Il libro di Renzi e i populismi: ecco perché il governo salterà

Giovedì 14 Febbraio 2019
Accanto al reddito di cittadinanza, il governo populista scommette sul provvedimento denominato «Quota 100». Si tratta di una minima modifica della legge Fornero per anticipare il prepensionamento di alcune categorie, anche indipendentemente dall'aspettativa di lavoro. Trovo sbagliato che la nostra generazione debba pagare, con i contributi di oggi, le baby pensioni dei genitori, che hanno usufruito di scivoli particolarmente favorevoli per uscire dal mercato del lavoro in età ancora relativamente giovane.
Ritengo altresì discutibile che, nel suo impeto populista, il governo non si limiti a lasciare la libertà di andare in pensione prima a chi ha bisogno o voglia di farlo: questa opportunità era infatti già prevista dal nostro esecutivo, attraverso una misura chiamata «Ape», che consentiva, in caso di persone in sofferenza perché lavoratori precoci o con difficoltà personali, il pagamento da parte dello Stato di una sorta di pensione anticipata rispetto ai limiti di legge. E c'era anche la possibilità per il richiedente l'anticipo di contribuire con un abbassamento temporaneo dell'assegno percepito, scelta di libertà sacrosanta che ti permette di andare in pensione prima: rinunciando a qualche decina di euro al mese ti paghi l'anticipo e non lo fai pagare alle nuove generazioni. Tutt'altra storia è un provvedimento come Quota 100, perché l'allungamento della prospettiva di vita è un dato di fatto. Scaricare il costo delle prestazioni previdenziali sulle giovani generazioni è profondamente ingiusto dal punto di vista dell'equilibrio e dell'equità. È un costante gravare su coloro che verranno con il peso del consenso immediato. In questo senso la Lega, pur avendo una constituency profondamente diversa dai 5 Stelle per quanto attiene al lavoro nero, alle infrastrutture, all'idea stessa di reddito di cittadinanza, che la sua base profonda al Nord pare non apprezzare più di tanto, con la modifica della legge Fornero paradossalmente sposa lo stesso principio filosofico e culturale su cui si fonda il reddito di cittadinanza.
Una manovra contro il lavoro che anche in questo caso scarica i costi su chi verrà.
Il Veneto lavoratore e sgobbone non potrà apprezzare. Prima o poi su questo tema la maggioranza salterà.
Nei prossimi mesi, infatti, la situazione economica potrebbe ahinoi peggiorare. Dopo quattordici trimestri consecutivi di crescita, nella seconda metà del 2018, in contemporanea con le prime misure del governo Conte, il Pil è di nuovo negativo. L'Italia torna in recessione. L'economia mondiale rallenta, quella italiana inchioda. Anzi, ingrana la retromarcia.
La battaglia contro i populisti si giocherà non solo sul piano culturale ed educativo, ma anche su quello squisitamente economico.
Perché gli italiani possono anche scegliere di credere a qualche fake news, ma quando si tratta del loro portafoglio pongono grande attenzione al futuro dei propri risparmi. Se, come è evidente, le scelte autoreferenziali e masochiste del governo gialloverde hanno portato alla recessione, è presumibile che un sentimento di inquietudine e di preoccupazione crescerà in quella classe media che pure è stata decisiva nella vittoria elettorale dei Salvini e dei Di Maio. Ovviamente, da italiano e da cittadino, spero che le misure economiche del governo, come di ogni governo del mio paese, funzionino. Purtroppo, non da amministratore ma da persona di buon senso, ritengo che ciò in queste condizioni sia impossibile. Quello che è certo è che il tempo farà chiarezza, che i numeri reali saranno un banco di prova per tutti i castelli in aria e le narrazioni improbabili, che i fatti opporranno una forte resistenza alle chiacchiere.
Non credo in un subitaneo rallentamento dello scenario economico europeo nel 2019. Maggiori inquietudini possono venire da un eventuale rallentamento della crescita cinese, sotto il 6%, o dalle tensioni istituzionali ed economiche degli Stati Uniti di Donald Trump. Tutte le persone ragionevoli auspicano che si possa concludere il faticoso accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina, che darebbe un notevole impulso alla crescita del Pil a livello globale. Comunque sia, per molti di noi il 2019 è considerato l'ultimo anno di un lungo ciclo, non il primo del ciclo successivo.
Fuori sta per piovere, insomma. E l'Italia sembra rifiutare per scelta di prendere l'ombrello. Abbiamo fatto una legge di bilancio contro il lavoro. Stiamo bloccando le infrastrutture. Il superamento delle nostre iniziative, come il superammortamento, rallenta la crescita dei settori della nostra economia che tirano. Tutto ciò produce il rischio di una recessione. Certo: la crisi è resa possibile anche dalle difficoltà economiche dello scenario europeo e mondiale, sarebbe intellettualmente disonesto negarlo. Ma se in Italia la situazione è peggiore che altrove, è in ragione delle scelte di populismo economico che questi signori stanno mettendo in atto.
Matteo Renzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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