Il premier incontra Salvini: «Non soffiare sulla protesta»

Venerdì 9 Aprile 2021
IL RETROSCENA
ROMA Quarantacinque minuti a palazzo Chigi per non ottenere nulla o quasi. Matteo Salvini è andato da Mario Draghi per incassare il ritorno della zona gialla e le riaperture di bar e ristoranti da metà aprile, per l'esattezza da lunedì 19. Ma è uscito dallo studio del premier con in tasca ciò che Draghi ha detto più volte e ripetuto ieri sera in conferenza stampa: «Tutti vogliamo allentare la stretta anti-Covid, ma dipendere dai dati. Dunque, non posso azzardare date». In più, di fronte al pressing del leghista, l'ex capo della Bce ha fatto presente che la responsabilità di un eventuale rinvio delle riaperture dipende anche da ciò che faranno le Regioni (molte a guida leghista) sul fronte dei vaccini: «Se immunizzeranno le persone più vulnerabili, quelle sopra i 75 anni, ciò agevolerà la possibilità di aprire in sicurezza». Draghi ha risposto picche alla richiesta di prevedere uno scostamento di bilancio «di almeno 50 miliardi» per «aiutare le categorie più colpite dalla chiusure»: «Difficilmente potremo andare oltre i 30 miliardi». E ha detto al capo della Lega che «è un errore alzare bandierine di partito». E che «non bisogna soffiare sul fuoco della protesta». Per poi concludere con un altolà: «È il caso di evitare di continuare a lanciare attacchi a Speranza, ho molta stima e fiducia in lui...». Parole ripetute in conferenza stampa.
Una volta uscito da palazzo Chigi, dove in mattinata Pier Luigi Bersani aveva chiesto al premier di fermare gli attacchi contro Speranza, Salvini ha fatto filtrare di apprezzare questo carosello di incontri: «È un bene che Draghi cominci a sentire anche i segretari di partito». E, a favore di microfoni e telecamere, ha detto: «È stato un incontro molto utile, positivo, costruttivo».
A.G.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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