Il premier etiope soffia il Nobel della Pace a Greta

Sabato 12 Ottobre 2019
IL CASO
ROMA Il premio Nobel per la Pace va nuovamente all'Africa, ma stavolta alla regione del Corno, una delle più povere e martoriate del continente. Il prestigioso riconoscimento è andato al premier dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali. «Per i suoi sforzi è la motivazione del Comitato di Oslo per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea». L'assegnazione del Nobel per la Pace, come ogni anno, ha acceso il dibattito politico e sociale, soprattutto perché la grande favorita era Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese, appena sedicenne, paladina della lotta contro il cambiamento climatico.
I LEGAMI
In carica dall'aprile 2018, da quando ha iniziato a guidare il governo Abiy Ahmed Ali ha cambiato il volto del paese. In poco più di un anno ha tolto lo Stato di emergenza, liberato i prigionieri politici, legalizzato i partiti di opposizione. Storica anche la svolta di emancipazione femminile, con numerose donne ai vertici delle istituzioni, a cominciare da Sahle-Work Zewde, presidente della Repubblica. Ma la vera rivoluzione è arrivata nelle relazioni internazionali, in particolare con la vicina Eritrea, citata nelle motivazioni dell'assegnazione del Nobel per la Pace. Un tempo era un unico paese, fino all'auto-proclamazione dell'indipendenza di Asmara nel 1991 (ufficializzata con un referendum nel 1993), ma con l'avvio del conflitto, scoppiato nel 1998, i rapporti tra Etiopia ed Eritrea si sono interrotti, lasciando spazio alle armi. In due anni tra le 70.000 e le 100.000 persone hanno perso la vita, fino ad arrivare a una situazione di stallo racchiusa nell'espressione «nessuna pace, nessuna guerra».
Abiy Ahmed Ali, 43 anni e l'intera giovinezza trascorsa a convivere con il conflitto, ha fatto della distensione dei rapporti con l'Eritrea uno dei principali punti del suo programma di politico. Non tutti avrebbero scommesso che l'importanza data alla ripresa delle relazioni con Asmara lo avrebbe portato al potere, avendo l'Etiopia ben altri problemi interni. Invece così non è stato e a luglio 2018, soltanto tre mesi dopo la presa in carico del governo, ha annunciato il disgelo con Isaias Afwerki, 73 anni, eterno presidente dell'Eritrea, al potere dal 1991, disgelo suggellato dalla visita di quest'ultimo ad Addis Abeba dopo un'assenza di 22 anni.
Ripresa delle relazioni diplomatiche e anche dei rapporti commerciali, compresa la riattivazione delle rotte aeree tra i due paesi: i progetti di infrastrutture comuni sono numerosi, tutti promossi dall'Etiopia che, a causa dell'indipendenza dell'Eritrea, ha perso lo strategico sbocco sul Mar Rosso. L'arrivo di Abiy Ahmed Ali è stato letto come un segnale di speranza per l'intero continente. «Il premio Nobel per la pace 2019 ha precisato il Comitato di Oslo in un tweet intende anche riconoscere tutte le parti interessate che lavorano per la pace e la riconciliazione in Etiopia e nelle regioni dell'Africa orientale e nord-orientale».
«Felicitazioni sono arrivate da tutto il mondo, compresa l'Italia, a cui l'Etiopia è storicamente legata. «Le mie più calorose congratulazioni al mio grande amico e coraggioso statista Abiy Ahmed Ali è il messaggio del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte l'Italia è e sarà al tuo fianco». A ottobre Conte era volato ad Addis Abeba, primo leader europeo in visita in Etiopia dopo la pace con l'Eritrea, ricambiato da Abiy Ahmed Ali, che a gennaio è stato accolto a Palazzo Chigi.
Simona Verrazzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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