IL PERSONAGGIO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO «Sono uno dei pochi politici che

Martedì 21 Gennaio 2020
IL PERSONAGGIO
SAN GIOVANNI IN PERSICETO «Sono uno dei pochi politici che va a processo con il sorriso. Ho già preparato le bottiglie di lambrusco, alla faccia di chi ci vuole male, e ora le andiamo a stappare». Nel giorno del sì al suo processo voluto, ordinato anzi, da lui medesimo, il leader della Lega va dalla piazza del comizio all'antica drogheria Bergamini a piazza Cavour. Brinda - «Mi vogliono arrestare perché hanno paura della libertà che la Lega rappresenta» - e scherza allegrissimo: «Preparate le arance da portarmi a San Vittore». Si gira verso uno dei presenti e gli fa: «Ma è lì che andrò a finire? Io non ho preferenze, facciano come vogliono per la galera, ma sia per il carcere sia per il processo trovino un luogo molto grande. Ci porterò tutto il popolo italiano». «Veniamo tutti in tribunale con te», gli gridano i fan.
Ma dopo tante piazze piene, la piazza di San Giovanni in Persiceto - dove la Lega è il primo partito in questo comune da 28mila abitanti, ha il sindaco, il 33 per cento alle Europee e il Pd dietro al 32 - non è pienissima. E quella accanto, occupata dalle Sardine, più o meno la equivale. Riprova che l'Emilia-Romagna è divisa in due e fino all'ultimo non si saprà chi vince le elezioni. Il mood salvinista nella giornata cruciale del voto in Giunta al Senato è questo: Salvini: «Il Pd vuole mandarmi a processo dopo il voto in Emilia-Romagna, ma io ci vado anche subito. Vengano a prendermi qui, se ne hanno il coraggio. Ma non ce l'hanno, vogliono fare tutto di nascosto. Hanno preferito assolvere Carola, e mandare alla sbarra un ministro che ha difeso l'Italia. Io mi sento come Silvio Pellico».
MONARCHIA-REPUBBLICA
Ma la sua vendetta, quella vera, la vuole consumare lunedì. Nelle urne regionali: «Stravinceremo», preconizza. «E quando lunedì avremo trionfato, si avrà la dimostrazione che la vita reale batte sempre la fantasia. Quella fatta di Sardine che ci rompono gli zebedei, ma domenica votano uomini e donne e non pesci, scoiattoli o altri animali». «Mi raccomando, andate a votare. E' come il referendum monarchia repubblica. È una scelta tra il passato e il futuro».
A pranzo, con un paio di centinaia di emiliani, Salvini ha mangiato da Tomi a San Lazzaro di Savena. Tortellini in brodo, affettati e tutto il resto. «Un ministro - dice ai commensali - che difende il confini e lotta contro l'immigrazione clandestina andrebbe premiato e non indagato». Cita Giovannino Guareschi: «Andó in galera per diffamazione. Se per salvare la libertà del popolo italiano dovrò andarci anche io, allora sarò pronto a sacrificarmi». Mentre ingoia un pezzo di mortadella, osserva: «Io qui in mezzo al popolo, mentre Bonaccini stasera cena dallo chef stellato Bottura. E sapete quanto ha chiesto agli invitati? Un millino. Ma come si fa a pagare mille euro per andare a cena con Bonaccini? Noi mangiamo qui, spendiamo 25 euro e beviamo Sangiovese». Poi annuncia che oggi osserverà il digiuno e chiede alla gente di unirsi all'iniziativa.
Il colpaccio mediatico è la petizione partita sulla rete, contro la persecuzione ai danni del Capitano, e che - tra Gandhi e Pannella, ma suvvia - si chiama Digiuno per Salvini. Per la sua libertà, a turno non si mangia. E cominciano a fioccare le adesioni. Quanto alla partita emiliana, giovedì il capo leghista sarà a Bibbiano, e altra sfida non facilissima con le Sardine. Venerdì chiude la campagna elettorale alle case popolari del Pilone, a Bologna e poi il finale a Ravenna, dove la Lega è in difficoltà. E il comizio unitario con Berlusconi e Meloni? Giorgia ha proposto un'iniziativa a tre - almeno una conferenza stampa - sul modello di quelle che hanno portato fortuna in Sardegna, in Abruzzo e in Umbria. Salvini nicchia perché vuole i riflettori tutti per sé. Ma ognuno sta guardando la propria agenda e chissà.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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