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«Il commercio mondiale presto potrà ripartire e noi resteremo indietro»

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Domenica 24 Gennaio 2021
Beniamino Quintieri, docente di Finanza ed Economia internazionale all'Università di Tor Vergata, oltre che ex presidente di Sace, e già presidente dell'Ice, l'istituto per il Commercio Estero proprio negli anni della Sars, finirà che la velocità nella distribuzione dei vaccini sarà anche il termometro dell'uscita dalla crisi? Vince chi arriva prima?
«Il 2021 sarà un anno di estrema incertezza. Non conosciamo ancora bene dinamica, velocità e disponibilità dei vaccini. Ma è opinione diffusa che comunque l'Europa rimarrà un passo indietro rispetto al +4-5% atteso per la crescita mondiale. A trainare saranno i Paesi emergenti, come del resto prima del Covid. Cina in testa. Ma sarà cruciale per tutti la ripresa generale del commercio mondiale, dopo il calo piuttosto forte del 2020».
A patto che l'Europa, e in particolare l'Italia, non rimangano troppo indietro.
«Per l'Italia l'importante è che cresca il commercio mondiale. Perché nonostante tutto la produzione mondiale rimane fortemente interconnessa. Certo, non è indifferente da dove proviene la ripresa, visto che oltre metà del nostro export va verso i Paesi Ue. Ma sappiamo anche che l'unico fattore di crescita degli ultimi 10 anni è stato proprio l'export. Quindi è comunque una buona notizia. Il problema, per tutto il 2021, sarà il fronte dei servizi. Sa che alcuni tour operator non prendono nemmeno prenotazioni per il 2021? Sarebbe un rischio troppo alto. Logistica, ospitalità e turismo continueranno a soffrire».
Però la Polonia ha fatto un accordo per ottenere i vaccini russi, anche senza l'ok dell'Ema. L'Ungheria è stata la prima ad autorizzarne l'uso. E Cipro ha fatto un accordo con Israele. Si rischia una ripartenza a più velocità.
«Il rischio c'è. Ma allarghiamo la visione. È evidente che sul fronte domestico prima si archivia questo brutto capitolo di storia del Covid, meglio è. Ma dal punto di vista dell'export, e soprattutto dei servizi, non si può prescindere dall'incertezza del contesto. Per la logistica e il turismo, per esempio, se non c'è un quadro rassicurante a livello mondiale, la macchina non riprenderà. Non basta risolvere il problema a livello locale»
E per i beni di consumo?
«Pensi all'Italia. Le sue eccellenze sono nei beni di consumo finale di fascia alta e nei beni di investimenti, come i macchinari. Ebbene, entrambe le cose sono molto legate alle aspettative. L'incertezza blocca gli investimenti, e dunque anche la domanda di beni strumentali che rappresentano circa la metà del nostro export. Vale anche per i beni di consumo. Non è un caso se le famiglie, ovunque nel mondo, hanno spinto sui risparmi. Tuttavia è incoraggiante per noi la ripresa della Germania».
Il nostro primo Paese esportatore, certo.
«È fondamentale. Perché vendiamo a Berlino e dintorni anche molti beni intermedi, poi utilizzati dalle imprese tedesche e riesportati nei mercati emergenti».
Si riscriverà la geografia del commercio, anche con l'accorciamento della catena del valore?
«È una questione aperta. Non c'è un'evidenza forte in questa direzione. Però certamente, il fatto che i Paesi asiatici abbiano siglato un accordo allargando l'area di libero scambio tra loro, è uno di quegli elementi che potrebbero aprire scenari nuovi per le imprese. Ci potrà essere un ridimensionamento parziale della catena del valore. La Cina, prima fortemente legata al mondo occidentale per l'approvvigionamento di prodotti tecnologici di maggiore qualità, adesso sta aumentando i rapporti produttivi con i Paesi emergenti. Poi ci sono i segnali che arrivano dall'impennata dei prezzi dei semilavorati in alcuni settori. Il quadro è davvero incerto».
Ma la Cina è più una minaccia o un'opportunità?
«Credo che sia un aspetto molto interessante la fotografia di una Cina sempre meno dipendente dalle esportazioni: va vista come un Paese di sbocco per l'Europa. Del resto, considero molto promettente l'accordo siglato proprio con l'Unione europea in termini di investimenti e rapporti commerciali. Le imprese più smart, quelle più resilienti, possono avere un ruolo anche attivo sui mercati cinesi, non solo come esportatori, ma anche come produttori, penetrando in un mercato ricco».
Tornando al tormentone dei vaccini. Il tempismo conterà anche per sfruttare al meglio la leva del Recovery e il sostegno della Bce.
«L'Italia deve avere ben presente che i tempi della ripresa non potranno essere diversi da quelli degli altri Paesi Ue, se non vuole rischiare di rimanere senza il paracadute Bce prima di imboccare saldamente la crescita».
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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