IL CASO
TREVISO Architetta, con la a finale, anziché architetto, con la

Giovedì 3 Dicembre 2020
IL CASO
TREVISO Architetta, con la a finale, anziché architetto, con la o. Una declinazione di genere al femminile che per la prima volta potrà comparire nei timbri ufficiali, nelle comunicazioni professionali o nei cartelli di cantiere. A fare da apripista in Veneto nell'utilizzo di un titolo professionale declinato al femminile, con cambio di timbro al seguito, è il Consiglio dell'Ordine degli architetti di Treviso. Lo scorso 25 novembre ha deliberato all'unanimità il via libera per l'uso, a libera scelta, da parte delle professioniste del nuovo titolo professionale al femminile: «A un solo giorno dalla comunicazione ufficiale inviata agli iscritti sono già una ventina le richieste arrivate alla segreteria da parte di molte colleghe che intendono modificare il loro timbro con la nuova dicitura mette in evidenza il presidente dell'Ordine degli architetti di Treviso Marco Pagani . Segno che l'iniziativa sta incontrando il desiderio da parte dei professionisti e delle professioniste del settore di veder riconosciuta una distinzione che non è solo formale».
UN MESSAGGIO
Da parte delle professioniste architetto trevigiane c'è chi come Marta Baretti, consigliera dell'ordine e promotrice dell'iniziativa plaude alla nuova declinazione definendola «Un bel messaggio per le generazioni future visto che la lingua italiana lo consente, così come indicato nei dizionari di Italiano e come ribadito dall'accademia della Crusca e dalle linee del Miur»; ma c'è anche chi al sentirsi chiamare architetta proprio non ci sta. E risponde con un chiaro e tondo «no grazie».
Senza spostare poi di tanto il nodo della questione sul piano di una battaglia di genere, ma semplicemente rimanendo ben saldi su una singolar tenzone squisitamente linguistica, qualcun'altra spiega: «Nella storia millenaria della professione il nome architetto è sempre stato maschile dice Beatrice Ciruzzi, architetto (con la o) -. Il fatto di chiamare una donna architetto non è riduttivo. La parola nasce con un suo significato etimologico ben preciso. Riferito alla competenza e alla professione. Il sesso di chi poi andrà a svolgere questa professione non c'entra nulla. Certo una lingua è viva e può con il tempo cambiare. Ma attraverso una semplice sostituzione di vocale non stiamo certo dando valore alla donna».
L'Ordine degli architetti di Treviso invece ribadisce che vuole «iniziare una battaglia di civiltà». Primo in Veneto, fa seguito alla presa di posizione dei colleghi dell'ordine di grandi città come Milano, Torino, Bergamo, Udine, Napoli, Lecce e Modena. Ricordando pure come la parola stessa, architetta, sia spesso stata usata in passato prestando il fianco a facili e banali battute di scherno. E da qui la scelta di percorrere la strada tracciata dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che invece ha inserito il tema dell'uso non discriminante del linguaggio come incentivo a un panorama professionale più eterogeneo ed equo: «Oggi purtroppo accade spesso che questo termine venga ancora utilizzato per sminuire il lavoro delle colleghe in alcuni cantieri e non solo. Un cambio culturale si impone».
SCELTA LIBERA
Per l'ordine degli architetti trevigiani la scelta di cambiare la vocale finale del proprio timbro resta comunque libera: «Ogni donna deve essere libera di usare la declinazione che più si sente, sia essa maschile o femminile». E se una parte delle laureate in architettura spinge a una riflessione sul tema della parità di genere per favorire le donne nella professione, un'altra si dice contraria al cambio di genere grammaticale femminile nel proprio titolo professionale. Adducendo che l'etimologia stessa della parola architetto, termine derivato nelle lingue occidentali dal latino architectus, ma di origine greca significa primo artefice trasformata al femminile andrebbe persino a travisare il significato storico di una parola che si perde nel tempo: «La connotazione al femminile del termine non significa tutelare la donna ribadisce un'altra architetto trevigiana, Vanessa Fatin . Il termine architetto fa riferimento alle competenze, quindi io resterò architetto».
L'iniziativa pioniera nel panorama degli ordini professionali comunque muove i primi passi. E dopo l'architetta sarà la volta del timbro dell'avvocata, della medica e dell'ingegnera? «Allora bisognerebbe fare il contrario con geometra e giornalista? Dovrebbero gli uomini sentirsi sminuiti? dice Paola Filippi, un'altra architetto dell'Ordine di Treviso . Mi vanto di fare l'architetto, con la o, ma non mi sento sminuita. Mi fregio di un titolo per il quale mi faccio rispettare anche in un ambiente di lavoro che è prettamente maschile».
Alessandra Vendrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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