IL CASO
ROMA «Eccesso di cautela». Sono le parole con cui ieri la Fda,

Mercoledì 14 Aprile 2021
IL CASO
ROMA «Eccesso di cautela». Sono le parole con cui ieri la Fda, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, ha accompagnato il suo inatteso invito a sospendere nei centri vaccinali americani l'impiego di Janssen, il vaccino anti-Covid di Johson&Johnson (J&J). Lo stop è stato dettato dalla necessità di approfondire l'ipotesi di un nesso tra le 6,8 milioni di dosi inoculate fino ad oggi negli Usa e 6 casi sospetti di trombosi.
Una decisione comunque non definitiva come hanno spiegato l'Fda e il Centers for disease control (Cdc) che prevedono di riunirsi domani, ma che rischia già di impantanare le campagne vaccinali di tutta Europa (Italia compresa). Tant'è che la vicenda ha subito scatenato forti polemiche.
POLEMICHE
In primo luogo perché - e qui sta l'eccesso di cautela ammesso dall'agenzia americana - a dettare lo stop sono stati eventi avversi «estremamente rari», nell'ordine di una manciata rispetto a milioni di immunizzazioni. A ribadirlo anche il celebre immunologo Anthony Fauci, che in serata ha sottolineato come questi abbiano riguardato appena sei donne tra i 18 e i 48 anni (di cui una è poi deceduta): «Meno di uno su un milione».
In secondo luogo a far discutere è stata la scelta dell'azienda farmaceutica che, in ragione della linea dura dell'Fda e nonostante il nesso con le trombosi non sia affatto stato provato (come ribadito anche dalla stessa J&J), ha deciso di rinviare la commercializzazione in Europa. Il tutto mentre, solo in Italia e solo ieri, si sono registrati ben 476 decessi per Coronavirus. Una scelta quantomeno discutibile. Anche perché, all'indomani della vicenda AstraZeneca (con cui J&J condivide la tecnologia virale), l'Agenzia europea per i medicinali, l'Ema, già la settimana scorsa aveva aperto un'indagine su 4 dei casi sospetti di trombosi verificatisi negli Stati Uniti, senza però concludere le sue valutazioni né tanto meno chiedere uno stop.
Se poi non fosse abbastanza la casa farmaceutica ha anche informato Bruxelles che, a causa di difficoltà nell'approvvigionamento delle componenti del vaccino e nella produzione, si complica il rispetto delle forniture pattuite (200 milioni di monodose entro il 2021, 55 milioni nel primo trimestre di cui 7,3 in Italia). Non ancora un'ammissione di incapacità a rispettare le consegne, ma quasi, secondo quanto riferisce a Reuters un funzionario Ue coinvolto nelle trattative con J&J.
CAMPAGNA ITALIANA
Una doccia fredda per l'Italia arrivata proprio poche ore dopo le primissime consegne di J&J nel nostro Paese. Tant'è che le 184mila dosi di Janssen arrivate ieri all'hub nazionale della Difesa di Pratica di Mare, per ora si è deciso di tenerle lì, stoccate in attesa che la situazione si sblocchi. Come, però, è presto per dirlo.
Intanto ieri, nel pomeriggio, c'è già stato un primo vertice tra il ministro della Salute Roberto Speranza, il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Silvio Brusaferro e Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Niente è ancora stato deciso, ma come ha spiegato Magrini, per quanto il vaccino J&J sia «altamente sicuro con rapporto rischio beneficio chiaramente favorevole» ci sono molte similitudini «con il vaccino AstraZeneca» (somministrato solo agli over60) e quindi «sono possibili e ragionevoli limitazioni». «Valuteremo la strada migliore nei prossimi giorni» ha invece spiegato in serata, ospite a Porta a Porta, Speranza. «Ma penso che anche questo vaccino dovrà essere utilizzato - ha aggiunto - perché ha una caratteristica che per noi ha un particolare significato: riesce a immunizzare con una sola dose, anziché due».
Non a caso in mattinata, nella nota con cui il commissario Figliuolo aveva annunciato l'arrivo delle 184mila dosi in Italia, si leggeva: «Contribuiranno in modo significativo al raggiungimento del target della campagna a livello nazionale». Impossibile ora definire se l'agognato obiettivo delle 500mila dosi giornaliere fissato proprio dal Generale per inizio maggio sia a rischio o meno. «Non influirà» si è detta convinta la ministra Gelmini, forte del fatto che per ora l'impatto di una limitazione di J&J sul piano italiano è relativo. Ad aprile infatti se ne attendono meno di mezzo milione di dosi. Tra maggio e giugno però, le cose cambiano, e le 7 milioni di monodose restanti sarebbero state importanti.
Francesco Malfetano
Gabriele Rosana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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