IL FOCUS
VENEZIA Mentre in molte regioni d'Italia si procede a rilento, in Veneto

Domenica 3 Gennaio 2021
IL FOCUS
VENEZIA Mentre in molte regioni d'Italia si procede a rilento, in Veneto un operatore sanitario su 4 è stato vaccinato. E anche il Friuli Venezia Giulia non se la cava male: ieri pomeriggio - con dati però ancora parziali - aveva il 16,6%, mentre il record era tutto trentino (34,8%). E altrove? «Le dosi dei vaccini sono state consegnate, ma appena una su 10 è stata somministrata. Con questi ritmi, non si va lontano, voglio sperare che passato il periodo festivo da lunedì ci sia una accelerazione», ha detto Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico.
Le zavorre che stanno rendendo tutt'altro che sprint la partenza della campagna per la vaccinazione contro il Covid in Italia sarebbero le carenze di personale sanitario e le siringhe (che il Veneto, per precauzione, aveva acquistato da sé). A livello nazionale nei primi tre giorni sono state somministrate oltre 52mila dosi, poco più di una su dieci delle 469.950 fiale Pfizer-Biontech già consegnate. All'estero si prosegue a ritmo più elevato. In Italia, dopo Trento a metà pomeriggio era il Lazio ad avere il dato più alto (23%). Il Veneto era al 15,5%, ma alle 19 è salito al 24%.
I DATI
Va detto che in Veneto, a causa del maltempo, la consegna delle prime dosi di vaccino Pfizer si è avuta solo il 30 dicembre. Su 45.630 dosi (inizialmente dovevano essere 38mila, ma successivamente il ministero ha chiarito che da ogni singolo flacone andavano estratte 6 dosi anziché 5), quelle somministrate in questi primi giorni sono state infine 11.026. Non solo medici e infermieri: nel Polesine, ad esempio, sono stati vaccinati anche i primi anziani ospiti delle case di riposo. Il maggior numero di vaccini somministrati al personale sanitario lo si è avuto all'Ulss 2 Marca Trevigiana con 2.103 dosi. A seguire: Ulss Pedemontana 1.416, Ulss 8 Berica 1.414, Ulss 1 Dolomiti 1.110, Ulss 3 Serenissima 997, Ulss 5 Polesana 881, Ulss 9 Scaligera 856, Ulss 4 Veneto Orientale 771, Ulss 6 Euganea 668, Azienda ospedaliera di Padova 640, Istituto oncologico veneto 80, Azienda ospedaliera di Verona 90.
IL PERSONALE
Ma è sufficiente il personale disponibile per vaccinare tutti gli italiani o, quantomeno, quello che risponderanno positivamente all'appello? Una cosa è certa: se non arriveranno le dosi previste, con l'attuale fornitura ci vorranno almeno tre anni per completare le vaccinazioni.
Va detto che per monitorare l'andamento del Piano vaccini è stato costituito un apposito comitato operativo in cui siedono il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, un rappresentante per ciascuna Regione (per il Veneto c'è la resposanbile del Dipartimento Prevenzione Francesca Russo), Maurio Bonaretti che è il consigliere del commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan (che fino all'altro giorno era il direttore generale della sanità del Veneto). Il Piano vaccini prevede delle priorità: prima di tutto va messo in sicurezza il personale sanitario, quindi gli ospiti delle case di riposo, poi gli anziani e le persone più fragili. L'Italia ha prenotato 200 milioni di dosi: con 60 milioni di abitanti e tenendo presente che per ogni vaccino serve il richiamo, quindi 120 milioni di dosi, l'ordinativo è più che sufficiente per l'intera popolazione. Solo che al momento l'unico vaccino autorizzato è quello di Pfizer e mancano i 40 milioni di AstraZeneca.
Il commissario Arcuri conta di reclutare 15mila persone, contando anche i 3mila specializzandi in Medicina del primo e secondo anno che verrebbero assoldati per tre mesi, senza contare ovviamente il personale delle Ulss. Quanto alla dotazione finanziaria, ci sono 100 milioni di euro per pagare le ore aggiuntive al personale. Ma ce la faremo da qui a settembre? Dipende dalla fornitura delle dosi. Restassero le 450mila dosi settimanali di Pfizer, chiaro che servirebbero almeno tre anni per coprire il fabbisogno.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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