno diventa importante affidarci alla Vergine, perché interceda presso il Signore per la nostra chiesa e per la nostra città». Preghiere religiose e pure laiche a sentire Mario Piana, il proto della Procuratoria retta da Carlo Alberto Tesserin e cioè l'architetto a cui compete la direzione dei servizi tecnici: «Stanotte il livello si è fermato a 110, per fortuna venti centimetri meno del previsto, ora aspettiamo e speriamo. In fondo San Marco ha già fatto il miracolo...».
I PARAMENTI
La notizia trapela così, nel bel mezzo della lunga attesa per l'ora X, fissata e ribadita dal Centro Maree («Si conferma la possibilità di registrare un valore di 155/160 cm attorno alle 13»). Davanti ai dieci gradini che conducono giù, verso le tombe dei patriarchi, monsignor Camilotto e il professor Piana ricostruiscono la concitata scena vissuta proprio in quel punto nella notte tra martedì e mercoledì: «L'acqua ha già invaso la navata e adesso minaccia di scendere nella cripta. Allora prendiamo la pedana e diciamo a don Angelo (monsignor Pagan, l'arcidiacono della Basilica, ndr.): ci serve qualcosa che faccia da tappo sotto lo scalino, cacciamogli sotto quei paramenti rossi laggiù e anche il tappeto che è là arrotolato...». Mica un arazzo qualsiasi, bensì quello di San Marco, solitamente steso davanti all'altare del patrono e abitualmente calcato durante i matrimoni e i battesimi, ma temporaneamente messo da parte con l'intento di sottrarlo all'alluvione. «Nell'istante in cui abbiamo messo il tappeto assicurano l'ex arciprete e il proto l'acqua si è fermata: quella che è entrata nella cripta, è passata dalle finestre, non dalla navata, altrimenti sarebbe stato il disastro».
I MINUTI E I CENTIMETRI
Intanto il conto alla rovescia è snervante, ma nella squadra che conta una quindicina di addetti coordinati da Piana, ognuno ha il proprio compito. Alle 10.04 si intravvedono i primi zampilli nella cripta e allora si accende la pompa. «Niente idrovore ci spiegano perché farebbero peggio, a causa delle spinte idrostatiche che rischierebbero di spaccare la pavimentazione. Invece se è coperto da un po' d'acqua, il marmo è gravato dal peso e resta fermo. Basta che sia solo un po', però...». Le app rilanciano sui cellulari il livello della marea. Ore 10.20: «Siamo a 120, forse siamo fortunati». Passano i minuti, viene posizionata anche la pompa vicino al Battistero, dove sono stati accatastati alcuni pezzi di pietra impregnati di salsedine e crollati sotto la furia dei 187 centimetri. Ore 11.14: «Siamo a 132, vuol dire che il livello cresce di dieci centimetri ogni trenta minuti. Dai che forse se a cavemo». Alle 11.23 si posiziona la prima paratoia in acciaio, dopodiché con una corda viene legata la porta di San Clemente, per evitare che sbatta sulle colonne in marmo di Aquitania. La porta Nicopeia è più bassa di una quindicina di centimetri, così alle 11.50 bisogna sbarrarla con una doppia tavola di legno, che viene sigillata con la schiuma poliuretanica e fermata con un rotolo di piombo. Ore 12.10: «Siamo a 142». Ore 12.23: «Siamo a 144, dai che se continua così, siamo salvi». Nel frattempo però il Centro Maree aggiorna le previsioni: «Un esteso fronte temporalesco ha limitato lo scirocco al litorale friulano e impedito il previsto dispiegarsi del vento sino alle nostre coste». L'orario del picco massimo slitta di mezz'ora, la tensione è composta ma palpabile. Arriva la telefonata del procuratore Pierpaolo Campostrini: «Dice che al mare il livello sta calando, ma sono salite le raffiche di vento. Quando c'è bora ci rimette Chioggia, quando c'è scirocco va peggio per Burano. E qui a San Marco? Non abbiamo ancora capito...». Le misurazioni raggiungono quota 150. Quando però scoccano le fatidiche 13.30, la discesa è già cominciata: 148. Un sospiro di sollievo e via ad allestire i banchi, visto che i vespri del pomeriggio sono salvi. Ma il proto Piana chiede: «Quand'è la prossima?».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci