Il giallo irrisolto di un suicidio che sembra un omicidio

Lunedì 14 Gennaio 2019
I DUBBI
VENEZIA La verità sembra scontata, ma solo in apparenza. Perché di certo, in realtà, al momento non c'è ancora nulla: altrimenti il gip veneziano Barbara Lancieri non avrebbe accettato l'opposizione della famiglia alla richiesta di archiviazione della procura, chiedendo nuove indagini. «I termini scadranno a fine mese - spiega l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia, noto alle cronache giudiziarie per aver seguito in passato i casi di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi - noi non abbiamo verità precostituite, andiamo avanti e aspettiamo l'esito delle indagini suppletive». Indagini a cui ora si aggiungerà anche l'esito dell'autopsia, richiesta dall'autorità giudiziaria e motivo per cui il funerale non è ancora stato fissato.
CONI D'OMBRA
La difesa fa leva sui tanti coni d'ombra della vicenda, a cominciare dalla testimonianza choc di un'ex detenuta che, ai microfoni della trasmissione Chi l'ha visto?, aveva raccontato di uno strano giro di festini a base di droga e alcol, in carcere, tra agenti e detenute. Sissy, nei mesi precedenti a quel tragico 1. novembre, aveva fatto rapporto proprio ai suoi superiori su questa questione. A questa particolare coincidenza si aggiungono gli altri dubbi legati alle telecamere: le immagini l'avrebbero immortalata sempre senza guanti, eppure sulla sua pistola non sono state trovate impronte. In più sull'arma non sono state trovate tracce di sangue. «Una circostanza impossibile», aggiunge il legale. Altra incongruenza, per Anselmo, è quella legata alla traiettoria del proiettile: alla nuca, dal basso verso l'alto, una posizione innaturale per uno sparo suicida. Tra gli altri aspetti, la difesa ha chiesto le indagini del dna (che non erano state effettuate prima) visto che lo stub, l'analisi sulle tracce di polvere da sparo, ha rilevato la stessa quantità su entrambe le mani. Questo, secondo la tesi dell'avvocato, perché Sissy andava al poligono e lì sì sparava tenendo la pistola con entrambe le mani. Come mai, cioè, una mano che aveva appena esploso un colpo, non aveva una concentrazione maggiore rispetto all'altra?
GLI ACCERTAMENTI
E così, il gip ha chiesto di dare una risposta a tutti questi quesiti irrisolti. È stata accolta la richiesta di acquisizione delle celle telefoniche per chiarire anche il traffico di telefonate di quella giornata da parte dei colleghi. Accolta anche la richiesta sul Dna, che punterà a capire se l'arma possa essere stata pulita prima di essere stata posizionata da un eventuale aggressore. Gli accertamenti riguarderanno anche il computer di Sissy, per vedere se ci siano state cancellazioni. Ci sarà infine anche un approfondimento con i consulenti medico legali per vedere se la lesione sia compatibile con il ritrovamento dell'arma impugnata. Come ultima disposizione: nessuno avrebbe sentito il rumore dello sparo, ma la pistola non aveva il silenziatore. Il gip ha chiesto quindi di sentire alcuni dipendenti che quel giorno si trovavano nelle vicinanze dell'ascensore.
D.Tam.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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