IL CASO
ROMA Sono tornati di moda per un giorno con il vecchio assioma del prigioniero

Lunedì 14 Gennaio 2019
IL CASO
ROMA Sono tornati di moda per un giorno con il vecchio assioma del prigioniero politico che tutto può. Sono loro: i compagni che sbagliano accompagnati dal club che celebra lo sbaglio. Sono quelli che firmarono l'appello del 2004, l'anno in cui Battisti fu arrestato in Francia dove pure aveva trovato protezione e ampie zone di discrezionalità. I professionisti della gogna indignata quella volta si battevano per un anti gogna salvifica. Decine di scrittori firmarono per la scarcerazione di Battisti. E ieri lo hanno rivendicato. Rifarebbero tutto. Firmare, naturalmente, a favore del leader dei Proletari armati combattenti. Tra questi c'era, a sua insaputa, il vignettista Vauro Senesi che ieri si è assunto «la responsabilità politica di quella firma». E molti si unirono alla fila quando lessero le firme di Bernard Henry-Levy e Gabriel Garcia Marquez. «In realtà fu una persona, della quale non farò il nome, ad apporla per me, dando per scontata una mia adesione - ha raccontato - Avrei dovuto ritirarla al tempo e non lo feci per colpevole superficialità e malinteso senso di amicizia. Non l'ho fatto nemmeno successivamente, quando scoppiarono le polemiche, perché un ritiro tardivo mi appariva e mi appare come un atto ipocrita volto a scaricare le responsabilità personali di cui sopra». Chi ritirò la firma fu Roberto Saviano, invece. L'appello lo sottoscrisse anche Christian Raimo, assessore al III Municipio di Roma. «Ho firmato quattordici anni fa. Non ho mai festeggiato per la galera a qualcuno», ha scritto in un post su Facebook. «Si può rivendicare di essere esseri umani complessi, che hanno a cuore il valore della storia e non trasformano la storia di un paese in una faida di vendette incrociate», conclude Raimo che in sostanza rifirmerebbe tutta la vita. Ci sono gli amici e sostenitori di Cesare Battisti in Brasile che hanno avviato una mobilitazione su Internet perché la Bolivia gli conceda l'asilo politico. Fra loro c' è il sociologo Carlos Lungarzo. «È fondamentale tener conto, che se Battisti sarà riportato in Brasile o consegnato all'Italia, andrà incontro ad una morte orribile», ha detto, citato dal quotidiano brasiliano Folha de Sau Paulo.
Ieri si ricordava la morte del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac. Matteo Salvini è andato a trovare Alberto Torregiani, suo figlio che all'epoca rimase ferito.
«Poi - ha detto il vice premier - andremo a chiedere conto a tutti quei politici, intellettuali, scrittori, registi, cantanti filosofi che hanno firmato l'appello per un assassino comunista perché hanno la coscienza sporca come lui. E qualcuno di questi rompe le palle a me perché difendo i confini».
Ste. P.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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