Il congresso di Verona

Sabato 23 Marzo 2019
IL CASO
VENEZIA Tanto è tuonato per dieci giorni, che alla fine ieri è piovuto: via il logo del Governo dal congresso mondiale delle famiglie. «Abbiamo ricevuto la diffida ad utilizzare il marchio di Palazzo Chigi proprio ora», hanno annunciato alle 15 in punto gli organizzatori dell'evento scaligero, al culmine di una giornata scandita da accuse e contro-accuse lungo l'asse Roma-Verona. Ma se così si chiude il caso nazionale, si apre invece il fronte nordestino, visto nel frattempo è arrivato il patrocinio del Friuli Venezia Giulia e il Movimento 5 Stelle ha annunciato una mozione per chiedere alla Lega il ritiro di quello del Veneto.
BOTTA E RISPOSTA
Fin dal mattino è stato un continuo botta e risposta fra le due anime dell'esecutivo gialloverde, a cominciare dai due vicepremier. Ha attaccato il pentastellato Luigi Di Maio, riferendosi al veronese Lorenzo Fontana, titolare («senza portafogli») del dicastero della Famiglia e ispiratore dell'appuntamento in programma dal 29 al 31 marzo: «Quando il suo ministero ha dato il patrocinio lo ha dato con logo di Palazzo Chigi, perché è un ministero che afferisce a Palazzo Chigi. Detto questo il punto è molto semplice. A Verona c'è un congresso, per me la famiglia è sacra, ma al di là del tema della famiglia lì si parla della donna come quella che se ne deve stare a casa a fare i servizi, della donna come essere inferiore all'uomo. Questo non può assolutamente né ricevere il patrocinio di Palazzo Chigi e tanto meno il M5S può condividere le idee che si discutono lì». Secca la replica del leghista Matteo Salvini: «Ognuno fa quello che vuole. Io vado a Verona per difendere la famiglia composta da mamma e papà».
L'INUTILIZZABILITÀ
Ma all'indomani della presa di posizione del premier Giuseppe Conte, la faccenda non era più solo politica, bensì anche istituzionale. Così il grillino Vito Crimi, sottosegretario all'Editoria, ha ricordato che la valutazione di inutilizzabilità del logo risaliva ancora al 15 marzo: «Confidavo che il ministro Fontana ne traesse le dovute conclusioni, ma ciò non è avvenuto». A quel punto si sono mossi i tecnici del dipartimento, invitando i promotori della tre-giorni a rimuovere il marchio «da tutto il materiale informativo sia cartaceo che web». Proprio via social Jacopo Coghe, vicepresidente del congresso, ha però diffuso la sua provocatoria risposta: «Crimi oggi ci invita a rimuovere il logo di Palazzo Chigi, quando è stato lui stesso a concederlo. È bipolarità politica». Salvo poi, poco più di un'ora dopo, finire per attuare la diffida insieme al presidente Antonio Brandi: «Il cambio del logo è in corso». Una retromarcia, anche se con successiva ripartenza: «Siamo orgogliosi di annunciare il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia».
A NORDEST
Ha confermato il leghista Massimiliano Fedriga: «Penso che la tutela della famiglia e soprattutto dei bambini, che sono la parte più debole, sia fondamentale». Frattanto, però, in Veneto il capogruppo regionale pentastellato Manuel Brusco ha fatto sapere che presenterà una mozione per chiedere alla giunta Zaia di revocare il proprio sostegno: «I contenuti di quel convegno sono inaccettabili». Dopodiché verso sera è spuntato un nuovo logo: il simbolo della Repubblica Italiana e la firma Il Ministro per la famiglia e la disabilità. Così il dibattito continua ad infuriare, con l'Anpi che accusa l'iniziativa di fare «violenza ai diritti civili» e le donne dem del Nordest che annunciano la loro partecipazione alla «contro-manifestazione democratica». Aggiornamento sui ministri che invece prenderanno parte ai lavori: Marco Bussetti (Istruzione) ci andrà: «Ho ricevuto un invito»; Gian Marco Centinaio (Turismo) invece no: «Sono d'accordissimo ma quel giorno devo stare con il mio bambino».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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