Il Mes in aula mercoledì, i grillini nel caos E Lombardi su Raggi: no deroghe per il bis

Domenica 8 Dicembre 2019
LO SCENARIO
ROMA La bomba grillina potrebbe scoppiare mercoledì in Senato. Se i grillini, in linea con le forzature di Di Maio ora però in via di ammorbidimento, presenteranno una risoluzione sul Mes distinta e opposta a quella del Pd come i pasdaran filo-leghisti vorrebbero, la crisi di governo sarebbe nelle cose. Se invece tutto procederà in accordo, non facile con i dem, la fronda dei Lannutti, dei Paragone, dei Grassi (il senatore napoletano già quasi passato al Carroccio) e degli altri (quanti? anche Toninelli?) pasdaran anti-Ue potrebbe scattare con esiti facili da immaginare, considerando i numeri risicati che la maggioranza di governo ha a Palazzo Madama. Identico problema politico, ma con numeri diversi, a Montecitorio. Situazione esplosiva insomma, e sono già in corso mediazioni interne ed esterne, da parte di Di Maio, per evitare il big bang. Il premier Conte dice di non essere preoccupato («Il dibattito avrà una caratura tecnica oltre che politica, ci confronteremo sulla base di argomentazioni e il confronto è il sale della democrazia») e invece vive con una certa apprensione quel passaggio parlamentare.
Di Maio dopo aver consultato i 14 capigruppo M5S delle commissioni parlamentari, che gli hanno dato un quadro pessimo della situazione ma gli hanno assicurato che non stanno preparando un documento ribaltonista contro di lui, prova a rassicurare se stesso, attribuendo a «fantasie giornalistiche» tutte le voci che raccontano del crepuscolo della sua leadership. Naturalmente così non è. E infatti un alto esponente grillino di governo spiega lo stato dell'arte: «Grillo ha messo sotto attenzione Di Maio, ne osserva meticolosamente le mosse, per vedere se non si spostano troppo dalla linea che gli ha dato nell'incontro all'Hotel Forum. E gli ha dato un mese di tempo: o Luigi cambia, e la smette di stressare il Pd e il nostro stesso movimento, oppure bisognerà pensare a un sostituto». Davvero è così drastico Grillo? Chissà. Ma ormai sono così deteriorati i rapporti interni che qualsiasi voce, vera, reale o supposta, contribuisce a far lievitare il caos.
NOSTALGIA DI SALVINI
Di Maio non smette di ripetere a tutti i suoi interlocutori qual è la propria linea: «Non è vero che voglio le elezioni per tornare con Salvini. Non ci penso proprio. Chi dice che avrei un patto con il capo leghista per portargli lo scalpo di Conte dice sciocchezze». E allora la strategia quale sarebbe? Chi parla con Di Maio la racconta così: «E' convinto che dobbiamo insistere sui nostri temi identitari, e il Mes è uno di questi così come il salario minimo, perché sono quelli che piacciono ai nostri elettori. C'è uno zoccolo duro del 15 per cento e non dobbiamo permettere che si eroda neppure un po'». Che lo zoccolo duro sia del 15 per ceto, e non magari del 5, è tutto da vedere. Mentre è certo che se davvero Di Maio volesse provocare la crisi per andare alle elezioni, resterebbe da solo o al massimo con un paio dei suoi. E Grillo e Casaleggio, che anche finanziariamente dalla prosecuzione della legislatura a tutto da guadagnare, lo dimissionerebbero all'istante. Dunque è stretta e tortuosa la via che si para davanti al capo politico che nulla vuole cedere del suo potere. In mezzo però aio fulmini e alle tempeste. Lo strale lanciato da Roberta Lombardi (la quale ieri ha anche chiuso il capitolo Raggi bis sul Campidoglio: «Nessuna deroga, anche per lei vale il limite dei due mandati») è questo: «Da Di Maio vorrei meno tweet e più mediazione». E stronca la linea anti-Pd: «L'atteggiamento di Luigi è quello di un capo politico che sta cercando di mantenere la nostra identità all'interno del governo. Ma lo fa in una modalità molto muscolare che non condivido. Abbiamo fatto un investimento su questo governo, per fare cose utili per il Paese. Quindi questo modo di porre sempre dei distinguo, alla ricerca sempre del titolo o dell'agenzia che ti ponga più in evidenza, è stancante». Lo pensano la Lombardi, lo pensano tutti.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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