IL CASO
VENEZIA Domenica 22 ottobre a garantire l'ordine pubblico nei seggi dove

Giovedì 19 Ottobre 2017
IL CASO
VENEZIA Domenica 22 ottobre a garantire l'ordine pubblico nei seggi dove si voterà per l'autonomia del Veneto saranno 4.100 uomini. Che lavoreranno per tre giorni (sabato e anche lunedì) e che, ovviamente, dovranno mangiare. Ebbene, il ministero dell'Interno ha fatto il conto di quando costerà l'ordine pubblico e l'ha presentato alla Regione Veneto: sono oltre 2 milioni di euro. Mai, prima d'ora, lo Stato aveva fatto pagare l'ordine pubblico in occasione di consultazioni elettorali. «Ultimo disperato tentativo di impedire ai veneti l'esercizio democratico del voto, un motivo in più per andare a votare», ha commentato il governatore Luca Zaia. Con questi 2 milioni, il costo complessivo del referendum sale a 16 milioni.
LA LETTERA
Ieri il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, ha trasmesso al presidente della Regione la lettera datata 16 ottobre del ministero dell'Interno (Dipartimento pubblica sicurezza - Direzione centrale per i servizi di ragioneria) nella quale si ricorda che, con apposito protocollo di intesa, la Regione Veneto si è impegnata al rimborso delle spese sostenute dal ministero stesso per il referendum sull'autonomia. La lettera contiene una proiezione di spesa che prende come riferimento il referendum del 4 dicembre 2016, per un totale di 2.044.875 euro così suddivisi: lavoro straordinario n. 4100 uomini x 22 ore pro capite x 18,50 euro: 1.668.700 euro; indennità ordine pubblico (in sede) n. 4l00 uomini x n. 3 giorni x 17,25 euro: 212.175 euro; vitto n. 4100 uomini x n. 4 pasti x 10 euro: 164.000 euro.
L'ACCORDO
Nell'intesa firmata il 5 settembre scorso tra la Regione Veneto e il prefetto di Venezia c'è scritto che il ministero dell'Interno garantisce la collaborazione tecnico-organizzativa in merito alla tutela dell'ordine pubblico e al presidio dei seggi elettorali. Il punto 2 dice che la Regione Veneto sostiene gli oneri della realizzazione del referendum consultivo, provvedendo alla predisposizione degli atti e degli stampati e, altresì, al rimborso delle spese sostenute dal ministero dell'Interno, dalle Prefetture e dai Comuni. Nel rimborso spese andava contemplato anche l'ordine pubblico? Maurizio Gasparin, direttore dell'Area Programmazione sviluppo strategico della Regione Veneto, in pratica l'uomo-macchina del referendum, dice che nella storia repubblicana mai il Viminale s'era fatto pagare l'ordine pubblico di una elezione, neanche ai referendum per la fusione dei Comuni: «Se l'avessimo saputo avremmo fatto una gara, magari con dei vigilantes privati spendevamo meno». E diffonde una tabella da cui si evince che per le Regionali 2015 Palazzo Balbi rimborsò le Prefetture per 151.625,27 euro. L'ordine pubblico non era contemplato.
IL GOVERNATORE
«Accogliamo con un sorriso gandhiano e con una certa assuefazione ai colpi bassi - ha detto Zaia - l'ultima sorpresa proveniente da Roma e dal Governo nel tentativo disperato di ostacolare fino all'ultimo il referendum. A due giorni dall'apertura dei seggi, senza preavviso, ci viene persino recapitato il conto per l'ordine pubblico. Una somma che personalmente ritengo assai lautamente ripagata dal gettito fiscale che ogni anno i veneti mandano a Roma e non ritorna sui territori. Sarebbe come se avessero presentato a Marco Pannella il conto per la forza pubblica per tutti i referendum che ha organizzato. Vorrà dire che i veneti avranno un motivo in più per andare a votare».
LE REAZIONI
«Ma perché lo Stato dovrebbe pagare la campagna elettorale della Lega?», ribatte Graziano Azzalin, Pd. «Un autogol del Governo», ha commentato invece la deputata dem, Simonetta Rubinato.
Alda Vanzan
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