Il futuro del governo

Venerdì 19 Luglio 2019
LA GIORNATA
ROMA Un tranquillo week end di tensione. Nelle prossime 72 ore si deciderà il destino del governo Conte dopo le ultime spallate che si sono materializzate nei giorni scorsi, sull'onda dello scontro M5S-Lega sul voto al neopresidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e di un'inchiesta sui fondi russi, che al di là dell'ostentata tranquillità di Matteo Salvini rischia di essere un grosso ostacolo all'ascesa leghista.
È uno scontro tutto a mezzo stampa quello che va in scena tra il ministro dell'Interno e Luigi Di Maio, con il premier Giuseppe Conte che ribadisce di aver agito, nelle trattative Ue e non solo, «in trasparenza e nella fedeltà assoluta agli interessi del Paese».
Palazzo Chigi osserva in queste ore silente il degenerare dello scontro tra M5S e Lega, constatando un dato: da giorni i due vicepremier non si parlano più. Anzi, per tutta la giornata Di Maio e Salvini se le sono suonate.
FIDUCIA ADDIO
Ormai la volontà del leader leghista di tenere in piedi l'alleanza è appesa a un filo tanto che, in serata, si rincorrono le voci che Salvini, già stamattina, potrebbe salire al Quirinale. «Con il M5S si è persa la fiducia, anche personale», tuona Salvini da Helsinki attaccando frontalmente Di Maio («Lo lascio ai suoi sfoghi, io penso ai fatti») e annunciando che oggi sarà assente sia al Consiglio dei ministri delle 12 sia al successivo vertice sulle Autonomie.
«Oltre questo governo ci sono solo le elezioni», avverte Salvini cercando di spazzare via, sul nascere, qualsiasi ipotesi di piano B e di asse M5S-Pd per un Conte-bis.
Ma il leader della Lega non vuole alcuna colpa di un'eventuale crisi: giustizia, autonomia, manovra, «con questi tre no allora cambia tutto», è il diktat di Salvini.
Pesa, sull'ira del leader leghista, il sì del M5S a Ursula von der Leyen. Un sì sul quale, però, il M5S replica durissimo all'alleato. «Un'alleanza tra noi e il Pd? È una grave falsità. La Lega mente, c'era il loro ok poi si sono ritirati quando hanno capito che non avevano più il commissario», attacca Di Maio descritto come furioso per il meme con cui, sui social leghisti, è accostato ai Dem. «Contro di noi - ha detto il vicepremier pentastellato - insulti senza precedenti»
E il leader M5S rimpalla il gioco del cerino direttamente a Salvini. «Se la Lega vuole far cadere il governo se ne prenda la responsabilità, minacciare la crisi ogni giorno magari per coprire il caso Russia crea un clima di incertezza e non fa male al Paese». A Palazzo Chigi, almeno fino al pomeriggio, la situazione non viene descritta come senza uscita. Certo, si osserva, il rischio di una totale paralisi è concreto e pesano due elementi, soprattutto: il dossier Autonomia, sul quale ci sono diversi nodi tecnici da sciogliere, e l'inchiesta sui fondi russi alla Lega.
I NODI
Sul primo punto Conte opta per convocare, senza ampio preavviso, un vertice a Palazzo Chigi con i ministri Bussetti e Stefani per sciogliere, per lo meno, il nodo della scuola. E, subito dopo, il premier vede i tecnici del Mef in vista del vertice convocato per oggi. Vertice che, tuttavia, difficilmente potrà essere decisivo.
Sul caso Russia, invece, per il premier sarà necessario almeno un confronto con Salvini prima dell'informativa del 24 luglio al Senato. Confronto al momento difficile visto che anche i contatti tra il premier e il leader leghista in queste ore sono nulli. In Transatlantico si assiste con una certa sorpresa all'escalation. «La situazione non è mai stata così seria»; confida un deputato M5S registrando, tuttavia, come nelle commissioni riunite sul decreto sicurezza bis l'aria non fosse pre-crisi, anche tra gli esponenti leghisti.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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