IL FOCUS
ROMA La corsa verso il vaccino vale oltre 5 punti del Pil mondiale,

Domenica 17 Gennaio 2021
IL FOCUS
ROMA La corsa verso il vaccino vale oltre 5 punti del Pil mondiale, diceva l'ultimo report pubblicato dell'Ocse a dicembre. Ma la ripresa risulterebbe azzoppata di circa 2,5 punti percentuali, avvisava, in caso di ritardi o problemi nella distribuzione. Per la Banca Mondiale, dal +4% si rischia di frenare all'1,6%. Non è poco. Una lettura confermata dalle stime di Bankitalia che già a dicembre stimava un +3,5% di rimbalzo 2021 del Pil italiano. A condizione, però, di poter combattere il Covid come da tabella di marcia, anche con tutta la forza di fuoco annunciata dalle case di produzione dei vaccini.
Perché altrimenti, dicevano gli esperti Bankitalia, tra protrarsi della pandemia (-1,6% di Pil) ed effetti conseguenti sulla stretta del credito (-0,9% di crescita) e sulla stagnazione della domanda estera (un altro 0,9% in meno), si rischia di arrivare a quasi azzerare la crescita. Come dire bruciare fino a 56 miliardi di Pil potenziale italiano. Un'ipotesi estrema, certo, ma catastrofica.
GLI EFFETTI
Ecco perché la frenata di Pfizer non è accettabile. Tagliare anche solo del 30% la fornitura di vaccini prevista significa pagare un conto ancora troppo salato in termini di vite umane, ma anche l'ennesimo conto rotondo a carico della ripresa del Pil. E dire che proprio qualche giorno fa la banca d'affari Goldman Sachs dalla Global strategy conference aveva fatto intravedere la luce in fondo al tunnel per il nostro Paese. L'Italia potrebbe diventare nel dopo il secondo trimestre dell'anno, il Paese europeo con la più ampia percentuale di distribuzione di vaccini anti-covid, spiegavano gli esperti.
A fine anno potrebbe addirittura risultare il Paese più vaccinato con una quota di popolazione vicina all'83%, dicevano ancora. Meglio di Francia, Regno Unito Germania e Spagna. Al punto che la stessa banca d'affari si spingeva a prevedere una crescita del Pil italiano del 6,1%. Ben più del 5% previsto dal governo nella Legge di Bilancio. Ma anche più del +4% fotografato dall'Istat per il 2021.
E sia chiaro, anche l'istituto si statistica ha fatto sapere che certe previsioni «risultano fortemente condizionate dall'evoluzione dell'emergenza sanitaria e dalla disponibilità e dalla tempistica di somministrazione del vaccino». Condizione indispensabile, questa, anche per vedere gli effetti delle misure legate al Recovery fund sugli investimenti e sul Pil. Ora sono un po' tutti i Paesi Ue a dover rifare i conti sulle promesse di Pfizer. Oltre che affrontare la sfida della terza ondata di contagi con un po' meno di ottimismo.
LO SPETTRO LOCKDOWN
Sono le stesse proiezioni macroeconomiche per l'Italia nel quadriennio 2020-23, elaborate da Bankitalia nell'ambito dell'esercizio coordinato dell'Eurosistema a indicare puntualmente gli effetti sulla crescita di un «prolungamento degli effetti sfavorevoli della pandemia a livello globale».
Si può dunque «ipotizzare un andamento stagnante della domanda estera nel 2021 e una crescita graduale nel biennio successivo». E ancora di può immaginare «un irrigidimento delle condizioni del credito pari a quanto osservato durante la crisi finanziaria globale». Senza contare l'effetto diretto peggiore: l'implementazione di «misure di contenimento a inizio 2021 di intensità analoga a quanto osservato nella primavera del 2020» prima del «rientro graduale nel corso dell'anno».
Dunque, meno vaccini, vuol dire anche una prolungata politica delle zone e delle pesanti restrizioni in Italia. Con tutto quello che questo comporta sulla politica dei ristori. Ai 10 miliardi del 2020, si aggiungeranno gli altri 10 miliardi già messi in cantiere nel 2021 (senza contare la cassa integrazione). E chissà quanti altri miliardi ancora saranno necessari per mettere solo una toppa a fatturati calati fino al 90%, come nel caso del turismo.
E anche considerano l'aiuto del Recovery Plan, fino a che punto potrà gonfiasi il conto del capitolo sanità? Un paziente grave di terapia intensiva costa allo Stato 1.200-1.300 euro al giorno. Vuol dire quasi 25.000 euro a paziente se si considera una permanenza media di 19 giorni. Ogni vaccinato in meno vuol dire una vita in più a rischio e più denaro da dirottare sulla sanità piuttosto che sull'occupazione.
Un Paese come l'Indonesia ha scelto di vaccinare prima i cittadini tra i 18 e i 59 anni, e poi gli anziani. E non c'entra soltanto l'assenza di dati sufficienti sull'efficacia di CoronaVac sugli anziani. Il consulente sanitario dell'esecutivo sostiene che sia l'immunizzazione dei lavoratori, la rotta più breve verso l'immunità di gregge. Ma anche per ridare vigore al Pil. In Italia non sarebbe possibile. Ma lottare per raggiungere l'obiettivo del fatidico 70% della popolazione immune entro giugno, è un obbligo.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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