IL CASO
VENEZIA Da oggi in tutta Italia scatterà il contingentamento dei

Lunedì 4 Maggio 2020
IL CASO
VENEZIA Da oggi in tutta Italia scatterà il contingentamento dei posti sui mezzi del trasporto pubblico locale. Secondo il decreto nazionale e l'ordinanza regionale, sui treni potrà essere occupato solo il 50% dei sedili, mentre sugli autobus molti meno. Potranno salire al massimo 9 passeggeri (anziché 97) nelle corse urbane e 15 (invece di 79) su quelle extraurbane, secondo la quantificazione della Regione Veneto basata sul rispetto del metro di distanza. Cifre ben lontane da quelle fornite dalla veneziana Actv: capienza attorno al 25-30% dei posti e cioè 25-30 passeggeri sui bus da 12 metri, 35-40 su quelli da 18, 55-60 sui tram. Tant'è, numeri a parte da oggi si viaggia. E scoppia la grana dei controlli: chi gestirà i flussi dei viaggiatori, calcolando gli accessi non solo nelle stazioni (solo in Veneto sono 170, di cui 150 prive di vigilanza), ma anche nelle migliaia di fermate disseminate sul territorio? Sul punto è di nuovo scontro fra le Regioni e il Governo. Di fronte alle difficoltà economiche dei gestori, da Roma era stato chiesto il supporto dei volontari, ma il sistema di Protezione Civile ha fissato i paletti: l'attività sarà prestata solo a Venezia e per una decina di giorni, mentre altrove i gestori dovranno arrangiarsi, per cui si profila il rischio caos.
IL CONFRONTO
Nel confronto in videoconferenza, i rappresentanti del Nordest si sono mostrati in linea con i colleghi del resto d'Italia. Per esempio il Friuli Venezia Giulia ha ricordato che gli esponenti del volontariato non hanno alcuna autorità sanzionatoria, pertanto non possono intimare a un viaggiatore di non salire a bordo. Anche il Veneto ha fatto presente che serve il coinvolgimento delle forze dell'ordine, nella consapevolezza però che nemmeno polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani sono così numerosi da poter svolgere anche un'attività che va ben al di là dei loro compiti. Domanda: perché le aziende di trasporto non sono in grado di fare da sé? Risponde l'assessore veneta Elisa De Berti: «Queste imprese hanno sulle spalle due mesi di crollo nella vendita di biglietti e abbonamenti, tanto che gli incassi sono scesi del 95%. Solo la veronese Atv ha perso 4 milioni di euro. Dobbiamo considerare che i piani economico-finanziari di queste società si reggono per il 50% sugli introiti da tariffa, ridotti appunto al 5%, mentre nel frattempo sono aumentati i costi per la sanificazione dei mezzi e per l'acquisto dei dispositivi. Quindi le ditte ora richiamano in servizio gli addetti, finiti in cassa integrazione, per garantire il graduale ripristino delle corse: perciò dovranno riprendere a pagare i loro stipendi, pur continuando a incamerare meno soldi a causa della riduzione dei posti occupabili. Bisognava che il Governo stanziasse un fondo per il ristoro delle perdite già patite e delle spese per queste nuove mansioni di regolazione. Invece il decreto aprile è svanito nel nulla e il ministro Paola De Micheli continua a non ritenere le Regioni interlocutori con cui ragionare».
LE CONDIZIONI
Ecco allora che il ministero dei Trasporti ha chiesto l'aiuto della Protezione Civile, ma anche il capo del Dipartimento nazionale Angelo Borrelli ha puntualizzato che i volontari non possono sostituirsi ai gestori. «Tanto più perché per legge non possono fare più di 60 giorni continuativi e in molti casi questo limite è già stato superato», avverte l'assessore veneto di reparto Gianpaolo Bottacin. Per questo le Regioni hanno fornito una tabella riassuntiva sui numeri delle forze disponibili, ma hanno anche posto le loro condizioni. Per esempio una disponibilità massima di 7-10 giorni, l'attivazione da parte delle stesse Regioni e del Dipartimento nazionale, la fornitura dei pasti ai volontari, il perimetro dei compiti: attività di comunicazione ai passeggeri, distribuzione di mascherine, guanti e materiale informativo, supporto ai gestori nell'informazione sui comportamenti per il mantenimento della distanza sociale e nella gestione dei flussi, ma nessuna mansione di responsabilità quali il controllo e la regolazione degli accessi.
La trattativa è andata avanti per tutto il fine settimana, dopodiché ieri è stata presa la decisione in sede di Comitato operativo nazionale: il supporto della Protezione Civile sarà limitato ai Comuni capoluogo di Città Metropolitana (e dunque, in Veneto, solo a Venezia) e terminerà il 15 maggio. Il coordinamento delle attività verrà effettuato dai Coc (Centri operativi comunali) e quindi nel caso veneziano sarà in capo al sindaco Luigi Brugnaro. Per il resto del Veneto, punto di domanda.
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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