IL GIALLO
VENEZIA Paolo Venuti rompe il silenzio. Il commercialista di Padova,

Mercoledì 17 Aprile 2019
IL GIALLO
VENEZIA Paolo Venuti rompe il silenzio. Il commercialista di Padova, già prestanome di Giancarlo Galan e ora nuovamente indagato insieme alla moglie Alessandra Farina e ai soci Guido e Christian Penso, espone la sua verità sul famoso deposito bancario della Croazia in cui, secondo la Procura di Venezia, sarebbe stato nascosto il tesoro del Doge. Un racconto dal finale inaspettato, rispetto agli atti dell'inchiesta finora conosciuti, tanto da essere così sintetizzato dagli stessi contitolari del suo studio, rilanciandone la lettera sul web: «I soldi del conto svuotato sono in Italia da anni, e già in mano alla giustizia».
IL PROFESSIONISTA
Nella sua nota, Venuti premette di parlare nella sua «qualità di beneficiario effettivo, o avente diritto economico, del conto». Il riferimento è all'ultima localizzazione della provvista alimentata fra il 2002 e il 2015, quella alla Veneto Banka di Zagabria, il cui saldo secondo il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto al 31 dicembre 2014 «ammontava ad euro 1.851.993,48» e al 30 giugno 2015 «a meno di 2.000 euro». Scrive il professionista: «Quelle somme (ma non ne precisa l'importo, ndr.) sono state rimpatriate giuridicamente in Italia sin dal 2009, con intestazione ad un intermediario autorizzato, e poi fisicamente trasferite in Italia, presso la BIM Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni in data 17/04/2017, cioè non appena dissequestrate dalle autorità croate che, dopo due anni di indagini, non avevano rinvenuto alcun motivo per prorogare il sequestro».
A quel punto, aggiunge il commercialista, è intervenuta la signora Farina, formalmente intestataria della riserva: «Mia moglie, con una scelta di completa trasparenza e correttezza, ha all'epoca deciso di revocare il mandato alla fiduciaria e di trasferire le somme presso una banca italiana, pur essendo formalmente al corrente dell'esistenza, sin dal 2013, di indagini a proprio carico per l'ipotesi di reato di riciclaggio. Tali somme sono state integralmente acquisite al FUG (il Fondo Unico Giustizia, ndr.) in data 09/04/2019 per ordine del Procuratore Aggiunto della Repubblica, dott. Stefano Ancilotto».
Conclusione di Venuti: «Il conto croato è stato effettivamente svuotato da mia moglie, che lo ha consegnato deliberatamente alla giustizia italiana. Della sorte delle somme sequestrate deciderà il Tribunale competente. Queste informazioni erano facilmente acquisibili, senza necessità di rivolgersi alle autorità croate, in quanto si tratta di movimenti tutti bancariamente tracciati in Italia, e quindi disponibili nell'anagrafe dei conti».
GLI INQUIRENTI
Fin qui la versione del professionista. Rispetto agli accertamenti effettuati dagli inquirenti, risultano però alcuni punti da chiarire. Finora la Procura ha sempre spiegato di essere risalita al conto croato solo attraverso le indagini bancarie della Guardia di finanza, in quanto Venuti non ne avrebbe fatto cenno nell'interrogatorio del 2014 e Farina non sarebbe mai stata sentita. Inoltre, in risposta alla rogatoria avviata dall'autorità giudiziaria lagunare, Veneto Banka si sarebbe limitata a riferire che il conto era pressoché vuoto, senza rivelare chi l'avesse svuotato né dove fossero stati trasferiti i soldi. Quanto alla cifra effettivamente sequestrata la settimana scorsa dalla Procura, si tratterebbe solo dei 300.000 euro ritenuti il prezzo dei reati di riciclaggio aggravato del presunto tesoro di 1,5 milioni, secondo l'ipotesi contestata agli indagati Farina e Penso. In ogni caso quei denari sarebbero stati rinvenuti dalle Fiamme Gialle consultando di loro iniziativa l'anagrafe tributaria, non perché fossero stati spontaneamente consegnati loro.
SUI SOCIAL
Come detto la missiva di Venuti è stata interamente condivisa dai soci Penso, in particolare da Christian, che in serata ha rilanciato sul proprio profilo Facebook il testo, pubblicato sul sito Internet dello studio alla voce «La rubrica delle fake news». Un messaggio evidentemente diretto agli organi di informazione e accompagnato dall'immagine di un cartello stradale con la scritta Stop.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci