Il ministro dell'Ambiente: «Fucili fermi la domenica»

Martedì 2 Ottobre 2018
LA POLEMICA
ROMA Il ministro dell'Ambiente Sergio Costa lancia «un appello alle Regioni affinché modifichino fin da subito il calendario in corso e blocchino almeno le battute di caccia (quelle ai cinghiali, le più pericolose e a rischio incidenti) la domenica, quando boschi e monti sono popolati ancora di più di escursionisti». Così il ministro dell'Ambiente Sergio Costa in un post su Facebook dopo la tragedia in provincia di Imperia. «In tantissimi mi avete scritto chiedendomi una posizione netta sulla caccia - scrive Costa -. Quanto è accaduto ieri è una tragedia enorme, che ci ha colpiti tutti nel profondo. Ho detto più volte che stiamo lavorando all'inasprimento delle pene per i bracconieri e per chiunque maltratti gli animali. Ma qui siamo in un campo differente. Parliamo di attività venatoria autorizzata e le mie convinzioni purtroppo valgono poco. Secondo l'ordinamento italiano, la materia è di competenza del ministero dell'Agricoltura e gestita dalle Regioni. I calendari venatori regionali in vigore sono stati definiti mesi fa. Voglio però lanciare un appello alle Regioni affinché modifichino fin da subito il calendario in corso e blocchino almeno le battute di caccia (quelle ai cinghiali, le più pericolose e a rischio incidenti) la domenica, quando boschi e monti sono popolati ancora di più di escursionisti, da chi va a funghi, a castagne o semplicemente vuole godersi la natura senza correre il rischio di morire».
Le risposte dalle regioni però sono all'insegna dello scetticismo: «Purtroppo - dice l'assessore veneto alla caccia, Giuseppe Pan - non credo che vietare la caccia la domenica annulli il rischio di incidenti, come quello successo in Liguria: una vera tragedia, e bisogna avere rispetto per la famiglia della giovane vittima. Gli incidenti di caccia possono accadere il sabato o in qualunque altro giorno della settimana, per ridurre al massimo questi rischi l'unico metodo è la prevenzione e la preparazione dei cacciatori, come facciamo noi in Veneto dove i cacciatori sono circa 42 mila e sono coinvolti - tramite selezione, in corsi e affiancamento con le guardie forestali - nei piani di contenimento del cinghiale».
LE SOLUZIONI
Nel 2018 la Regione Veneto ha messo a bilancio 350 mila euro per le attività di formazione e responsabilizzazione dei cacciatori e delle associazioni venatorie, per prevenire il deprecabile fenomeno del bracconaggio, appunto con la realizzazione di corsi, materiale divulgativo e incontri informativi che prevedono, tra le altre azioni, ogni possibile ulteriore incremento in materia di sicurezza, etica venatoria e isolamento di comportamenti scorretti. E Pan sottolinea: «Chi va a caccia deve essere preparato e formato. E quelli che vanno a caccia di cinghiali sui Colli Euganei, ad esempio, sono sempre accompagnati dalla guardie del Parco, mentre altrove vengono seguiti dagli agenti delle Polizie provinciali. Solo così si possono ridurre al minimo i possibili incidenti».
L'assessore ricorda infatti che in Veneto non è possibile la caccia al cinghiale con il metodo della braccata, ma solo quello da posta fissa e della girata, con i cani. Anche questo fa la differenza e spiega come mai in una regione con quasi 42 mila cacciatori e migliaia di cinghiali almeno sinora non sono avvenuti incidenti mortali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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