IL PROTAGONISTA
BOLOGNA Aveva esagerato dicendo: «Stravinceremo». Ora si diffonde la voce: Salvini non arriva a Bologna a festeggiare, perché non c'è nulla da festeggiare. Si profila una sconfitta? Parrebbe dagli exit poll. Ma nonostante le voci che lo danno barricato a Milano il capo leghista si avvia a Bologna per mettere la faccia sull'esito elettorale e per non lasciare sola la Borgonzoni quale che sia il risultato. Il quartier generale della festa per ora mancata del Carroccio, nella nebbia della periferia bolognese, è a lungo immerso nella mestizia. Ma tutto può ancora accadere, e Salvini è convinto di vincere comunque. I pasticcini, nel caso, ci sono.
All'ora di cena, Salvini fa sapere: mi tengo prudente, poi vediamo. Insomma non vuole sbilanciarsi, perché risulta, a lui e ai suoi, che Bonaccini è in vantaggio. Le bottiglie di Sangiovese che aveva promesso di stappare per la festa restano per ora intoccabili. Se poi la situazione si ribalterà, allora brindisi.
LA GIORNATA
La certezza, il dubbio, la paura per Salvini. Che giornata! La mattina il video per dire «stiamo per liberare l'Emilia-Romagna». Poi l'inconfessabile timore, trasmesso soltanto ai più intimi: «Ma davvero ci sono numeri che dicono Bonaccini oltre il 50 per cento?». Salvini credeva di poter vivere una giornata più rilassante. Io ho fatto il massimo, l'Emilia-Romagna non ne può più del Pd, la Lega è fortissima e se poi la partita si chiuderà diversamente dalle nostre previsioni, pazienza. Ma fino all'ultimo voto sarà la battaglia e noi non molliamo fino alla fine.
Gli dicono per telefono: «C'è una grande affluenza a Bologna, no good». E lui: «Ma a Bologna sono tutti di sinistra, di che che cosa stupirsi? Provate ad andare sull'Appennino e vedrete che lì abbiamo consensi come neppure in Brianza». La speranza per il Pd è che, a forza di chiamare un referendum su di sé, Salvini finisca per mobilitare gli elettori di sinistra disillusi, distratti, in passato tentati dai 5 Stelle, che potrebbero tornare alle urne per fermare l'invasore milanese. E proprio questo parrebbe sia accaduto, ma chissà. «Aspettiamo, le partite più belle si vincono ai supplementari», è il mood degli ottimisti.
Il dubbio di aver fatto scattare il richiamo della foresta anti-Salvini frulla nelle mente di Matteo prima che si sappia qualcosa di più chiaro. «Ma quando si saprà?», è quello che lui chiede a tutti e tutti chiedono a lui. Ottimismo, bisogna essere ottimisti è comunque l'imperativo morale in casa leghista. Perché la campagna elettorale - nella considerazione del leader - è stata perfetta, la risposta della gente è stata stupenda ed esaltante, e chi ben lavora non può che vedere riconosciuta la propria fatica e la sincerità dell'impegno che ci ha messo.
Forse però Salvini aveva sottovalutato la forza di resistenza di un sistema esausto ma comunque profondamente radicato nella storia emiliana. E il richiamo della sfida che lui ha lanciato ha avuto anche la reazione di chi ieri - per un certificato perduto, o illeggibile, o scaduto - è andato negli uffici comunali per mettersi in regola e votare. In pochi giorni sono state rinnovate 30mila tessere elettorali. E molti si sono fatti rifare i documenti dicendo così: «Dobbiamo fermare la destra, siamo già in tanti».
Salvini non sull'Appennino emiliano ma sulle Alpi ha passato la giornata. In attesa di decidere, se arrivare oppure no a Bologna in nottata per festeggiare o spiegare la mala parata. Poco prima di pranzo ha fatto un appello su Fb invitando i cittadini della Calabria e dell'Emilia Romagna a non disertare le urne, si è dedicato alla figlia Mirta, con la quale ha prima visitato le stalle di un'azienda agricola e poi ha mangiato. Ma intanto, specie verso sera, sul telefonino arrivano dall'Emilia-Romagna, da parte di chi ha organizzato la sua campagna elettorale e quella della Borgonzoni sos del tipo: «Matteo la sinistra si sta scatenando nei confronti dei grillini, si sta verificando un bombardamento a tappeto, una richiesta capillare e dicono: votate pure M5S, ma poi mettete una croce su Bonaccini, per fermare la Lega, per fermare la minaccia sovranista che vuole prendersi non solo la nostra regione ma tutto il Paese». E il leader: «Sono le ultime, patetiche, forme di resistenza. Li travolgeremo». Ma forse anche no.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA BOLOGNA Aveva esagerato dicendo: «Stravinceremo». Ora si diffonde la voce: Salvini non arriva a Bologna a festeggiare, perché non c'è nulla da festeggiare. Si profila una sconfitta? Parrebbe dagli exit poll. Ma nonostante le voci che lo danno barricato a Milano il capo leghista si avvia a Bologna per mettere la faccia sull'esito elettorale e per non lasciare sola la Borgonzoni quale che sia il risultato. Il quartier generale della festa per ora mancata del Carroccio, nella nebbia della periferia bolognese, è a lungo immerso nella mestizia. Ma tutto può ancora accadere, e Salvini è convinto di vincere comunque. I pasticcini, nel caso, ci sono.
All'ora di cena, Salvini fa sapere: mi tengo prudente, poi vediamo. Insomma non vuole sbilanciarsi, perché risulta, a lui e ai suoi, che Bonaccini è in vantaggio. Le bottiglie di Sangiovese che aveva promesso di stappare per la festa restano per ora intoccabili. Se poi la situazione si ribalterà, allora brindisi.
LA GIORNATA
La certezza, il dubbio, la paura per Salvini. Che giornata! La mattina il video per dire «stiamo per liberare l'Emilia-Romagna». Poi l'inconfessabile timore, trasmesso soltanto ai più intimi: «Ma davvero ci sono numeri che dicono Bonaccini oltre il 50 per cento?». Salvini credeva di poter vivere una giornata più rilassante. Io ho fatto il massimo, l'Emilia-Romagna non ne può più del Pd, la Lega è fortissima e se poi la partita si chiuderà diversamente dalle nostre previsioni, pazienza. Ma fino all'ultimo voto sarà la battaglia e noi non molliamo fino alla fine.
Gli dicono per telefono: «C'è una grande affluenza a Bologna, no good». E lui: «Ma a Bologna sono tutti di sinistra, di che che cosa stupirsi? Provate ad andare sull'Appennino e vedrete che lì abbiamo consensi come neppure in Brianza». La speranza per il Pd è che, a forza di chiamare un referendum su di sé, Salvini finisca per mobilitare gli elettori di sinistra disillusi, distratti, in passato tentati dai 5 Stelle, che potrebbero tornare alle urne per fermare l'invasore milanese. E proprio questo parrebbe sia accaduto, ma chissà. «Aspettiamo, le partite più belle si vincono ai supplementari», è il mood degli ottimisti.
Il dubbio di aver fatto scattare il richiamo della foresta anti-Salvini frulla nelle mente di Matteo prima che si sappia qualcosa di più chiaro. «Ma quando si saprà?», è quello che lui chiede a tutti e tutti chiedono a lui. Ottimismo, bisogna essere ottimisti è comunque l'imperativo morale in casa leghista. Perché la campagna elettorale - nella considerazione del leader - è stata perfetta, la risposta della gente è stata stupenda ed esaltante, e chi ben lavora non può che vedere riconosciuta la propria fatica e la sincerità dell'impegno che ci ha messo.
Forse però Salvini aveva sottovalutato la forza di resistenza di un sistema esausto ma comunque profondamente radicato nella storia emiliana. E il richiamo della sfida che lui ha lanciato ha avuto anche la reazione di chi ieri - per un certificato perduto, o illeggibile, o scaduto - è andato negli uffici comunali per mettersi in regola e votare. In pochi giorni sono state rinnovate 30mila tessere elettorali. E molti si sono fatti rifare i documenti dicendo così: «Dobbiamo fermare la destra, siamo già in tanti».
Salvini non sull'Appennino emiliano ma sulle Alpi ha passato la giornata. In attesa di decidere, se arrivare oppure no a Bologna in nottata per festeggiare o spiegare la mala parata. Poco prima di pranzo ha fatto un appello su Fb invitando i cittadini della Calabria e dell'Emilia Romagna a non disertare le urne, si è dedicato alla figlia Mirta, con la quale ha prima visitato le stalle di un'azienda agricola e poi ha mangiato. Ma intanto, specie verso sera, sul telefonino arrivano dall'Emilia-Romagna, da parte di chi ha organizzato la sua campagna elettorale e quella della Borgonzoni sos del tipo: «Matteo la sinistra si sta scatenando nei confronti dei grillini, si sta verificando un bombardamento a tappeto, una richiesta capillare e dicono: votate pure M5S, ma poi mettete una croce su Bonaccini, per fermare la Lega, per fermare la minaccia sovranista che vuole prendersi non solo la nostra regione ma tutto il Paese». E il leader: «Sono le ultime, patetiche, forme di resistenza. Li travolgeremo». Ma forse anche no.
Mario Ajello
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