Il governatore: «Sanità centralizzata? Da ministro non ce la farei neanche io»

Sabato 15 Maggio 2021
LA POLEMICA
VENEZIA Il monito è risuonato l'altro giorno, fra le righe della relazione sull'attività svolta dalla Corte Costituzionale nel 2020, l'anno nero del Covid. «La peculiarità di un servizio sanitario nazionale ma a gestione regionale richiede un esercizio forte, da parte dello Stato, del potere di coordinamento e di correzione delle inefficienze regionali», ha affermato il presidente Giancarlo Coraggio, riaccendendo in termini giuridici il dibattito (in verità mai sopito) sull'opportunità o meno di centralizzare la competenza sulla sanità. Così ieri il governatore Luca Zaia è tornato a chiedere di circostanziare la critica, spiegando di non volerne fare un caso personale ma oggettivo: «Si dica quali Regioni e quali inefficienze. E comunque, se anche mettessero me a fare il ministro della Salute, da Roma non potrei mai gestire bene la materia come chi sta sui territori».
IL RICHIAMO
Nel suo richiamo, il presidente Coraggio ha usato toni piuttosto perentori, a proposito della necessità di un coordinamento statale: «Un esercizio inadeguato di questo potere non solo comporta rischi di disomogeneità ma può ledere gli stessi livelli essenziali delle prestazioni, sul cui rispetto, anche nel 2020, la Corte si è più volte soffermata. Questo problema di fondo si è riproposto nel contesto attuale, pure caratterizzato dalla competenza esclusiva dello Stato in materia di profilassi internazionale, competenza che avrebbe dovuto garantire quell'unitarietà di azione e di disciplina che la dimensione nazionale dell'emergenza imponeva e tutt'ora impone».
LE CATENE
Ripensando a questi 15 mesi di pandemia, Zaia ha escluso di dover fare autocritica per qualche inefficienza del Veneto. «Il lavoro di squadra ha premesso premia sempre. Ma pensare di venir fuori da una tragedia con un'unica autorità nazionale che governa i territori vuol dire non aver chiari i problemi. Le catene decisionali devono essere le più corte possibili. Altrimenti anche mettendo al vertice il premio Nobel alla salute, non se ne viene fuori. In questo campo funziona l'integrazione. Ho il massimo rispetto per la Corte Costituzionale, ma è una vita che vedo queste relazioni. Allora penso che, se c'è un problema, sia giusto qualificarlo: quali Regioni e quali inefficienze? Non possiamo pagare tutti per colpa di qualcuno. Non mi risulta che il Veneto sia stato inefficiente». Il leghista ha citato al riguardo la visita, avvenuta sempre l'altro ieri, del commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo: «È venuto un uomo dello Stato a dirci: se tutti fossero come i veneti... Ecco, anche se mettete me lì, non riesco a gestire la sanità d'Italia. Sei bravo se hai qualcuno che ti suona il campanello e ti dice che ha un problema: più distante sei, meno senti. Bisogna cominciare a dire chi si comporta male e perché, non si può fare un'equa divisione del malessere. Non sto dicendo neanche che chi sta male deve morire del suo male: tutte le Regioni devono riscattarsi, anche quelle del Sud, ma non si può per questo far tirare il freno a mano al Nord».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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