IL CASO
ROMA Un pass per far ripartire il Paese. O meglio per consentire agli

Domenica 18 Aprile 2021
IL CASO
ROMA Un pass per far ripartire il Paese. O meglio per consentire agli italiani, dal prossimo 26 aprile, di tornare a spostarsi non solo tra regioni gialle ma anche tra territori che si trovano in fasce di rischio differenti. Il tutto ovviamente, senza dimenticare di avere con sé l'autocertificazione, che resta obbligatoria. Più in là invece, come già accade in Israele o nello stato di New York, il pass potrà essere utilizzato anche per accedere a partite, spettacoli teatrali, film al cinema, serate in discoteca. In ogni caso l'intenzione del governo è chiara: limitare al minimo l'effetto liberi tutti. Ed è per questo che vorrebbe inserire questo strumento già all'interno del prossimo decreto che sostituirà quello in vigore fino al 30 aprile.
Sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Ue per un green pass comunitario (Bruxelles punta ad ufficializzarlo sotto forma di app per smartphone dal 1 giugno), si tratterà di un documento - probabilmente cartaceo in una prima fase e poi digitale - che attesti come il cittadino in questione abbia completato il ciclo di vaccinazione (alle 17.05 di ieri erano quasi 4 milioni e mezzo), si sia negativizzato dopo aver avuto la Covid 19 (e quindi abbia sviluppato gli anticorpi) o, soprattutto, si sia sottoposto ad un tampone molecolare o rapido nelle 72 o 48 ore precedenti. L'idea è già stata sottoposta al Comitato tecnico scientifico quando si è riunito venerdì scorso. Gli esperti - che si rivedranno domani per discuterne - la valutano con assai favore, ma hanno dei dubbi sulla praticabilità dello strumento cartaceo. Dovrebbe funzionare più o meno così: un cittadino fa il tampone in una struttura accreditata dal ministero della Salute e questa rilascia, con il documento che ne attesta la negatività al Sars-Cov2, anche un Qr code (ovvero un codice a barre bidimensionale e univoco) valido 48 o 72 ore. Il codice verrà quindi scansionato e in caso di semaforo verde consentirà di accedere in una discoteca piuttosto che in un hotel.
L'APP
Tuttavia, quella del foglio di carta potrebbe non essere una buona idea. In Israele è già accaduto che le autorità siano state costrette a fare un passo indietro perché la falsificabilità del documento era alta e la rintracciabilità del soggetto incosciente invece molto bassa. Ed è per questo che digitalizzare la pratica, riconducendo il tutto ad una app per smartphone sarebbe più indicato. Ma c'è da capire chi potrebbe rilasciare il pass: si presume tutte le strutture che fanno tamponi. Ma c'è da metterle in connessione tra loro per creare un database, col Garante per la privacy che pretenderà rassicurazione sull'anonimato di tutti gli utenti. Il pass potrebbe segnare il grande ritorno dell'app Immuni («Potrebbe avere un'utilità futura in ottica di passaporto vaccinale» ha detto il neoministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao) oppure essere implementato sull'AppIo della pubblica amministrazione. In realtà non è tramontata neppure la strada alternativa di una terza app.
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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