IL DIBATTITO
ROMA Per frenare la corsa del virus la misura che si è dimostrata

Martedì 16 Febbraio 2021
IL DIBATTITO
ROMA Per frenare la corsa del virus la misura che si è dimostrata più efficace è il lockdown. Gli scienziati che seguono l'andamento epidemico e osservano i risultati delle misure restrittive finora adottate ne sono consapevoli. Eppure, l'indicazione di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, di ricorrere a questa misura senza perdere altro tempo fa discutere. «Il lockdown sarebbe interessante da valutare per la sua efficacia - spiega Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore di igiene dell'Università degli Studi di Milano - ma è difficile da realizzare dal punto di vista operativo, dobbiamo tenere conto infatti del disagio sociale ed economico di diverse categorie. Piuttosto, credo che sarebbe opportuno rivedere i parametri delle zone rosse e mettere in atto misure più restrittive».
Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è sulla stessa linea: «Il lockdown completo fa scendere tutte le curve, non ci sono dubbi, ma in questo momento non ce lo possiamo permettere. Serve, invece, una revisione di tutte le diverse situazioni per individuare quelle che si possono reggere senza particolari contraccolpi. E poi occorre circoscrivere aree più a rischio anche su base provinciale». Che la chiusura totale sia la più efficace «è un dato epidemiologico incontrovertibile - rimarca Roberto Cauda direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma - Per un problema così complesso, però, serve una via di mezzo tra possibilità e sostenibilità. Il sistema dei colori delle regioni in linea teorica può funzionare se c'è senso di responsabilità, altrimenti senza perdere tempo bisogna passare a misure drastiche ed estreme».
I NUMERI
Francesco Menichetti, ordinario di malattie infettive dell'Università di Pisa pone la questione in termini concreti. «Noi abbiamo circa 400mila infetti, l'rt di poco inferiore a 1 e poi le varianti virali, quella inglese che pare rappresenti il 20 per cento degli infettati e in più la brasiliana. Tutte e due da sole sono in grado di fare aumentare l'rt di 0.4-0.5. Il che vuol dire che se dobbiamo fronteggiare una situazione in cui devi moltiplicare gli infetti per 1.3 e 1.5 è chiaro che la diffusione del contagio ripartirà alla grande». Ecco che l'unica soluzione è il lockdown. «Non ho dubbi rispetto alla sua utilità. Bisogna solo definire bene se lo si vuole fare generalizzato oppure in zone limitate». Il sistema a colori, spiega, «non è una soluzione che va incontro ad esigenze di tutela sanitaria, ma piuttosto mira alla sopravvivenza delle attività economiche e sociali. Meglio, dunque, misure rigide subito e per un tempo limitato di 2-4 settimane, con obiettivi misurabili. Sennò rischiamo un tira e molla infinito». Resta da stabilire, insomma, l'obiettivo.
«Abbiamo ancora 400mila casi positivi, più di 18mila pazienti in ospedale e più di due mila in terapia intensiva - mette in guardia Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - Se la strategia è quella di liberarci dal virus, è indispensabile abbattere la curva dei contagi con un lockdown rigoroso, per scendere a circa 50 casi su 100mila abitanti. Ma servono poi tracciamento e vaccinazioni. L'alternativa è la strategia di mitigazione, cioè stop and go per tutto l'anno e con risultati modesti».
Graziella Melina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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