Il percorso della variante: un bagno nel Gange prima di ritornare in Veneto

Mercoledì 28 Aprile 2021
L'EMERGENZA
VENEZIA L'onda lunga del Kumbh Mela, la festa induista che ha causato in questi giorni migliaia di vittime in India per il Covid, è arrivata anche in Veneto, nel Vicentino, a Villaverla tra le colline bassanesi. Perché i due casi di positivi alla variante indiana nel Bassanese - si tratta di padre e figlia - arrivano proprio da lì, da quel rito religioso che richiama sulle rive e nelle acque del Gange milioni di induisti da tutto il mondo per la partecipare alla cerimonia e immergersi nel letto del fiume sacro.
E sono contagi di rientro anche i due casi di sospetti positivi alla variante indiana individuati nel territorio dell'Ulss 3 di Venezia i cui tamponi sono ora sotto sequenziamento da parte dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Legnaro, nel Padovano, centro regionale per l'individuazione e lo studio delle mutazioni.
IL BAGNO NEL GANGE
A confermare l'ipotesi della festa hindu è Ruggero Gonzo, sindaco di Villaverla, tranquillizzando i suoi concittadini.
L'uomo contagiato fa il meccanico e da molti anni l'Italia è diventata la sua seconda patria, come per altre undici famiglie del paese tra Vicenza e Thiene. Con la figlia sono rientrati dall'India il 7 aprile atterrando a Bergamo e da lì hanno preso un taxi per tornare a casa.
«Hanno segnalato il loro viaggio al sito dell'Ulss 7 chiedendo di fare il tampone - racconta Gonzo - Lo hanno fatto il 14 aprile: padre e figlia sono stati trovati positivi alla variante indiana mentre per la madre, asintomatica, stanno ultimando gli accertamenti; stanno tutti bene». Tutti e tre sono a casa in quarantena. «C'è un collegamento diretto con l'India - conferma Antonia Ricci, direttrice dello Zooprofilattico delle Venezie - il che vuol dire che non è un'infezione autoctona ma che viene da qualcuno che rientra da quei Paesi». Il fatto che il contagio sia avvenuto all'estero e sia stato segnalato e preso in carico in tempo, ha permesso di isolarlo.
IL CASO VENEZIANO
Sotto esame invece due casi di due cittadini bengalesi residenti nel territorio veneziano dell'Ulss 3 Serenissima che nei giorni scorsi sono tornati dal loro Paese d'origine e sono risultati positivi al virus. Il sospetto è che anche per loro si tratti di variante indiana. «Non siamo ancora certi, ma una mutazione c'è di sicuro - conferma la direttrice Ricci - Il sequenziamento è ancora in corso e i risultati arriveranno verso il fine settimana. Intanto l'azienda sanitaria di riferimento li ha già presi in carico con tutte le misure di controllo del caso». Il balzo in avanti nella comunicazione dei due presunti casi non ha fatto però piacere al dg dell'Ulss 3, Edgardo Contato: «Con l'attenzione che c'è, prima di dire che c'è un sospetto dovrebbero dirlo a me», la frecciata del dg. Soprattutto perché nel Veneziano è alto il numero dei componenti della comunità bengalese.
La storia dei due sospetti ricalca l'iter del padre e della figlia indiani di Villaverla. «Al rientro in Italia - continua Ricci - hanno seguito le regole, hanno fatto la segnalazione del viaggio, il tampone e sono entrati in quarantena. Visti i protocolli per chi rientra da certe zone del mondo, ci sono stati inviati i test che stiamo analizzando». La direttrice dell'IzsVe ci tiene però a tranquillizzare: «Potrebbe esserci una similitudine con la brasiliana e rendere l'azione degli anticorpi meno efficace. Nella peggiore delle ipotesi - conclude - non è più pericolosa di una variante che già conosciamo».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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