IL FOCUS
ROMA Una missione che dura ormai da più di un ventennio, montagne

Mercoledì 24 Febbraio 2021
IL FOCUS
ROMA Una missione che dura ormai da più di un ventennio, montagne di soldi spesi - oltre un miliardo di dollari ogni anno - e pochissimi risultati raggiunti. La Missione dell'Organizzazione delle nazioni unite per la stabilizzazione nella Repubblica democratica del Congo (Monusco), con 20mila uomini in campo, dei quali circa 16mila sono caschi blu armati, i peacekeepers, è una delle più costose nella storia e si è rivelata praticamente inutile. Lo scopo finale sarebbe la riconciliazione delle forze che si contrappongono militarmente nella provincia orientale del Kivu, quello immediato sarebbe, invece, la difesa della popolazione dalle violenze dei gruppi armati in guerra per accaparrarsi i tesori che questa terra offre: diamanti, oro e, soprattutto, coltan, fondamentale per la produzione di smartphone e cellulari. Ma ormai da anni a protestare contro i caschi blu sono proprio i civili, che hanno chiesto da tempo un aiuto più concreto, contestando alla Monusco inerzia e mancata protezione. Le proteste più forti sono state nella città di Beni, dove nel novembre 2019 la base Onu è stata attaccata e incendiata, mentre in queste settimane sono stati organizzati blocchi stradali e sit-in. L'Onu sostiene di non poter intervenire senza una richiesta formale da parte delle Forze armate della Rdc, ma, in base alla risoluzione del 28 marzo 2013, in realtà, le forze della Monusco potrebbero scendere in campo, anche senza preventive autorizzazioni, in caso di minaccia per la sicurezza della popolazione.
LE ACCUSE
Ai pacekeepers, in sostanza, viene contestato da anni di assistere passivamente alle violenze e alle scorribande armate. A volte sono anche stati accusati di connivenza. Va detto che il quadro non è semplice. Il Kivu, nel 1996 e nel 1998, è stato devastato da quella che è stata definita la guerra mondiale d'Africa, con quasi 6 milioni di vittime, innumerevoli feriti e intere città rase al suolo. Poi sono iniziate le rivolte etniche. Tutto questo mentre le milizie ribelli e gli eserciti stranieri cercano da anni di contendersi l'enorme ricchezza del Congo. In questo scenario si inserisce la conflittualità tra la Monusco e le popolazioni locali, che spesso accusano i caschi blu di collaborare con i gruppi armati, saccheggiare le risorse naturali, partecipare a traffici illegali, violenze, crimini economici.
Nel novembre 2019, per esempio, la furia popolare si era scatenata, dopo il rifiuto della Monusco di assistere le forze armate congolesi nella guerra contro il gruppo terroristico ruandese Fdlr e altri ribelli, con l'obiettivo di pacificare le province dell'est. Ad avanzare la richiesta era stato il presidente Felix Tshisekedi, ma la Monusco aveva rifiutato. Un anno prima, l'ex presidente Kabila aveva sottolineato varie inefficienze della missione, come l'inadeguatezza nella lotta ai gruppi armati nelle regioni orientali del Paese. Kabila aveva anche accusato la Monusco di «voler restare a lungo termine nel Paese», in modo da esercitare una sorta di tutela politica.
LE CIFRE
La strategia delle milizie ribelli, sostiene il governo centrale di Kinshasa, è quella di portare la popolazione all'esasperazione con il terrore, rendendo evidente l'incapacità delle forze governative di garantire la sicurezza. Ed è proprio in questo contesto che viene denunciato l'immobilismo dei caschi blu: la più costosa e longeva missione di peacekeeping dell'Onu, con oltre 16mila militari sul campo, non ha mai dato i frutti sperati. Tanto che dal 2017 è stata studiata un exit strategy per un'uscita graduale dal Paese. I costi folli della missione si trovano elencati nei documenti ufficiali e nei resoconti Onu: circa 1,2 miliardi all'anno. Tra luglio 2017 a luglio 2018 la spesa è stata di 1.189.238.500 dollari, mentre l'anno successivo, 2018/2019, la cifra è salita a 1.194.557.200 dollari. Per l'anno 2019/2020 il costo è stato 1.012.252.800 dollari. Il budget approvato per il periodo che va da luglio 2020 a luglio 2021 è di 1.154.140.500 dollari. Il Consiglio di Sicurezza, alla fine del 2019, aveva approvato l'estensione del mandato, applicando però alcuni tagli, soprattutto nel numero dei caschi blu presenti sul posto: ne erano stati previsti 1.240 in meno, e aveva individuato in 3 anni il tempo necessario per completare il ritiro delle truppe. A schierarsi contro la Monusco erano stati da un lato Donald Trump, che già nel 2017 l'aveva definita «una costosissima missione di pace incapace sul piano militare» e aveva imposto forti tagli di uomini e fondi, e dall'altro lato le stesse autorità congolesi.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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