IL FOCUS
VENEZIA Un risultato, sul fronte dell'Ambiente, il Veneto l'ha già

Giovedì 14 Febbraio 2019
IL FOCUS
VENEZIA Un risultato, sul fronte dell'Ambiente, il Veneto l'ha già ottenuto e senza neanche aspettare l'intesa sull'autonomia. Trattasi della regionalizzazione delle concessioni idroelettriche, varate con un emendamento leghista al Decreto Semplificazioni. Era una delle richieste avanzate da Palazzo Balbi e, al momento, è l'unica concessa: alla scadenza delle concessioni le opere passeranno, senza compenso, in proprietà alle Regioni e in stato di regolare funzionamento. Per il resto, il dicastero retto dal generale di brigata dei carabinieri Sergio Costa, voluto all'Ambiente dal M5s di Luigi Di Maio, non ha concesso granché alle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata. Quella dell'Ambiente è forse una delle materie che hanno registrato più no che sì.
IL PARERE VIA
Il Veneto al ministro Costa ha chiesto la Via e, al momento, è riuscito a portare a casa un parere non soltanto consultivo ma vincolante. La vicenda sta in questi termini: quando sono in ballo grandi opere, ad esempio la Tav, è necessario il parere della commissione nazionale Via per la valutazione di impatto ambientale. La commissione nazionale chiede però un parere anche alla commissione regionale Via, ma è un parere non vincolante. Il Veneto ha chiesto di riservare alla sola Via regionale il parere in questione, ma la risposta è stata negativa. La mediazione ipotizzata è che il parere locale sia almeno vincolante. Ossia: mi chiedi cosa penso? devi tenerne conto.
LIMITI AI PFAS
Un'apertura è stata registrata sul fronte dei limiti alle sostanze inquinanti, come ad esempio i Pfas. Il Veneto ha fatto presente che se lo Stato non mette dei limiti, è inutile che lo facciano le Regioni perché la carenza nazionale non può che dare adito a valanghe di ricorsi, come appunto è successo in Veneto con le sostanze perfluoroalchiliche (43 ricorsi). Di qui la richiesta: fate mettere i limiti alle Regioni e la partita è chiusa. Qui ci sarebbe un'apertura al confronto.
OPERE IDRAULICHE
È stata chiesta autonomia sulle opere idrauliche. Il Veneto ha fatto presente che è sbagliato il meccanismo attuale in base al quale a Roma decidono i contributi secondo il numero di abitanti esposti. Un esempio: degli annunciati 9 miliardi di euro contro il dissesto idrogeologico non arriverà un centesimo per le frane in montagna perché insistono in zone poco abitate. Dopodiché se viene giù una frana si rischia il morto, ma allo stato attuale con i criteri così definiti non si riesce ad avere contributi per prevenire disastri. Non è un caso che siano arrivati fondi per il bacino di laminazione del Brenta-Bacchiglione, che insistendo tra Padova e Vicenza interessa un'ampia fascia di popolazione, mentre non sia stato finanziato l'intervento sul Piave. Ciò detto, il Veneto ha fatto la seguente richiesta: se ci date i soldi, decidiamo noi come e dove intervenire.
RIFIUTI SPECIALI
Analoga autonomia è stata chiesta sulla gestione dei rifiuti speciali. I quali, a differenza dei rifiuti solidi urbani, godono della libera circolazione, possono cioè essere conferiti in qualsiasi posto d'Italia. È però successo che i rifiuti solidi urbani, opportunamente trattati, vengano spacciati per speciali e portati a smaltire nei termovalorizzatori di altre Regioni. La posizione del Veneto è: ogni Regione deve essere autosufficiente anche nella gestione dei rifiuti speciali, superata la quota del 15% si chiudono le porte. Ossia: gli impianti di incenerimento non possono essere localizzati in Veneto se il Veneto non è d'accordo. Risposta: picche.
LE BONIFICHE
Lo stesso criterio delle opere idrauliche è stato chiesto per le bonifiche ambientali. In pratica, se a livello centrale i destina un tot di risorse per le bonifiche, il Veneto chiede di avere quei soldi e di arrangiarsi nella gestione dei fondi. Dunque: non più bandi come viene fatto adesso, ma una ripartizione delle risorse decisa percentualmente in base al numero di abitanti in modo che siano le Regioni a decidere come utilizzarle. L'esempio che il Veneto ha portato a Roma è quello dei 100 milioni per le opere idrauliche dell'allora ministro Gian Luca Galletti: ci fu l'annuncio dei fondi, vennero presentate le domande, ma solo successivamente venne stabilito che l'80% dei fondi sarebbe andato al Sud. Averlo saputo prima, probabilmente non sarebbe neanche stata presentata domanda.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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