IL CASO
ROMA Il Capitano della Lega mobilita le truppe dei nemici. Effetto boomerang?

Lunedì 27 Maggio 2019
IL CASO
ROMA Il Capitano della Lega mobilita le truppe dei nemici. Effetto boomerang? Quel che è certo è che il numero dei votanti, anche se non parrebbe esserci stato il pienone come in Francia e in Spagna, è stato riempito in buona parte dagli ex elettori di sinistra. Che poi si erano allontanati dalle urne (e altri approdati a M5S) e adesso in un clima da scontro frontale e di nuovo ideologico, basti vedere le piazze tornate in auge il 25 aprile o la guerra del Salone del libro di Torino all'insegna del «dagli a Salvini!», sono tornati a «commettere il loro dovere» (per dirla con il geniale Altan) ossia votare a sinistra per bastonare il Truce, o il Duce (suvvia...), o il Capitano.
Di fatto, rispetto alle cifre dell'affluenza media delle altre parti d'Italia, la partecipazione stando ai risultati parziali e non a quelli finali è più alta nelle cosiddette regioni rosse. Lì, l'elettorato di sinistra - nelle ultime edizioni politiche un po' apatico e sfiduciato - si è ripresentato in massa alle urne. Superando - dati delle 19 - la quota nazionale del 43,8 per cento.
L'ONDA
Prima dei dati finali, il numero certificato dei votanti ha detto questo: quasi due punti di affluenza in più rispetto alle scorse Europee del 2014 (ci fu il 41,8). E una prima valutazione si può fare: anche l'Italia partecipa, a suo modo, senza picchi stratosferici ma in una crescita che può arrivare al 60 e fino al 62 per cento (nel 2014 ci si fermò al 58,7), al boom di partecipazione a queste elezioni che si è registrato nel resto d'Europa e in particolare in Francia e in Spagna. Il nostro Paese, che pure ha tante anomalie, la prima della quale è quella di un bi-populismo al governo che non a caso incuriosisce gli analisti politici di tutto il mondo, dal punto di vista del comportamento euro-elettorale è come gli altri. Mentre nel voto politico nazionale noi di solito votiamo più degli altri.
YouTrend, il sito più abile e informato sui numeri e sulle tendenze di voto, fa notare un particolare importante: l'affluenza in Italia è aumentata di più nelle zone dove la Lega è andata meglio alle elezioni del 4 marzo 2018. Questo che cosa significa? Potrebbe significare che l'onda delle politiche (primo balzo del Carroccio dal 4 al 17 per cento) la si è voluta mantenere o rafforzare, producendo una seconda onda (espressione che si usava al tempo del Psi, l'«onda lunga dei socialisti», per segnalare però piccole crescite: 3-4 per cento mentre adesso è tutto più impetuoso) che potrebbe portare il partito di Salvini molto in alto (ma il mitico 30 per cento può sfuggire). Insomma alle urne per dare una spinta in più ai favoriti? La risposta la daranno soltanto le cifre finale, con la ripartizione dei voti ottenuti dalle varie forze. Perché il balzo in avanti del Pd si può spiegare anche come lo spiega Roberto Weber, sondaggista di Ixé: «Quando lo scontro è polarizzato, i cittadini vanno di più alle urne. Se è vero perciò che il referendum su Salvini ha smosso i suoi, può avere anche rimobilitato gli avversari più estremi. Che non sono quelli di M5S, ma la sinistra che Salvini non ha smesso un attimo di attaccare in campagna elettorale».
TERRITORI CRUCIALI
«Il votanti rossi sono tornati alle urne»: la sintesi di Sergio Rosso, di Swg, è questa. E in effetti, in Emilia l'affluenza sale rispetto alla media nazionale. In Toscana pure. In Trentino è più alta di quasi 10 punti. E sale anche nel Lazio (58,3 nella regione, 56,3 nella Capitale) la partecipazione al voto: a riprova che il neo-nordismo di Salvini, lo Spacca-Italia, il no al Salva-Roma ha attivato una reazione. Ma anche qui, per leggerla davvero, bisogna aspettare le cifre definitive e la mappa dei flussi. Perché la salita dell'affluenza nei territori cruciali può anche essere dovuta ai leghisti che vogliono fare il colpo grosso: per esempio prendendosi l'Emilia.
Naturalmente l'abbinamento Europee-amministrative (in quasi 4mila Comuni) ha aiutato l'affluenza. Ma anche il fatto che Salvini ha impostato la gara così: «E' un referendum su di me».
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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