Il Colle e la grazia a Bossi la mossa di Mattarella con l'avallo di Napolitano

Venerdì 6 Dicembre 2019
IL CASO
ROMA - Un atto fortemente simbolico per il mondo della politica e i rapporti tra le istituzioni: il Quirinale ha concesso la grazia a Umberto Bossi. Il «senatur» era stato condannato per vilipendio e ieri Sergio Mattarella, sentito l'ex presidente Giorgio Napolitano, gli ha firmato l'atto di clemenza. Un procedimento che risale a ben otto anni fa, quando Bossi aveva dato del «terùn» all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante il suo comizio sul palco della festa invernale della Lega Nord, la «Bèrghem frecc» di Albino. Facendo anche battute nei confronti dell'allora premier Mario Monti. Per questo il fondatore della Lega, Umberto Bossi era stato condannato dal tribunale di Bergamo ad un anno e 6 mesi di reclusione per vilipendio del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio dei ministri.
«Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un terùn», aveva detto per l'esattezza Bossi, accennando anche il gesto delle corna con la mano destra. Ieri, a istruttoria conclusa, il Quirinale ha fatto sapere del buon esito del procedimento non mancando di segnalare che Giorgio Napolitano aveva dato il proprio via libera spiegando di non aver «nessun motivo di risentimento» verso il fondatore della Lega nord. Immediata la risposta dell'ex leader del Carroccio: «Sono molto contento. Ringrazio sia il Presidente della Repubblica Mattarella sia il Presidente Napolitano», ha fatto sapere. Un atto di clemenza grandemente apprezzato anche dai leghisti della prima ora: «Ringrazio il presidente della Repubblica per aver ancora una volta dimostrato la sua umanità. Ha fatto un grande gesto, sotto l'aspetto umano e della giustizia. Sono davvero contento», ha commentato Roberto Calderoli, Vice Presidente del Senato. Nella nota del Quirinale vengono spiegate sia le motivazioni tecniche che quelle politiche: «Nel valutare la domanda di grazia, in ordine alla quale il Ministro della Giustizia a conclusione della prevista istruttoria ha formulato un avviso non ostativo, il Presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal Procuratore generale, delle condizioni di salute del condannato», nonché del parere di Napolitano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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