IL CASO
VENEZIA Un'ombra sull'icona del bandito con il sorriso. Perché se

Lunedì 21 Ottobre 2019
IL CASO
VENEZIA Un'ombra sull'icona del bandito con il sorriso. Perché se sulla caratura criminale del passato di Felice Maniero non ci sono dubbi, è altrettanto vero che la sua figura ha sempre avuto quell'aura di fascino di cui si fregiano gli eroi negativi. Ma se il cervello delle rapine all'aeroporto Marco Polo o al Des Bains, del sequestro della reliquia del Santo, delle evasioni da film, finisce in carcere per aver maltrattato la moglie, il proverbiale asino non solo casca, ma precipita in quell'abisso che spesso diventa anticamera dell'oblio.
LE ACCUSE
Le accuse formulate dalla procura di Brescia e sottoscritte dal gip Luca Tringali descrivono un lato oscuro di Faccia d'angelo: «La donna era vittima di violenze fisiche e verbali diventate ormai quotidiane. Temeva le reazioni del compagno», scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare. Minacce vere e proprie: l'ex boss della Mala del Brenta l'avrebbe obbligata a fare flessioni gridando «colonnello 100 flessioni». Durante un litigio, invece, Maniero le avrebbe detto «Non sai con chi ti sei messa, io comandavo 500 persone». Che Marta Bisello, 47 anni, non sapesse con chi aveva a che fare, però, è decisamente poco credibile. Sua compagna dal 1993, l'ha accompagnato in tutta la seconda fase della sua carriera criminale, tra la caduta dell'impero, il carcere e la nuova veste da collaboratore di giustizia. Le violenze, quantomeno quelle psicologiche, secondo gli inquirenti hanno delle date precise: agli atti dell'inchiesta c'è un certificato di accesso al pronto soccorso il 21 maggio scorso, quando la donna avrebbe manifestato agitazione e paura. Non ci sono però certificati medici in grado di certificare episodi di violenza fisica. «La donna non romanza e i suoi racconti sono circostanziati e precisi», insiste nelle pagine dell'ordinanza il gip, sottolineando ancora una volta la credibilità della 47enne, ora al sicuro in una comunità protetta. Le contestazioni riguardano gli ultimi tre anni della coppia. Per Tringali, il carcere è l'unica misura idonea perché «sarebbe illusorio il deterrente del braccialetto elettronico».
LETTERA E INTERROGATORIO
Maniero ha dato incarico al suo avvocato, Luca Broli, di consegnare alla figlia una lettera. «Torno presto, ma tu studia e vai avanti. Solo così mi fai felice. Mamma ha ingigantito tutto e ha raccontato cose che non ho fatto nemmeno quando ero giovane. Sei il mio tutto». Maniero ha scritto queste parole a mano sul retro dell'ordinanza di custodia cautelare, in aggiunta alla busta consegnata alla 18enne. «Maniero ha voluto scrivere una lettera di incoraggiamento e di sostegno alla ragazza - spiega il legale - e ha concluso dicendo che spera che tutto si risolva e che possa tornare da lei velocemente».
Oggi, l'ex boss della Riviera del Brenta verrà interrogato dal gip. Maniero non si nasconderà dietro alla facoltà di non rispondere: è intenzionato a parlare e a fornire la propria versione. «Ci sono alcuni episodi particolarmente pesanti - continua Broli - su cui vorrà dire la sua. Il mio assistito non nega la tensione e i litigi che ci sono stati». Qualche conferma e qualche smentita, proprio come quando si viene a parlare delle motivazioni di questo clima casalingo infuocato. Chi in passato fu vicino a Faccia d'Angelo è convinto che il movente sia uno solo: i soldi. Ma su questo, il legale glissa: «Ci sono degli aspetti specifici che hanno sempre fatto da effetto scatenante delle liti. Quello che posso dire - conclude Broli - è che di casi come questi ne vedo a decine. Ho visto condotte molto più gravi portare a conseguenze meno pesanti. L'impressione è che ora sia in carcere principalmente per il nome che porta».
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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