Il gazebo del sindaco anti Green pass: sbrigherà le pratiche fuori dal municipio

Martedì 28 Settembre 2021
LA CURIOSITÀ
S.LUCIA DI PIAVE L'ha detto e l'ha fatto: Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia di Piave, paese del trevigiano, da ieri ha un nuovo ufficio esterno al municipio. Un gazebo posizionato nell'area verde adiacente alla sede municipale dove il primo cittadino sbrigherà le pratiche istituzionali e riceverà i cittadini. Il motivo? Il sindaco medico non è vaccinato e non ha intenzione di farsi il tampone ogni due giorni per entrare in municipio a svolgere le funzioni per cui è in carica, eletto dai cittadini, come non perde occasione di sottolineare. «La legge prevede che dal 15 ottobre per entrare il municipio, il sindaco debba esibire il Green pass. Non posso accettare questa imposizione che ritengo non abbia motivazioni sanitarie spiega Szumski . E parlo anche da medico. Io non sono vaccinato e non mi faccio il tampone ogni 48 ore per andare a svolgere una funzione elettiva».
SOTTO LA TENDA
Dal 15 ottobre, quindi, il sindaco eserciterà il suo incarico istituzionale sotto la tenda il cui costo non ricade sulle casse comunali, «ci è stato prestato» precisa, e neanche pagherà il plateatico, «non è dovuto perché svolgo le mie funzioni di sindaco». «Mi metterò sotto il gazebo dice - e mi porteranno le carte da visionare e da firmare». Saranno impiegati e dipendenti comunali a fare la spola tra gli uffici municipali e il gazebo del sindaco che non teme freddo, pioggia, vento, neve. Condizioni che potrebbero non essere graditi a tutti i dipendenti comunali, che invece non hanno alternative al Green pass se vogliono mantenere il posto di lavoro. Ieri sera se ne è discusso anche in consiglio comunale, nel quale il sindaco ha portato una proposta di delibera elaborata con il supporto di un costituzionalista, nella quale si definisce il Green pass un ricatto. In quanto ai cittadini che vogliono incontrarlo «sarà anche più agevole dice perché per entrare in municipio per parlare con me devono prendere appuntamento e avere il Green pass, mentre qui tali caratteristiche non sono richieste». Il sindaco fa notare una contraddizione, ovvero che per accedere ai servizi come l'anagrafe non c'è obbligo di avere il Green pass. E sono proprio queste contraddizioni che Szumski non digerisce. «Se usiamo il Green pass per la sicurezza prosegue allora anche il vaccinato deve fare il tampone. È l'obbligo ricattatorio che mi dà fastidio. Si deve avere il coraggio di dire che il vaccino si fa, invece non è così perché c'è qualche problema di troppo». Szumski non è nuovo ad iniziative al limite tra il legittimo e la provocazione. Lo sanno bene il dirigente dell'azienda sanitaria di cui è dipendente in quanto medico di base, che da quando è scattata l'emergenza sanitaria si è trovato a dover gestire le disobbedienze di Szumski, e il Prefetto di Treviso, che già in altre occasioni lo ha richiamato al rispetto della sua figura istituzionale. Szumski ribadisce che non è no vax, «non mi sono vaccinato per motivi sanitari miei, ho avuto un problema di salute importante in passato e per questo non mi vaccino, non voglio rischiare sulla mia pelle. Non sottovaluto il Covid e gli eventuali danni che provoca, sono un medico e li conoscono bene. Con i miei pazienti ne discuto e valuto le diverse situazioni, alcuni li ho anche vaccinati io, ma sulla mia persona decido io». I santaluciesi non la pensano tutti allo stesso modo. C'è chi definisce il sindaco il nostro gladiatore e chi invece è per il rispetto delle regole imposte da una situazione di emergenza, dove la libertà personale, seppure sacrosanta, non può prevalere su quella della comunità.
Elisa Giraud
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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