IL CASO
ROMA Gli addii, si sa, raramente sfuggono alla malinconia. Ma certe battute

Sabato 26 Maggio 2018
IL CASO ROMA Gli addii, si sa, raramente sfuggono alla malinconia. Ma certe battute
IL CASO
ROMA Gli addii, si sa, raramente sfuggono alla malinconia. Ma certe battute aiutano a sdrammatizzare. «Va via un conte vero e ne arriva uno finto». Il gioco di parole di un dipendente di palazzo Chigi, accompagna il congedo di Paolo Gentiloni e saluta l'arrivo del professore scelto da Lega e M5s.
Per l'esecutivo uscente è il momento degli scatoloni e dei discorsi di commiato. Il premier ieri ha incontrato collaboratori e funzionari nella sala Verde della sede governo. Anche lui ha voluto scherzare. «Non so se qui ci sia una stanza dei bottoni: se c'è, a me non l'hanno mostrata».
SMARRIRE LA STRADA
Un tocco di umorismo, in un discorso a metà tra orgoglio e preoccupazione. «Risalire la china per cinque lunghi anni come l'Italia ha fatto non è stato semplice» e «purtroppo per andare fuori strada» possono bastare «pochi mesi, talvolta poche settimane».
Nell'anomalia della complessa gestazione del nuovo governo, accade che gli addii si allunghino. E in certi casi raddoppino. Alcuni ministri hanno cominciato a salutare e ringraziare i loro collaboratori già due settimane fa. È stato così per Valeria Fedeli, Gianluca Galletti. Ma anche per il responsabile dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e per il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Un congedo in due tempi, in realtà, visto che entrambi si sono concessi ieri una postilla social. Il numero uno di via XX settembre ha twittato il dossier sull'attività degli ultimi quattro anni. Franceschini ha invece postato una foto che lo ritrae intento a lasciare l'ufficio. «Chiuso anche l'ultimo scatolone. Tutto pronto per chi arriverà a guidare il ministero economico più importante del Paese».
IL BRINDISI
Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, aveva salutato i dipendenti di via Arenula lo scorso 11 maggio, ma giovedì ha tenuto un altro brindisi che si è concluso con la lettura di una poesia in rima scritta dai suoi collaboratori.
Attivissimo sui social, anche il responsabile dello Sviluppo economico Carlo Calenda si congeda con un tweet e una foto del suo ufficio spoglio. «Computer chiuso. Lascio il ministero dopo cinque anni entusiasmanti. Onorato di aver servito l'Italia». Una certa mestizia anche nel l'addio dal ministero delle Infrastrutture di Graziano Delrio, che ha pubblicato una immagine della sua stanza ormai sgomberata. Più riservato il saluto del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha riunito i dipendenti il 18 maggio. Profilo bassissimo per Angelino Alfano, che non solo è sparito dai radar della politica ma ancora non si è congedato dal ministero degli Esteri. Addio last minute anche per il responsabile dello Sport, Luca Lotti, che ha già preparato gli scatoloni ma aspetta il giuramento per salutare chi ha lavorato con lui.
Barbara Acquaviti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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