Il Patriarca: «Serve uno statuto speciale Venezia è diversa da tutte le altre città»

Mercoledì 20 Novembre 2019
L'APPELLO
VENEZIA Una città che «deve guardare agli eventi della notte tra il 12 e il 13 novembre scorso come a un momento di difficoltà che deve unire la nostra città, ce la deve far sentire più nostra. Non come un oggetto di possesso ma come una casa comune da abitare, come un luogo dato in custodia non come una merce da mettere in vendita».
Non usa perifrasi e va dritto al sodo il patriarca Francesco Moraglia, nell'inaugurare il ponte votivo sul Canal Grande e aprire la festa della Madonna della Salute, giovedì. Il suo è un appello a Venezia, a ritrovare un tessuto sociale che spesso è latente. «C'è bisogno di una realtà che goda delle visite dei turisti ma sappia riscoprire quella condivisione fondamentale che ci deve essere in una polis. Una città che deve vivere come città, come spazio per famiglie, anziano e bambini. Chiediamo che ripensando con amore a quello che abbiamo vissuto, la Madonna della Salute ci possa far crescere come città solidale a partire dalla nostra grande tradizione cristiana».
Già in mattinata il patriarca aveva lanciato un suo personale grido di dolore per l'Aqua Granda che giusto una settimana fa seppelliva Venezia. Per poi ripetersi altre due volte nel giro di cinque giorni. «Quando io chiedo uno statuto speciale per Venezia non chiedo assolutamente nessuna forma di autonomia o di separazione, ma semplicemente di riconoscere che Venezia è una realtà diversa rispetto alle altre città, e quindi per essere giusti va trattata diversamente», ha detto il patriarca a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico della Facoltà Teologica del Triveneto, in seminario a Padova.
«Questo - ha precisato Moraglia - non vuol dire che dobbiamo portare a casa più soldi degli altri, sto facendo un discorso di rispetto di questa realtà. L'acqua alta - ha aggiunto monsignor Moraglia - è terminata nell'emergenza immediata, ma la sfida che noi abbiamo è quella di ripensare la città. Il problema sono i mesi di ottobre-novembre dell'anno prossimo e dell'altro, perché prima del 31 dicembre 2021 il Mose non sarà pronto: saranno due autunni e inverni preoccupanti, anche perché la gente è esasperata».
IL NODO TURISMO
Ecco, poi, nel discorso del patriarca, il capitolo dell'industria del turismo, che soffoca Venezia in maniera costante. Tema che lo stesso Moraglia avrebbe toccato poi nell'apertura della Festa della Salute. «Ci sono dei comportamenti cittadini che dovremmo valutare pensando che non si può ottenere tutto da un territorio che deve essere rispettato, perché Venezia è fragile e non si può spremere come un limone - l'attacco - Bisogna regolare i flussi in modo democratico: se un papà di Treviso o di Vicenza viene a Venezia con la moglie e i figli e prende il battello a certi costi, mettiamo deterrenti e scoraggiamo chi ha poche risorse? Cosa facciamo, il turismo dei nababbi?».
Ecco che poi il patriarca ha raccontato un episodio accaduto la scorsa primavera: «La domenica dopo Pasqua sono andato a dare la cresima nella chiesa dei Santi Apostoli, camminando normalmente sono 10-11 minuti da piazza San Marco: non sono bastati 45 minuti per fare il tragitto, perché eravamo continuamente fermi per il flusso di persone». Per poi arrivare tristemente a fine giornata, quando Venezia «è un po' una città disabitata, la città dei morti».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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