IL PIANO
VENEZIA I tanti micro-focolai, l'importazione del virus, l'abbassamento

Mercoledì 12 Agosto 2020
IL PIANO
VENEZIA I tanti micro-focolai, l'importazione del virus, l'abbassamento dell'età media e l'impennata di infetti asintomatici impongono al Veneto una stretta nelle attività di accertamento dei contagi e di ricostruzione delle relazioni. Per questo l'aggiornamento delle azioni del Piano di sanità pubblica, contenuto in una delibera approvata dalla Giunta regionale, detta le nuove regole per l'effettuazione di tamponi e test: a chi, come, ogni quanto. In vista dell'autunno, e considerando il potenziamento della capacità diagnostica fino a 32.000 analisi al giorno, viene inoltre ritenuto «opportuno, ancor più nello scenario attuale, che le indagini epidemiologiche dei nuovi casi positivi vengano estese, oltre ai contatti stretti (ad alto rischio), anche ad altri contatti sociali/occasionali (anche definiti a rischio basso)».
LE CATEGORIE
Per i pazienti con sintomi sospetti che accedono al Pronto Soccorso e agli ambulatori dei medici di base o dei pediatri, nonché prima di tutti i ricoveri, è confermato il tampone rinofaringeo. Vengono invece rimodulate le indicazioni per le altre categorie.
Nelle case di riposo, l'ingresso di un nuovo ospite deve essere accompagnato da due tamponi nell'arco di 14 giorni, che occorre trascorrere in osservazione «in un modulo di accoglienza temporanea». Per gli anziani e per gli addetti, il controllo va ripetuto ogni 30 giorni, «fermo restando la possibilità di incrementare tale frequenza in presenza di nuovi casi». Nell'eventualità in cui venga accertato un contagio, infatti, l'accertamento deve essere subito riproposto ai contatti e «si può valutare l'opportunità di anticipare lo screening di tutti gli ospiti ed operatori, e di ripeterlo temporaneamente a cadenza inferiore». Per il personale rientrato dall'estero dopo una permanenza di almeno due settimane, poi, vanno fatti un primo tampone all'arrivo e un secondo «a distanza di 5-7 giorni e, comunque, prima della conclusione della quarantena quando prevista».
Questa stessa misura scatta nei confronti dei sanitari ospedalieri che tornano da oltre confine. La disposizione generale è invece di un tampone ogni 30 giorni per i medici, gli infermieri e gli oss coinvolti nell'assistenza ai malati Covid o a pazienti fragili, dunque quelli che lavorano in Terapia intensiva, Malattie infettive, Geriatria, Lungodegenza, nonché i camici bianchi delle unità speciali di continuità assistenziale e delle commissioni di invalidità, i medici di base e i pediatri di libera scelta.
Una volta al mese c'è il tampone rinofaringeo, o in alternativa un test rapido (da confermare in laboratorio in caso di positività, in attesa della validazione del kit), anche per il personale che assiste i disabili sensoriali, psichici e intellettivi, «in considerazione dell'oggettiva difficoltà» a mantenere mascherine e distanze.
Test ed eventualmente tampone, da ripetere a discrezione dell'Ulss (a Treviso sta avvenendo una volta alla settimana), diventano la prassi anche per ospiti e lavoratori dei centri per migranti. In questi luoghi viene prescritto pure il rispetto di misure igienico-sanitarie quali «utilizzo corretto della mascherina a protezione delle vie aeree, igiene delle mani, igiene respiratoria, distanziamento interpersonale, automonitoraggio delle condizioni cliniche».
Per le badanti, ma anche per i lavoratori che rientrano da trasferte fino a 5 giorni, sono previsti il test di biologia molecolare o quello diagnostico rapido all'arrivo e a distanza di 5-7 giorni, più l'eventuale quarantena in base al Paese di provenienza. Per i braccianti stagionali dell'agricoltura e i passeggeri dei pullman in arrivo da Romania e Bulgaria, invece, sono disposti il test sierologico o quello diagnostico, entrambi rapidi; in caso di positività, segue il tampone rinofaringeo.
Le aziende sanitarie possono comunque decidere ulteriori controlli a gruppi di popolazione che rivestono un particolare interesse epidemiologico per le rispettive realtà locali.
LE INDAGINI
Per quanto riguarda le indagini epidemiologiche, ecco le nuove linee guida per i contatti dei casi positivi. Quelli stretti vanno messi in quarantena e sottoposti al tampone all'inizio e alla fine. Per quelli occasionali, se manifestano sintomi è sufficiente un test di biologia molecolare all'avvio della sorveglianza; se sono asintomatici, è il Servizio di igiene e sanità pubblica a valutare la necessità dell'isolamento domiciliare (con diagnosi di laboratorio finale) o il semplice automonitoraggio con prosecuzione della normale vita di comunità.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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