IL FOCUS
ROMA La fine del modello Riace viene decretata pochi giorni prima dell'udienza

Domenica 14 Ottobre 2018
IL FOCUS
ROMA La fine del modello Riace viene decretata pochi giorni prima dell'udienza davanti al tribunale del Riesame per il sindaco Domenico Lucano, ai domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e abuso d'ufficio. Una stretta che, con la cassa di risonanza fornita dall'inchiesta sul primo cittadino, serve al Viminale per disincentivare situazioni dello stesso tenore. D'altronde, le ispezioni disposte dal ministero e l'indagine della procura di Locri hanno corso per due anni lungo binari paralleli. E ora tra le contestazioni che i pm muovono al sindaco e la circolare con cui il ministero dispone il trasferimento dei migranti ci sono alcuni punti in comune, come i dubbi relativi all'assegnazione diretta degli appalti per la gestione dei servizi.
L'INCHIESTA
Il sistema d'accoglienza di Riace è stato oggetto di due relazioni prefettizie, nel dicembre 2016 e nel gennaio 2017. Le anomalie elencate nella prima hanno fatto scattare l'inchiesta. Nell'ottobre 2017, Lucano viene indagato. La cittadina viene esclusa dal circuito Sprar e le vengono negati i finanziamenti per il 2017 e il 2018. Poco più di due settimane fa, l'arresto ai domiciliari, nonostante il gip Domenico Di Croce abbia respinto gran parte delle contestazioni della procura. Il giudice parla di «malcostume», e descrive una «gestione tutt'altro che trasparente» del sistema, con «comportamenti» improntati «ad estrema superficialità», ma esclude che ci sia stata qualsiasi forma di arricchimento personale. Il gip respinge l'accusa di associazione a delinquere contestata dai pm e anche la tesi dell'«ingiusto vantaggio patrimoniale» nei confronti delle associazioni che gestiscono i progetti. Tra le irregolarità riconosciute dal giudice, l'affidamento dell'appalto di raccolta dei rifiuti a due coop «prive dei requisiti». Tra quelle contestate dai pm, c'è anche l'affidamento diretto dei servizi d'accoglienza, circostanza sottolineata pure nella circolare del Viminale.
AFFIDAMENTO DIRETTO
Gli inquirenti rimproverano a Lucano e ai rappresentati delle associazioni che hanno avuto in appalto le commesse - Città Futura, Centro Italiano Protezione Civile SS. Medici, Oltre Lampedusa, Los Migrantes, Riace Accoglie, Welcome, Girasole società Cooperativa - «di non avere fatto ricorso ad alcuna reale procedura negoziale per l'affidamento dei servizi» dal 2014 al 2017, turbando le relative gare «in spregio ai principi di trasparenza, concorrenza ed economicità». Per i pm si tratta di turbativa d'asta, accusa smontata dal gip perché considerata troppo generica. Nella circolare del Viminale, dopo avere elencato «anomalie» e modalità gestionali «confuse», però, un capitolo è dedicato proprio alle presunte irregolarità nell'affidamento dei servizi. «L'attività gestionale del progetto continua ad essere garantita in proroga tecnica dai sei enti incaricati dal 2014, tutti individuati senza alcuna procedura selettiva - si legge nel documento - come segnalato dalla prefettura di Reggio Calabria», che ha evidenziato anche come le «convezioni sottoscritte con i citati gestori risultavano carenti di contenuti essenziali». In realtà, l'Anac ha più volte sottolineato come l'affidamento degli appalti in proroga tecnica sia possibile solo in casi limitati ed eccezionali. Per il Viminale, una conferma «del mancato rispetto delle regole» è emersa in relazione all'associazione Welcome: pur «in assenza di apposite procedure di selezione e della necessaria pluriennale esperienza» ha affiancato la coop Città Futura, «in violazione delle linee guida che vietano il subappalto».
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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